Los Angeles, brucia la casa di Mel Gibson: la sua reazione manifesta una speranza incrollabile

Il famoso regista che si prepara a girare il film sulla Resurrezione di Gesù dà una grande testimonianza di speranza davanti alla perdita della casa nell’incendio che ha colpito Los Angeles. 

Mel Gibson incendio
Foto Ansa – lalucedimaria.it

Gli incendi che in poco tempo hanno incenerito interi quartieri di Los Angeles non hanno risparmiato le case delle star di Hollywood, da Paris Hilton a Steven Spielberg, passando per Tom Hanks. Le fiamme hanno divorato anche la ricca zona costiera di Pacific Palisades, tra Santa Monica e Malibu, dove hanno raggiunto pure la villa di Mel Gibson.

Anche la casa del regista di The Passion è stata rasa al suolo dalle fiamme che hanno devastato la città più grande della California. È stato lo stesso Gibson a dichiarare che la sua casa di Malibu è «letteralmente andata in fumo». Al momento dell’incendio, il premio Oscar era fuori casa.

Al momento del rogo l’attore si trovava a Austin: era lì per registrare il podcast di Joe Rogan sul sequel del film La Passione di Cristo del 2004. Gibson ha spiegato quanto fosse a disagio durante la trasmissione, pienamente consapevole che mentre parlava il suo quartiere stava andando in fiamme. «Mi chiedevo se la mia casa fosse ancora lì. Quando sono tornato, ovviamente, non c’era più».

Mel Gibson ritorna sul devastante rogo della sua casa

In queste ore sta circolando sui social un video in cui Mel Gibson commenta, possiamo dire ancora a caldo, la drammatica perdita della sua casa. Ospite di Raymond Arroyo, giornalista e produttore, creatore del programma di news di EWTN, The World Over Live, il regista, ancora molto scosso per l’accaduto, è tornato a riflettere sul terribile incendio in cui ha perso tutto.

Rogo casa a Losa Angeles
Foto Ansa – lalucedimaria.it

Arroyo sa bene di cosa si sta parlando, avendo perso la casa di famiglia durante il terrificante uragano Katrina, la tempesta che si abbatté su New Orleans nell’agosto del 2005. Mel Gibson in questi giorni non ha fatto mistero di considerare una «purificazione» la drammatica perdita subita in occasione dell’incendio.

Gibson ha ribadito questa sua convinzione anche durante il podcast di Arroyo dove, non senza una forte commozione, ha citato Giobbe («Il Signore ha dato, il Signore ha tolto»). Il regista non nega certo il dolore. Quanto successo in lui evoca un sentimento di tristezza unito però a una strana e quasi folle consapevolezza di aver ricevuto una benedizione (il termine che impiega, weird, indica qualcosa di strano nel senso di anomalo, stravagante, non normale).

Molte cose di valore, anche affettivo, sono andate perdute. È una ferita che brucia, eccome. Mel non si nasconde: quando si perde una casa in quel modo il cuore è a pezzi. Gibson però è un cristiano. E come Bernanos sa che tutto è grazia. Sa che una misteriosa Provvidenza è silenziosamente al lavoro anche quando tutto sembra precipitare nel buio.

Mel Gibson e l’incendio come “preparazione spirituale”

Nel momento della catastrofe non cessa di agire una Provvidenza che, ancorché non dolce di cuore (almeno secondo i canoni umani), opera sempre per il bene. Le parole dell’attore non lasciano dubbi al riguardo: «Mi sento come se venissi spogliato di tutto. Mi sento come se l’Onnipotente mi stesse preparando per qualcos’altro».

 

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Un momento di riflessione e poi Mel specifica meglio: «Mi sento come se l’Onnipotente mi stesse preparando per qualcosa di grande». Per cosa? Forse una sorta di preparazione spirituale per il suo film sulla Resurrezione? Arroyo dice di averlo pensato e chiede a Gibson se effettivamente anche lui la veda allo stesso modo,

«Assolutamente. Sì, qualcosa del genere», annuisce il 69enne regista. «Il Signore dà, il Signore ha toglie. Arriviamo senza niente e ce ne andiamo nello stesso modo. È così che stanno le cose. Se cerchi prima il regno di Dio, starai sempre bene e riceverai ciò di cui hai bisogno».

Con grande profondità, Gibson ci apre una porta sulla speranza di cui parla San Paolo nella Lettera agli Ebrei, dove l’apostolo delle genti si rivolge ai credenti e dice loro: «Avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi».

Le sostanze terrene non sono da disprezzare, ma sono relative: ci danno una ragionevole sicurezza nella vita quaggiù sulla terra. Ma basta poco – una sventura, una persecuzione – per vedersele togliere. C’è una “base” migliore su cui edificare la nostra esistenza. Una base che rimane e che nessuno ci può togliere. Solo la fede è la luce che nel buio della vita dà sostanza alla nostra speranza.

Nel momento della prova Mel ce lo ricorda: le promesse di Cristo non sono realtà attese, ma una vera presenza. Speranza di vita là dove tutto sembra gridare distruzione, morte e disperazione.

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