Il tema della natura di Dio è molto dibattuto nelle opere filosofiche e teologiche. Il fedele spesso si interroga circa questo tema così complesso e così profondo. Ad aiutarci a comprendere al meglio quale sia la natura del Creatore interviene Sant’Agostino, con un’opera che rappresenta una pietra miliare nel pensiero cristiano.
Il pensiero teologico e filosofico circa la natura di Dio ha interessato i più grandi autori e pensatori del tempo. Tra questi non si può non annoverare Sant’Agostino d’Ippona, uno dei padri e dottori della Chiesa, tra le figure più influenti e importanti del mondo cristiano. In un passo della sua celebre opera “Le Confessioni”, il Santo teologo affronta questa delicata e complessa questione e lo fa in modo esemplare, tanto da aiutarci a comprendere quale sia la natura di Dio Padre. Agostino, nel suo passo, si abbandona a una profonda riflessione sulla natura del Creatore e cerca di esprimere ciò che non può essere compreso completamente dalla mente umana. Il suo pensiero esplora un concetto fondamentale che si pone al centro della riflessione cristiana, ovvero la trascendenza di Dio e la sua immanenza. Dio è, allo stesso tempo, “remotissimo e presentissimo”. Queste parole del Santo ci fanno comprendere come Egli sia un essere che esiste al di sopra e al di fuori del tempo e dello spazio, ma che è anche intimamente vicino ad ogni creatura.
Le due parole sopracitate, ovvero “remotissimo e presentissimo”, usate da Sant’Agostino, si pongono come apparente contraddizione. Eppure, questa contraddizione, che ricordiamo, è solo apparente, è una delle prime sfide che Agostino affronta, cercando di spiegare come Dio possa essere così lontano dal nostro modo di comprendere, che è umano e, allo stesso tempo, così intimamente presente in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Molte sono le domande che il Santo si pone per affrontare la delicata questione. Leggiamo infatti nella sua opera, “Cosa sei dunque, Dio mio? Cos’altro, di grazia, se non il Signore Dio? Chi è invero signore all’infuori del Signore, chi Dio all’infuori del nostro Dio? O sommo, ottimo, potentissimo, onnipotentissimo, misericordiosissimo e giustissimo, remotissimo e presentissimo, bellissimo e fortissimo, stabile e inafferrabile” (fonte: Le Confessioni, Sant’Agostino di Ippona).
Per spiegarci al meglio la natura di Dio, Sant’Agostino utilizza dei termini che, come accaduto per i sopracitati, vanno apparentemente in contrasto. Tra gli aggettivi che Agostino usa per descrivere Dio, c’è una compresenza tra qualità opposte ma, al tempo stesso, complementari: “sommo e ottimo”, “potentissimo e misericordiosissimo”, “immutabile e che tutto muta”. Questo contrasto è l’elemento fondamentale per spiegare ai fedeli la natura di Dio. Il creatore, come ci ricorda il Santo, possiede tutte le qualità in misura perfetta. Infatti, la sua potenza non è mai separata da quella che è la misericordia, la sua giustizia non è mai priva di amore. Ognuna di queste qualità è presente in Dio in modo assoluto, senza che l’una contraddica l’altra.
Ciò che traspare dalle righe della riflessione del Santo è un aspetto molto importante. Il filosofo manifesta tutta la sua meraviglia di fronte al mistero divino che rappresenta Dio e questo viene fatto attraverso tutte quelle contraddizioni, che in realtà sono solo apparenti. Queste ultime sono apparenti proprio perché quella di Dio è una realtà che supera la ragione. La figura di Dio è l’elemento essenziale in grado di dare significato all’intera esistenza dell’uomo. La sua perfezione, la sua potenza, il suo amore e la sua presenza sono oggetto di continua meditazione. Ma questa meditazione richiede un passaggio importantissimo: una continua apertura dell’animo umano verso il divino. Dio non è un’entità che si comprende completamente con la mente, ma va vissuto con la fede, nella preghiera e nella continua lode.
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