La parole del rappresentante italiano dell’Oms pongono una pietra tombale sull’ipotesi di un nuovo lockdown nel nostro Paese.
I rischi economici e le difficoltà sociali che ne deriverebbero sottoporrebbero i cittadini a un forte stress, di cui bisogna avere grande attenzione. “È un palliativo per non chiudere tutto”, è quanto affermato a proposito di un nuovo lockdown dal professor Ranieri Guerra, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità nel Comitato tecnico scientifico.
Guerra infatti sta interagendo quotidianamente con il governo italiano per capire quali comportamenti adottare. Per comprendere cioè se i cosiddetti coprifuoco sono veramente necessari oppure no. Le sue parole sono categoriche e non lasciano spazio a interpretazioni.
Mostrando anche la volontà da parte della maggioranza dell’esecutivo, e in particolare del premier Giuseppe Conte, di non forzare troppo la mano su eventuali ulteriori chiusure generalizzate che metterebbero in ginocchio l’economia. “Servono anche per limitare l’utilizzo di alcol e altre sostanze che rilassano i freni inibitori esponendo a rischi i giovani”, ha spiegato parlando del coprifuoco.
Intervistato da Il Fatto Quotidiano, lo scienziato ha perciò messo in luce aspetti molto delicati di quanto sta accadendo, e di quanto si vocifera ormai da giorni. Si parla dell’ipotesi di optare per un nuovo blocco generale delle attività e delle libertà dei cittadini, che rischierebbe di essere un colpo pesante per la condizione economica e sociale del Paese. Forse uno dei più pesanti dal dopoguerra ad oggi.
E le parole del professore, molto dure, lo certificano senza mezzi termini. Alla domanda del giornalista, in cui viene chiesto al medico cosa ne pensa dell’idea di un lockdown generalizzato riproposto a livello nazionale in questo preciso momento, all’inizio del governo, Guerra non ci è andato affatto leggero.
“Dobbiamo evitarlo perché provocherebbe rivolte armate”, è stata la risposta. “Le persone sono state sfinite dai tre mesi di lockdown. Purtroppo poi in estate hanno abbassato troppo la guardia incoraggiate anche da colleghi che non capisco bene che lavoro facciano. Adesso bisogna, però, fare anche una valutazione sullo stato di salute mentale di tutti e dei nostri figli”.
Il ragionamento porta lo scienziato a chiedersi quindi la sostenibilità pratica di una situazione di quel tipo. E chiede: “Possiamo chiudere a casa i ragazzi davanti alla Playstation?“. Bisogna cioè guardare in faccia la realtà, e che ognuno si prenda di conseguenza le proprie responsabilità.
“È doveroso bilanciare equilibri di sostenibilità sociale ed economica, perché i rischi non sono dovuti solo alla trasmissione del coronavirus: come Oms abbiamo registrato un aumento di suicidi tra i giovani, per fortuna non in Italia, l’aumento del consumo di bevande alcoliche tra le mura domestiche”.
Anche se in realtà i numeri e le inchieste realizzate in questi mesi dimostrano un disagio crescente che non va sottovalutato o preso alla leggera. Dalle famiglie in grande difficoltà, sempre più numerose e che si stanno rivolgendo una dietro l’altra agli sportelli della Caritas, all’aumento di disagi e patologie di tipo psichico e mentale, è evidente che la realtà presenti innumerevoli aspetti e sfumature che non sono secondarie. E che è necessario vengano prese bene in considerazione.
“Il lockdown del Paese è una misura pesante e ha ragione il premier Giuseppe Conte quando dice che non è l’Italia di marzo quella di oggi, le condizioni al di là del numero dei contagi sono diverse”, conclude Guerra. “E ha ragione anche sull’allineare i tre livelli amministrativi: Stato centrale, Regioni e enti locali. La capacità di decidere per aree e territori sarà sempre più fondamentale da qui in avanti”.
Giovanni Bernardi
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