Invece, pare che si giochi al contrattato e, certi articoli su come sia civile e liberalista Londra, vogliamo fare proprio da contro peso all’immagine che si sta dando dei suoi tribunali, dei suoi medici, delle sue strutture sanitarie ed edilizie, delle sue norme di sicurezza e, soprattutto, delle sue idee in merito alla buona morte.
Un’immagine pessima, nel caso specifico di Charlie Gard, agli occhi del Santo Padre e di tutte le persone devote e contrarissime all’eutanasia, che vorrebbe farci passare per opportuna la decisione di togliere la vita al piccolo per suo interesse, visto che la migliore prospettiva per lui sarebbe -forse- una vita da portatore di Handicap.
Così fanno capolino gli articoli delle celebrità che sembrano aver trovato in Inghilterra l’Eden. Gianna Nannini va a Londra: “Faccio i bagagli e cerco una casa in affitto a Londra per viverci. Mi ci trasferisco con Carla e Penelope. Non ci sono leggi, in Italia, che mi garantiscano cosa succederebbe a Penelope se me ne andassi in cielo. Quindi me ne vado in questo Paese, l’Inghilterra, dove sono rispettata nei miei diritti umani di mamma e dove registro anche i miei dischi da trent’anni. Faccio l’unione civile con Carla e la stepchild adoption, perché adesso è questo l’unico vero nucleo familiare di cui posso fidarmi.”.
Bene! Oltre ad augurarle buon viaggio e a ribadire che ognuno è libero di fare della propria vita ciò che vuole, noi preferiamo ricordare che Londra è anche lo scenario dell’incendio del Grenfell Tower, che ha tolto le speranze di un futuro a due nostri giovanissimi connazionali, solo il mese scorso, e a tanti altri, di ogni parte del mondo.
E l’Inghilterra è anche il luogo in cui si sono concentrati gli ultimi attacchi terroristici, con le conseguenze disastrose che conosciamo; inoltre è stata la prima Nazione ad aver lasciato l’Unione Europea.
Se proprio volgiamo giocare a mettere pesi sul piatto sbagliato della bilancia, diciamo anche che è la Patria della povera e triste Lady D.
Tutto questo per ribadire che le notizie da esasperare dovrebbero essere quelle che difendono l’umanità, non le vite eccezionali; quelle che promuovono le leggi e gli accordi sulla convivenza pacifica delle genti, non quelle che preferiscono l’essere umano perfetto e in forma e propinano come soluzione agli handicap la morte.
Dovremmo forse porre i nostri accenti sulle carezze date e non sui pugni schivati; definire le nostre azioni secondo il cuore e non per diritti umani equivocati, che hanno una diversa sostanza a seconda del grado di agiatezza e salute di chi li richiede.
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