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L’inferno esiste veramente ? com’è ?

Sì, l’inferno esiste veramente secondo il magistero cattolico che in più di un documento ha codificato che esso è un luogo reale e inizia subito dopo la morte (DS 72; 76; 801; 852; 858; 1002; 1306; 1351; 1539;1575), inoltre non ha un tempo di scadenza, ma è eterno (DS 411). E qui iniziano già i primi, apparenti problemi, come è possibile che un Dio di amore infinito preveda un luogo di dolore eterno? Va bene che tu sia punito, ci direbbe la nostra ragione, ma questa punizione deve comunque avere un termine altrimenti rischia di diventare una tortura e basta. In realtà una risposta, molto chiara, ce la dà già Sant’Agostino che definisce il male come l’allontanamento da Dio, quindi l’inferno che noi possiamo immaginare (e nell’immaginario collettivo è spesso rappresentato così) è il luogo dove regna solo il male, il luogo in cui si è completamente e assolutamente lontani da Dio, quindi dall’Amore. Abbiamo già visto che Amore è sinonimo di Libertà e che in Dio vi è il massimo Amore e la massima Libertà, questo in concreto vuol dire che deve essere possibile per l’uomo accettare totalmente l’Amore di Dio, ma anche di rifiutarlo totalmente ecco perché la dannazione deve essere eterna, perché altrimenti non sarebbe libero l’Amore che Dio dona all’uomo. Se l’uomo rifiuta completamente Dio allora egli sceglie un inferno eterno. Il Magistero non specifica nulla sulla realtà dell’inferno, in senso concreto (cioè dove si trovi, come è suddiviso e così via), ma precisa che le pene non sono identiche per ogni dannato (DS 858; 1306) e che vi è la perdita della visione di Dio (già questa da sola è un inferno), ma anche una pena dei sensi, cioè una sofferenza sensibile (DS 780). Quindi l’inferno non è una situazione voluta da Dio, ma provocata dall’uomo e spesso inizia già su questa terra. Gesù col suo sacrificio ha salvato tutti gli uomini, ma ogni uomo deve accettare questa salvezza, esserne cioè parte attiva, questo mette in risalto e sottolinea quanto sia importante la vita concreta, storica, il vivere di ogni giorno dell’uomo cristiano per la determinazione del suo destino eterno. L’uomo non vive la sua quotidianità estraneo al mondo, ma vive nel mondo con un obiettivo che è fuori dal mondo. Ciò che vuole Dio è che noi realizziamo pienamente il nostro potenziale d’amore e l’inferno è proprio il fallimento di tutto questo, un fallimento totale e completo. Spesso è stato usato e viene usato per spaventare sperando così di indirizzare l’uomo verso il bene, può essere anche questo un sistema per scuotere le persone e far sì che si accorgano che stanno percorrendo la strada sbagliata. In ogni caso è giusto parlare dell’inferno, uno stato di dannazione, di fallimento eterno, perché l’uomo abbia davanti a sé ben chiare tutte le sue alternative e ciò a cui va incontro. Non è solo il Magistero a parlarne, ma anche le Sacre Scritture che parlano prima di Sheol, la dimora dei defunti e poi di Ben o Ge Hinnon (Geenna) che era una valle a sud di Gerusalemme dove in epoca pagana si facevano sacrifici umani e poi, con l’arrivo di Israele era diventato il luogo dove si bruciavano i rifiuti e quindi coperta da un fuoco perenne.

Marco 9:43-49 Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Perché ciascuno sarà salato con il fuoco.

Il crocevia delle molte strade era famoso in tutta la regione perché da lì si potevano raggiungere un po’ tutte le località del regno. Nel crocevia si incrociavano otto sentieri e qualunque si seguisse si sapeva che da lì a poco si sarebbe biforcato e poi biforcato di nuovo e così via, per permettere di andare in qualunque direzione si desiderasse. Era un crocevia importante, ma anche pericoloso, perché se non si conosceva la strada si rischiava facilmente di perdersi e viaggiare di notte, da soli, non sempre era piacevole oppure scoprire di essere ben lontani da dove si voleva arrivare poteva demoralizzare anche gli animi più forti.

Seduto, al centro del crocevia stava un vecchio. Era lì da molto, molto tempo, da così tanto tempo che nessuno sapeva ormai da quanto. Non parlava quasi mai, ogni tanto qualcuno si recava da lui e gli lasciava qualcosa da mangiare o da bere. Il vecchio accettava con gratitudine il dono e si limitava a dare qualche consiglio a chi glielo chiedesse. Le sue, rare, parole erano diventate leggendarie, si diceva che sapesse colpire direttamente nei cuori, che leggesse il futuro e che avesse poteri divini. Naturalmente non era vero, si trattava solo di un uomo che aveva deciso di fermarsi per guardare la gente che passava e che aveva imparato dalla vita una saggezza che tutti possedevano, ma che quasi tutti avevano dimenticato.

La donna stava da parecchio ferma, seduta sotto l’albero il volto nascosto tra le braccia, le ginocchia rannicchiate contro il seno. Ogni tanto sussultava quando un singhiozzo la scuoteva. Il vecchio la osservava di tanto in tanto e quando il sole cominciò a calare si alzò e andò a sederle vicino. Lei non se ne accorse neanche, lui rimase in attesa, ma poi ruppe il silenzio: – Ciao è tutto il pomeriggio che sei lì seduta a piangere, che succede?

La donna alzò la testa smarrita e il suo sguardo incrociò quello del vecchio. I suoi occhi erano rossi, gonfi di un pianto profondo. Titubò un po’, quasi volesse capire se fidarsi o meno, poi sembrò decidere che non era importante e rispose: – Succede che sono all’inferno… ecco cosa succede…

Il vecchio si guardò intorno sorpreso, il sole al tramonto diffondeva ovunque un caldo colore rossiccio: – A me a dire il vero non sembra, perché se fosse così ci sarei anche io, no? E poi non dovrebbe esserci caldo e fuoco e fiamme e magari anche qualche diavolo?

– Come se l’inferno fosse solo un luogo fisico! – sbottò la donna, la voce ancora rotta dal pianto, ma carica di amarezza – Un giorno forse arriverò anche a quello, ma l’inferno più brutto è quello che mi porto dentro… è terribile… mi ammazza ogni istante… è solo dolore… solo dolore… cosa ci può essere di peggio?

– Cosa è successo?

– Mia madre è morta… ma non è solo quello…. erano anni che non la vedevo né le parlavo… l’ultima volta che ci eravamo visti avevamo litigato, le avevo detto delle cose brutte… molto brutte… io… io non volevo finisse così… in realtà da quel momento non è passato giorno che non desiderassi sistemare le cose… chiederle scusa, tornare a parlarle… ma non ce l’ho mai fatta… mai…

– Come mai?

– Mah… alle volte era l’orgoglio a frenarmi, altre volte la paura di affrontarla… certe volte invece mancava proprio il tempo o rimandavo pensando ci sarebbe stata un’occasione migliore e adesso… adesso invece non c’è più nessuna occasione… – tirò su col naso asciugandosi una lacrima col polso.

– E ora cosa provi?

– Cosa provo? Cosa vuole che provi? Una tristezza infinita… un dolore che neanche riesco a descrivere.. come se qualcuno mi stringesse il cuore e lo svuotasse di ogni cosa e intanto un freddo glaciale risale lungo le vene… è una tortura… mi sento male… se questo non è l’inferno, cosa lo è allora?

– Quello che stai vivendo adesso è sicuramente un inferno, ma non credo sia L’Inferno

– In che senso?

– Nel senso che se esiste un luogo di dannazione eterna che ci attende dopo la morte non è quello che stai provando adesso

– Come fa a dirlo? Mi sembra un po’ presuntuosa come affermazione…

– Perché, per quanto doloroso possa essere ciò che stai vivendo, e credimi anche se non appieno capisco quanto lo sia, tu hai ancora la possibilità di mitigarlo, di fartene una ragione, di superarlo. In un luogo di dannazione eterna la pena non finisce mai

– Sì, forse ha ragione, ma io non riesco proprio a vedere come andare oltre, nn credo lo supererò mai…

– Questo è possibile, ma dipende tutto da te. Finché viviamo siamo noi a poter scegliere, è vero che le cose sembrano capitare al di là della nostra volontà e oltre la nostra possibilità di interferire, ma noi possiamo scegliere come affrontarle, come reagire

– Accade così nelle favole. Alle volte sono cose così grandi che non c’è modo di affrontarle o di reagire, ti schiacciano soltanto!

Il vecchio saggio rimase in silenzio, fissando lo sguardo della donna, poi disse bonario: – Tu credi davvero all’Inferno?

– Lo sto vivendo, come potrei non crederci?

– Allora perché non credi a colui che è morto su una croce per liberarti da quell’inferno?

La ragazza rimase a fissare il vecchio muta, finché questi non proseguì: – Con la sua morte ha dimostrato, nei fatti, che TU vali il suo sangue allora perché non prendi tutto il dolore che hai dentro e glielo affidi? Finché sei viva hai ancora il tempo di farlo, puoi ancora scegliere, poi… – il vecchio abbassò la testa – …non so, non credo dipenda più da noi, anche se alla sua misericordia non c’è limite

La ragazza rimase in silenzio, il sole tramontò quasi del tutto. Sospirò profondamente e si alzò, appoggiò una mano sulla spalla del vecchio e gli sussurrò: – Ci proverò, questa volta prometto che ci proverò senza aspettare… grazie – e così dicendo si allontanò lentamente, stringendosi le braccia intorno al busto per ripararsi dal freddo della sera.

Il vecchio la guardò finché non scomparve nella notte e poi tornò a guardare il crocevia.

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