Il rapporto ricorda che il tunisino “si sarebbe radicalizzato in un periodo molto breve e che avrebbe usato propaganda jihadista nei giorni precedenti l’attacco”. L’agenzia sottolinea “le difficoltà operative dell’individuare e impedire gli attacchi dei lupi solitari”, dicendo che questo metodo “resta la tattica preferita dallo Stato islamico e da al-Qaeda”. Il fatto che l’agenzia Amaq abbia detto di aver ricevuto le informazioni sulla responsabilità da fonti non identificate, prosegue Europol, “è in contrasto con la chiara rivendicazione di responsabilità dello Stato islamico per gli attacchi del novembre 2015 a Parigi e marzo 2016 a Bruxelles”. L’agenzia ipotizza che ciò possa “indicare che lo Stato islamico voglia mantenere un’immagine di ‘attendibilità’, nel caso emergessero notizie che contraddicessero le rivendicazioni”. Infine viene sottolineata un altro aspetto: “Le organizzazioni terroristiche condizionano psicologicamente gli associati, soprattutto i foreign fighters, per poter sferrare attacchi”. Secondo l’agenzia di polizia europea, l’esperienza di formazione e di combattimento acquisita dai foreign fighters, quanti vanno ad arruolarsi dall’estero per poi tornare nei Paesi di origine, “significa che questi individui avranno una maggiore capacità di compiere attentati, sia sotto la direzione o in modo indipendente”. Durante il periodo di addestramento, “alcuni individui sono sottoposti a condizionamento psicologico specifico nei teatri di conflitto come la Siria, consentendo loro di effettuare azioni terroristiche”. Secondo Europol “la maggior parte degli autori degli attacchi 2015 in Francia sono stati rimpatriati da zone di conflitto”.
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