Lo scandaloso episodio ha fatto infuriare molti osservatori e ha acceso il dibattito nell’opinione pubblica. È una realtà che avanza purtroppo e dovrebbe portare tutti a una seria e profonda presa di coscienza.
Uno scandalo che mostra come, purtroppo, l’eccesso di politicamente corretto spesso sfoci letteralmente in una sottomissione a schemi e modelli culturali che annullano ogni elemento fondante della nostra cultura.
Come ad esempio il rispetto della donna, o in questo caso la libertà e la verità dell’arte, resa sterile e incapace di mostrare anche la realtà del corpo umano.
La scelta infausta è stata quella di mostra la riproduzione in grandezza naturale del capolavoro di Michelangelo, il David, all’Expo di Dubai, ma in modo tale da non mostrare le parti intime della statua. In sostanza, la statua è stata letteralmente intubata in modo da lasciare fuori solamente la testa.
L’Italia oscura Michelangelo in ossequio all’islam?
“L’Italia oscura il David di Michelangelo a Dubai in ossequio alla tradizione islamica: un’umiliazione inaudita, inaccettabile, intollerabile”, è il commento rabbioso dello storico dell’arte Vittorio Sgarbi. Che non le manda a dire. “Lo Stato italiano umiliato e l’arte italiana mortificata. Un vero e proprio schifo“, afferma.
“Ci troviamo di fronte all’umiliazione dell’arte italiana. La prova del fallimento dell’Italia all’Expo”, è la protesta finale del critico d’arte, che pone l’accento sulla dimostrazione di un vero e proprio rifiuto, in sostanza, del cristianesimo da parte del mondo islamico. Insomma, tutti a riempirsi la bocca di islamofobia, ma quando il problema è la cristianofobia sembra che tutto debba tacere.
“Il David è un’opera d’arte e non deve essere censurata”
“Si tratta di un tema biblico: è un tema biblico, non è un tema pagano. Pertanto, ‘cancellare’ una parte del David di Michelangelo al Padiglione Italia dell’Expo di Dubai è proprio piegare la testa alla religione e alla loro cultura”, ha affermato Sgarbi con decisione, a cui hanno fatto seguito anche molte altre voci.
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Della stessa linea di Sgarbi è infatti il critico d’arte Achille Bonito Oliva. “Il David è un’opera d’arte e non deve essere censurata“, è la chiara presa di posizione, in cui spiega che il David è “un’immagine dell’Italia. A Dubai hanno usato un escamotage, una forma di prudenza per venire incontro alla sensibilità di un continente che ha altri principi religiosi”.
Una censura che per lo stilista è una scelta del tutto ipocrita
Anche lo stilista Guillermo Mariotto, che veste molte signore di Dubai e la cui devozione mariana è particolarmente nota, ha espresso parole di forte critica verso la triste esposizione emiratina. “La censura sul David di Michelangelo a Dubai mi sembra una scelta ipocrita, ma comprensibile“. ha affermato. “A mio avviso è una forma di rispetto nei confronti di una morale, di precetti inossidabili. La nudità nel mondo arabo è un tabù, un mixer tra cultura e religione”.
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Al termine di tutte le critiche, è arrivata anche la nota del direttore artistico del Padiglione Italia all’Expo Dubai, Davide Rampello, che ha provato a difendere la scelta, facendo però storcere il naso a molti. “Rispettiamo ogni possibile interpretazione che come tale è personale ma l’impostazione concettuale del cuore del Padiglione è esattamente opposta”, ha provato ad affermare.
La giustificazione del direttore del Padiglione Italia all’Expo Dubai
“Il David, icona di bellezza e perfezione, è posto al centro dell’area chiamata Teatro della Memoria. Nella cultura odierna, confondiamo il concetto di memoria con l’archivio. Ma la memoria ha molto di più, il fattore emozionale: il David, in quella posizione, offre subito lo sguardo ai visitatori diventando il testimonial della memoria”.
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Insomma, quella di Rampello sembra una vera e propria arrampicata sugli specchi, rispetto a una realtà, purtroppo, ben poco serena, se non altro se si pensa alle migliaia di cristiani che ogni giorno vengono ferocemente perseguitati in Medio Oriente e in tutto il mondo, fino a perdere la vita in maniera spesso truce e violenta a causa della propria fede. Sono loro, infatti, che meriterebbero maggiore rispetto in tutta questa triste vicenda.