A quanto pare, ora, dobbiamo scusarci, noi cristiani, se approfittiamo dell’attenzione altrui e dichiariamo la nostra fede!
E quello che ci testimonia un fatto increscioso, che avrebbe dovuto invece destare ammirazione, accaduto all’Università di Macerata, qualche giorno fa.
Come si sa bene, lo scorso venerdì 13 Ottobre, si è ricordata la data dell’ultima apparizione della Madonna a Fatina, nel centenario di quegli eventi.
Per le 17:30 in punto, era prevista una preghiera per la pace nel mondo, a cui tutti i cristiani erano invitati ad unirsi, sulla scia dell’iniziativa simile adottata dalla Polonia la settimana precedente.
Così, a quell’ora, la Professoressa di Glottologia e Linguistica, al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata, la signora Clara Ferranti, che stava facendo lezione ai suoi studenti di Lingue e Lettere, si è fermata ed ha proposto a tutti di recitare insieme un’Ave Maria per la pace, appunto.
Potete immaginare cosa sia successo e quali conseguenze abbia avuto!
Alcuni hanno volentieri partecipato alla preghiera, altri no, ma l’accaduto è stato descritto sui Social, prendendo la forma di una denuncia per “la limitazione della libertà personale”, subita dai partecipanti alla lezione.
Cosa ci si poteva aspettare di diverso in un Paese che rinnega la croce e non solo metaforicamente parlando?
Il Rettore dell’Università, il signor Francesco Adornato, ha replicato a sfavore della docente: “Si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile, mi scuso a nome dell’ateneo.”.
Ma, grazie a Dio, il Vescovo di Macerata, Monsignor Nazareno Marconi, con tono alquanto ironico, rimette tutti in riga e accompagna, così, docenti e non, cristiani e non, ad una profonda e seria riflessione: “La storia dei 25 secondi di interruzione di una lezione, per dire un’Ave Maria per la pace, con la reazione che ha scatenato ci interroga profondamente come credenti. Gli stessi 25 secondi usati per dire una battuta, cosa che molti docenti fanno spesso, non avrebbero creato problemi.”. “L’agitazione suscitata all’Università da una sola Ave Maria e le proteste hanno ricordato che la preghiera è una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno. Grazie a chi crede, più di noi credenti, che quelle poche parole smuovano i monti e i cuori, tanto da sconvolgere la loro vita.
Grazie a chi ci ricorda che dire “Ave Maria” è salutare una donna morta 2000 anni fa, credendo che è viva, in grado di pregare per noi e di operare per rendere la nostra vita più buona e vicina a Dio, tanto da aiutarci ad affrontare serenamente la morte.”.
“Grazie fratelli non credenti e anticlericali, perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza.”.
Grazie a lei, Monsignor Marconi, che ha saputo con vero senso cristiano ribadire che Maria è la forza che rimuove il marcio dei nostri pensieri buonisti e senza amore.
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