Da Lourdes arriva la richiesta che fa discutere: i mosaici di Rupnik vanno rimossi

La richiesta rivolta alla Diocesi di Lourdes, è tornata a far parlare del caso Rupnik. Il noto Santuario è adornato con le opere dell’ex gesuita accusato di abusi. Per rispetto alle vittime vanno rimossi?

Da più di due anni è nota la triste vicenda che coinvolge l’artista sloveno, ma più ancora un numero non ancora precisato di presunte vittime che chiedono rispetto e giustizia.

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Le opere d’arte sono neutrali o hanno valore etico? I pareri sono discordanti.

I primi giorni di luglio il Vescovo della Diocesi di Lourdes ha reso noto che per adesso non saranno rimosse le opere in questione, non perché egli non voglia mostrare rispetto e compassione verso le persone che lo hanno chiesto, ma perché la disputa è in corso. Cosa è successo? Ricostruiamo brevemente i fatti.

Circa due anni fa, nel dicembre 2022 è scoppiato il caso Marko Rupnick. Alcune consacrate hanno accusato l’artista religioso di aver abusato di loro. Purtroppo le prime coraggiose hanno aperto quello che sembrerebbe essere un vaso di pandora.

Nei mesi successivi le prime indagini portano a pensare che i fatti si siano ripetuti per 30 anni e che le vittime potrebbero essere un numero non decifrato. Il 22 febbraio 2023 è stato reso noto che i Gesuiti hanno avviato un procedimento interno che ha portato alla decisione del 14 giugno 2023 di dimettere l’uomo dalla Compagnia.

Il procedimento è diventato effettivo dal 25 luglio 2023. Il processo penale si sta svolgendo, quindi è in corso di accertamento tutta la terribile vicenda. Nel frattempo è stata sollevata una questione. È giusto che le opere dell’artista restino ad adornare luoghi di culto molto frequentati proprio come il Santuario di Lourdes?

Lourdes: i mosaici di Rupnik vanno rimossi?

C’è chi ritiene di no perché l’arte sarebbe espressione “estetica e teologica quindi non etica”. Possibile che questa sia l’unica prospettiva da cui considerare il problema? Posto che come persone nessuno di noi può o deve giudicare, l’angolazione da cui si deve guardare tutta la vicenda è quella delle vittime.

Lo stesso Papa Francesco più volte parlando delle vittime di abusi ha affermato di essere: «fermamente convinto che se c’è una cosa che la Chiesa deve imparare dal Sinodo è ascoltare con attenzione e compassione coloro che soffrono, soprattutto coloro che si sentono emarginati dalla Chiesa». C’è un episodio nella Scrittura che forse può gettare un po’ di luce.

San Paolo
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Nei capitoli dall’ 8 al 10 della Prima Lettera ai Corinzi si tratta di una questione delicata: le carni immolate agli idoli possono essere mangiate? Paolo fa una riflessione interessante. Gli idoli non esistono pertanto quelle carni non sono immolate a nessuno e si potrebbero anche mangiare. Ma la vera questione è un’altra.

La responsabilità verso i piccoli

Ci sono persone deboli, o perché appena convertite o perché non ancora forti nella fede che restano scandalizzate dal vedere dei cristiani che mangiano questa carne. Quindi Paolo suggerisce di non mangiarne per rispetto della coscienza del debole. Senza entrare nel merito della questione biblica, è evidente che Paolo mette al centro della riflessione la persona, la sua fragilità e anche i suoi limiti.

Riflettendo sulla vicenda alcune domande restano aperte. Le vittime, forse non saranno ancora accertate, ma sono persone che hanno denunciato una sofferenza (atroce e che solo chi l’ha provata può capire) non vanno messe al primo posto? Paolo ha messo al primo posto la coscienza debole, queste non sono deboli sono coscienze ferite, anime lacerate, non devono essere al centro?

Una finestra sul Mistero

L’arte è eticamente neutrale? L’arte aiuta a contemplare il bello, è un’interpretazione del Mistero, di Dio. Osservare un dipinto proietta l’animo sulle vette della contemplazione. Ora, sia l’artista che le probabili vittime sono ancora in vita. Chiunque oggi quando guarda quei dipinti e mosaici contempla il Mistero o pensa al dolore che c’è dietro a tanta bellezza?

Le opere d’arte tradizionalmente non sono una sorta di “Biblia pauperum”, Bibbia per i poveri, ossia uno strumento per evangelizzare anche chi non sa leggere e scrivere? L’arte sacra è finalizzata ad accogliere la buona Novella di Gesù?

Bibbia dei poveri
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Può, dunque, l’arte sacra essere neutrale quando nasce per aiutare la coscienza a contemplare, accogliere e scegliere il mistero? Lourdes e i tanti luoghi dove si trovano le opere di Rupnik non sono parrocchie di periferia poco frequentate, la maggior parte sono Santuari di fama mondiale che attirano flussi di pellegrini ogni giorno difficili da contare.

Lasciarli lì dove sono aiuta veramente a pregare? Nessun giudizio, nessuna pretesa di condanna gratuita. Tutti sappiamo che il Signore non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva. Ma noi non siamo i custodi dei nostri fratelli? Amare, custodire e proteggere chi ha il cuore ferito non deve essere la priorità assoluta del credente? È tempo di gesti forti, il dolore non può più aspettare.

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