“Allora prendete quelli che stanno dentro – riferendosi proprio ai parrocchiani – perché è una vergogna per Lizzano, Lizzano è un paese democratico”.
Queste le parole della sindaca che urla ai carabinieri quello che devono fare e cioè andare a prendere “quelli”, cioè persone degne di essere chiamate tali, che stanno pregando. Su una cosa concordiamo: è una vergogna per Lizzano, Lizzano è un paese democratico. E’ una vergogna che il suo sindaco voglia impedire alle persone di pregare e addirittura scegliere per quali intenzioni. Le ricordiamo che non solo Lizzano ma l’Italia è una Paese democratico. E quindi le persone sono libere di professare e di pregare per ciò in cui credono, la famiglia e i valori cristiani che la proposta di legge Zan mette in grave pericolo.
Lo afferma l’articolo 19 della Costituzione italiana:”Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. E fino ad oggi le uniche manifestazioni contrarie al buon costume, a cui abbiamo assistito, sono proprio quelle che vedono protagoniste le associazioni LGBT, da cui molti stesse persone omosessuali prendono le distanze.
E’ inoltre evidente che la sindaca di Lizzano non ha compreso che la preghiera non è contro le persone che provano attrazione per lo stesso sesso. Ma contro una legge ingannevole che non tutela neppure loro. E che se dovesse essere approvata andrebbe a minacciare un diritto fondamentale della nostra Costituzione, il diritto alla libertà di opinione.
Il diritto a poter continuare a dire, che crediamo che la famiglia sia formata da un uomo e da una donna, e che un bambino ha diritto ad avere una mamma e un papà. E a credere ciò, non siamo solo solo noi cattolici retrogadi, ma le stesse persone dichiaratamente omosessuali, tra le più note per esempio Platinette e Malgioglio. E non si può certo accusarli di essere omofobi.
Quindi, la preghiera è a tutela al diritto di opinione che è ora minacciato dal Ddò Zan, e di conseguenza la famiglia, ma non solo. Se verrà approvato, saranno molte le conseguenze. Per esempio, non si potrà più impedire ad un uomo che si sente donna, di entrare nello spogliatoio femminile. E ci domandiamo se la prima cittadina di Lizzano ha delle figlie femmine, e se ha tenuto conto di questa possibilità, e se lei o le mamme di Lizzano sono contente di ciò. A proposito, non si potrà più dire “mamma” sarebbe offensivo e quindi discriminatorio nei confronti delle coppie di uomini.
Ci rendiamo conto che la battaglia che stiamo portando avanti viene troppo spesso distorta e ridotta a un essere contro le persone omosessuali. Ogni persona è degna di rispetto, indipendentemente dal suo orientamento sessuale. E questo non si discute. Il nostro ordinamento giuridico condanna già ogni atto di violenza verbale o fisica contro chicchessia.
Ma non si può ingannare la gente. Il Ddl Zan non è per la tutela, questo la legge già lo fa. Ma vuole introdurre il reato di omostransfobia, non definito dal legislatore e quindi interpretabile. Quindi anche la mia, la tua, la nostra opinione non conforme al pensiero unico, potrà rientrare tra i reati perseguibili per legge, a discrezione del giudice.
E la pena prevede il carcere fino a un anno e sei mesi. Oltre l’imposizione della rieducazione presso le realtà LGBT. Noi, in tutto ciò non ci vediamo nulla di democratico.
Simona Amabene
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