Il 18 novembre del 2016 il governo vietnamita ha approvato una legge che regolerà la vita religiosa dei propri cittadini, una legge che condizionerà non poco la vita dei cattolici presenti in territorio asiatico. Il progetto di legge era partito nel aprile del 2015: il 22 aprile l’ufficio delle pratiche religiose ha inviato a tutti gli istituti di culto una missiva con la bozza della legge. Qualche giorno dopo era arrivata la risposta dei leader codaisti cattolici, i quali ritenevano la bozza di legge un passo indietro sulle già scarse libertà religiose concesse dalla precedente legge del 2004.
Nonostante le perplessità la legge è stata definitivamente approvata ed entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2018. La notizia dell’approvazione definitiva non ha fatto piacere alla diocesi cattolica vietnamita che lo scorso 1 giugno ha mandato una missiva in cui spiegava le proprie perplessità sulle decisioni del governo in cui si legge: “La Legge sul credo e la religione varata dal governo ha dei punti innovativi e positivi. Tuttavia, restano molti aspetti che ci preoccupano e spaventano”.
Nella missiva del primo giungo, la Conferenza Episcopale evidenzia alcuni ottimi provvedimenti contenuti nella legge quadro, tra questi il riconoscimento di professare al propria fede ai detenuti, agli stranieri e ai forestieri che studiano nel paese vietnamita. Inoltre viene lodata la possibilità, concessa agli enti religiosi, di essere riconosciuti come entità non commerciali.
Meno apprezzate le ingerenze dello stato nelle attività delle organizzazioni religiose, in particolar modo nell’ambito dell’istruzione. Il presidente delle Conferenza Episcopale, Nguyễn Thị Kim Ngân , fa notare come in una precedente bozza, redatta il 17 agosto del 2016, veniva permesso alle organizzazioni religiose di fondare e gestire istituti scolastici, mentre nella versione definitiva viene permesso a queste di “Prendere parte” ad iniziative educative, sociali e sanitarie. Il cambio di proposto ha fatto sorgere non pochi dubbi, per questo i religiosi si chiedono: “In che senso possiamo ‘prender parte’ a tali attività? Fino a che punto possiamo ‘prendervi parte’? Ci è ancora garantito il diritto di istituire unità sociali o fondazioni?. Quest’ultima versione della legge è un passo indietro rispetto alla precedente”.
Questo cambiamento, secondo i presuli, fa parte di un tentativo di controllo delle attività della Chiesa, in base alla nuova legge, infatti, prima di effettuare qualsiasi attività è necessario chiedere il permesso al governo vietnamita e questo gli da l’autorizzazione di ingerire negli affari delle organizzazioni religiose: “Il progetto di legge mostra anche molta inadeguatezza circa le opinioni del governo sulla religione e le organizzazioni religiose. Le autorità guardano alle religioni come organizzazioni puramente politiche e, a volte, come forze di opposizione. Le attività pastorali nel campo della carità, della salute e dell’istruzione non vengono valutate in maniera adeguata e le attività pastorali osteggiate”.