La vita di Luca Di Tolve è diventata pubblica per merito del suo libro ‘Ero gay, a Medjugorje ho ritrovato me stesso’. Ma la sua storia di guarigione è diventata virale solo nel 2009 quando Povia ha portato il brano ‘Luca era gay’ al Festival di Sanremo. Luca era un attivista omosessuale, lottava per l’uguaglianza dei diritti, era convinto della necessità di riconoscere lo status di famiglia alle coppie gay e presto sarebbe diventato una delle icone del mondo omosessualista.
Il percorso di avvicinamento a Dio compiuto da Di Tolve, però, gli ha fatto capire l’inganno perpetrato dalla comunità LGBT, ovvero che omosessuali non si nasce, ma si diventa e che attraverso un cammino di riflessione spirituale si può tornare nei binari tracciati dalla natura. Tutto questo sarà argomento di discorso nel suo prossimo convegno alla Giornata della Nuova BQ che si svolgerà al Collegio della Guastalla di Monza dalle 9.30.
In occasione di questo evento la Nuova BQ ha intervistato l’autore del libro e testimone di questa verità, eccovi l’intervista pubblicata anche sul blog di Luca di Tolve:
Luca che cos’è stato per lei cercare Dio?
Ha significato la salvezza. Vengo da una situazione in cui mentre Lo cercavo non mi rendevo conto che era Lui a cercarmi. Durante la malattia dopo averle tentate tutte ho fatto l’esperienza della misericordia di Dio. Tutti i Rosari che dicevo in realtà erano l’esperienza di un Battesimo nello spirito, perché stavo per morire, ma sono rimasto “a bagnomaria” per un bel po’ di tempo. Il Cantico di Zaccaria del sole che sorge al mattino per liberare quelli che stanno nelle tenebre è la mia cifra ideale.
Che ricordi ha di questa ricerca?
Ci sono sentimenti di vario tipo. Sicuramente è stato un periodo di Grazia, ma anche molto duro. Però la cosa più bella è che ho avuto la fortuna di sentire su di me il manto di Maria. Percepivo tutto da ignorante, ma leggevo tutto, leggevo libri di santi, leggevo cose “pazzesche” su Santa Teresa, avevo voglia di andare a Messa.
Quando ha capito?
Quando mi è stato detto che l’omosessualità è un peccato. E’ stata una liberazione. Poi dopo aver letto il libro di Nicolosi (lo psicologo statunitense che ha scoperto le cosiddette teorie riparative ndr) ho capito che anche io potevo essere padre, che potevo avere una famiglia. Questa bella notizia non mi era stata detta da nessuno degli psicologi che avevo incontrato. Così mi sono sentito finalmente libero.
Oggi quanto è difficile portare avanti la sua testimonianza?
Molto. Ti rendi conto di quanta disonestà ci sia da parte delle persone. Giornali, università: oggi l’omosessuale non riesce a trovare nessun sollievo. E di questo soffro perché i ragazzi che hanno bisogno sono tanti e non hanno punti di riferimento, mancano di autostima, non sanno più chi sono, non hanno identità. In più nessuno ti offre un aiuto vero.
Adesso, come denunciato da Papa Francesco la sfida è quella del gender…
E’ gravissimo. Io lo dico tanti anni perché in America dove sono stato, il dibattitto è avviato da tempo. Avevo visto esponenti della finanza e della politica avvicinarsi al mondo Lgbt. Girano tantissimi soldi e il mondo omosessuale è sfruttato senza saperlo. Diciamo che il mondo gay è l’ultimo carrozzone utilizzato dai radical chicper portare avanti la battaglia della tecnoscienza per comprare la fertilità, per propagare il sesso libero perché le cure per le infezioni sessualmente trasmesse sono costosissime. Io ancora oggi pago le conseguenze di questo. Sono sieropositivo dal 1996, con molte complicanze mediche. Anche le cure sono un grande business.
E’ un’accusa molto precisa.
Ma è così: se fai un figlio naturalmente non ci guadagnano niente. Ma il nemico è nelle pieghe anche delle leggi.
Ad esempio?
Prendiamo la legge Cirinnà. Non c’è l’obbligo di fedeltà. In effetti anche questo ha uno scopo ben preciso. Nella mia esperienza ho potuto toccare con mano che una vita sana e di castità matrimoniale con mia moglie mi ha portato ad avere una carica virale pari a zero. Con l’infedeltà ovviamente aumenta il rischio di infezioni. Che costano e devono essere sostenute economicamente.
Oggi la sua attività è orientata a quegli omosessuali che chiedono aiuto per guarire dalle ferite…
Abbiamo avuto cause, media come Repubblica o le Iene che si infiltrano, ma il corso non è solo per gli omosessuali, ma per l’uomo, la donna e la vita. Ecco perché in realtà è un attacco alla Chiesa.
Però oggi il mondo cattolico sembra aver abbandonato il tema dell’omosessualità prediligendo una normalizzazione che tende a giustificare.
Questo è un errore grave.
Il Papa recentemente ha detto che gli omosessuali vanno accompagnati. Che cosa vuol dire?
L’omosessualità è un abuso subito, ci sono varie cause, ma alla fine si tratta di bambini che non sono cresciuti e chiedono sempre di più, lo chiedono come dei bambini perché vogliono questa soddisfazione che è un’invidia. Sono dei bambini cresciuti che non riescono a riempire il vuoto e cercano sempre nel mondo sbagliato mettendosi delle maschere.
E come intervenite?
Il nostro corso si chiama Adamo ed Eva ed è fatto per incoraggiare tanti ragazzi a guardarsi dentro. Viviamo in una società senza relazioni ormai, improntata su di sè, narcisista. Ma nessuno si occupa delle ferite che ognuno di noi ha. Siamo feriti dal peccato originale. La Chiesa ci offre un percorso bellissimo che è quello di Gesù. Ma accompagnare deve avere una meta. Bisogna accompagnare verso qualche cosa.
E la meta qual è?
Scoprire il progetto che Dio ha su di noi. Dio ha un’amore paterno, è un padre, ha un amore ordinato e la cosa sorprendente nel percorso di questi ragazzi che hanno avuto tante lacune è quando scoprono il concetto del’ordine. Non è lo stesso Gesù che ci chiede di andare a lui perché siamo affaticati e opporessi?
Ma un progetto può essere sbagliato?
Noi siamo stati creati per un progetto. Guai a diventare il fico maledetto, un albero di pere deve dare le pere. Il nostro lavoro è quello di aiutarli attraverso il metodo Nicolosi a tirare fuori il vero progetto.
Come vede l’impegno della Chiesa?
Mi dispiace perché vedo molti vescovi in ritardo, questa cura non è mai stata fatta in modo sistematico. Eppure bisogna iniziare negli oratori, nelle scuole. Questi ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati, non di essere confermati nella loro ferita come fanno certi psicologi. Però un sacerdote salesiano mi ha detto che in seminario hanno studiato il mio libro e questo mi dà grande speranza.
Oggi dire che omosessuale si diventi sembra reato…
Non è un caso che all’Arcigay siano tutti psicologi. Ma è tutto un grande business. Basta andare a vedere chi ha finanziato i gay pride: si trovano multinazionali del tabacco o dell’elettronica.
Anche il turismo è un’industria appetibile?
Altroché. Qui dove facciamo i nostri corsi abbiamo 90 posti letto. Se organizzassi una festa di Halloween con ballerini le garantisco che la casa si riempie nel giro di mezza giornata. La verità è che a muovere tutto è il sesso. E il sesso vissuto in maniera egoistica e diabolica.
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