Questa porta – spiega il rettore -, che apriremo l’8 dicembre alle ore 15, l’ora in cui Gesù spirò, suppone il cammino di colui che avanza e bagna la propria mano nell’acqua. Simbolicamente questa è l’acqua che sgorga dal corpo ferito di Gesù sulla Croce. E questo corpo trafitto rappresenta il corpo di tutte le persone straziate dei nostri giorni. È fortemente simbolico che l’accoglienza delle persone disabili avvenga qui, attraverso questa porta, e che tutti potremo essere accolti da persone ferite, nel corpo, nello spirito, perché questo ci riporta alle nostre lacerazioni, alle nostre vulnerabilità. Le persone devono rendersi conto che le proprie sofferenze, sconfitte e paure sono dei luoghi di passaggio. Se non avvenisse ciò, saremmo autosufficienti e sarebbe orribile. Al contrario, se noi abbiamo delle ferite, abbiamo bisogno di qualcun altro, come questo qualcun altro ha bisogno di noi per curare le sue lesioni. È questo ciò che rappresenta Gesù sulla Croce. Le nostre piaghe sono delle porte. Gesù dice ’Io sono la Porta’. Dunque, questo luogo giubilare rappresenta tale concetto: Maria ci indica lo strazio del corpo di Gesù”.