La denuncia ai danni del produttore cinematografico Harvey Weinstein ha generato un polverone mediatico senza pari. Improvvisamente tutti si sono resi conto che nel mondo dell’industria cinematografica le donne sono vittime di abusi e, come se si trattasse di una scoperta prima impensabile, tutti hanno offerto la propria opinione, in molti casi mostrando sorpresa e stupore.
Forse la ragione di tanto clamore non è da ricercare nel fatto che l’industria cinematografica (e non solo) è corrotta ed ingiusta nei confronti delle donne, ma nel fatto che finalmente se ne parli, che le donne abbiano avuto il coraggio di denunciare il malcostume che da sempre ha popolato il mondo del lavoro (sopratutto nello spettacolo), invitando le altre a denunciare per porre fine una volta per tutte all’ingiustizia. Invito che per altro è stato accolto, come dimostrano le denunce delle europarlamentari svedesi.
Siamo quindi di fronte ad una chiave di volta, ad un bivio che deciderà se questo scandalo possa servire come spunto per migliorare il sistema o se con il passare del tempo verrà dimenticato e sovrastato da un malcostume secolare che l’omertà ha contribuito a rendere forte, quasi inattaccabile. Della necessità di sfruttare l’onda mediatica generata dal caso Weinstein è d’accordo anche padre Peckman, il quale si dice non sorpreso da quanto accadeva dietro le quinte poiché, spiega, i segnali del degrado erano presenti in ogni opera hollywoodiana.
Secondo l’opinione del sacerdote il nostro operato rappresenta in qualche modo il nostro mondo interiore. Questa rappresentazione, nel caso di Hollywood sarebbe offerta dai film che produce e quelli moderni sono non a caso pieni di scene di sesso e scene in cui le donne vengono trattate alla stregua di oggetti. Per fare capire maggiormente il suo punto di vista, il sacerdote fa un parallelo con gli scandali sessuali che hanno colpito la chiesa cattolica: “Altri settori hanno vissuto scandali simili, anche il sacerdozio cattolico, ma in quel caso ciò che ha dato vita allo scandalo è che l’operato e la vita vissuta erano in contrasto. Non puoi predicare pace, amore e dolcezza con una mano e molestare i bambini con l’altra. L’indignazione e il senso di tradimento erano reali”. Contrasto che a suo avviso non è presente nell’industria cinematografica.
Dopo aver constatato questa differenza, il sacerdote ipotizza che lo scandalo sia stato generato dal fatto che le persone, troppo impegnate ad ottenere il massimo dalla propria carriera, abbia inconsciamente o volutamente ignorato ciò che succedeva attorno a loro, quindi si chiede: “Siamo onesti. Guardate cosa passa la televisione. Guardate i film. Ascoltate quello che si canta. Eliminate le insinuazioni alla violenza e al sesso e cosa rimane? Come possiamo essere davvero scioccati? Ci nutriamo in un cassonetto dell’immondizia e otteniamo l’equivalente valore nutrizionale”.
In conclusione padre Peckman dice che adesso che il velo è stato tolto spetta a noi far sì che non venga posto nuovamente: “Sta a noi decidere se il fatto che di recente questo problema sia stato posto sotto i riflettori cambierà qualcosa o morirà lì mentre la cornucopia piena di sporcizia continuerà a riversare il proprio contenuto”.