Luigi Rocchi la vera sofferenza l’ha conosciuta per 28 anni ma questa sua malattia è diventata per lui un mezzo unico per avvicinarsi a Dio amando gli altri.
La storia di Luigi Rocchi, testimone della fede, proclamato Venerabile da Papa Francesco. Su di lui la diocesi di Tolentino ha avviato la causa di beatificazione.
Conosciuto anche come il “Santo in carrozzella”, porta con sé la storia di una bellissima testimonianza di fede. La malattia e la sofferenza, che lo hanno accompagnato per tutta la vita, sono divenute per lui il principale mezzo per raggiungere Dio.
Nato nel 1932, Luigi sente fin dai primi anni di avere problemi motori, legati alle articolazioni. Spesso è costretto ad essere sorretto dalla mamma e, a seguito di diverse cadute, si vede costretto a camminare con l’ausilio di bastoni.
La diagnosi parla chiaro: Luigi Rocchi è affetto da distrofia muscolare progressiva, conosciuta anche come morbo di Duchenne, una malattia che ha accompagnato il Venerabile Luigi per 28 anni, costringendolo dapprima alla sedia a rotelle e, successivamente, all’immobilità nel letto. Luigi è scosso, turbato e affronta il terribile decreto con atteggiamento di ribellione, fino a raggiungere la quasi completa disperazione. Ma Luigi vede la luce, una luce che fonda le sue radici nelle parole di sua madre, che da sempre gli dice: “Luigi, Gesù ti ama”.
Del Venerabile Luigi Rocchi abbiamo numerose testimonianze, scritte da egli stesso direttamente dalla sua casa a Tolentino (Macerata). Grazie alle parole di sua madre, parole legate indissolubilmente all’amore di Gesù, Luigi poté decretare con fermezza l’importanza dell’amore: «La sofferenza mi ha fatto capire che è dolce essere amati, ma essere capaci di amare significa possedere la capacità di restare vivi e non apparire vivi». E la sofferenza? Anch’essa è ancorata all’amore: «La vera e terribile sofferenza, quella che veramente mi fa orrore è non essere più capaci di amare».
Il messaggio di Luigi non è quello di “soffrire volentieri”, piuttosto di “decidere volentieri di far fruttare anche la sofferenza”. Da qui il desiderio di imitare Gesù, che non ha amato la croce, ma ha amato noi, a tal punto da morire sulla croce. In nome di questa imitatio Christi, anche Luigi non volle amare la “croce” della sofferenza e della malattia, ma amare la gente, a costo della croce: «non mi sento né solo né inutile, perché ho amore per tutto e per tutti».
Il dolore si fece veicolo di gioia, di amore e di vita. Luigi, nel pieno della sua testimonianza di fede, divenne consigliere spirituale di molte persone, sane e ammalate. Tra i suoi visitatori (ma anche amici) si annovera la presenza di Monsignor Loris Capovilla, che era solito chiamare Luigino “il mio maestro”, e del Cardinal Tonini, che andava a trovare il Venerabile Luigi e tornava sempre “incoraggiato dalla sua serenità”.
La forza di volontà e la spinta spirituale non mancarono mai: anche nei momenti più difficili, Luigi trovò il modo per comunicare l’amore di Cristo. Giunto alla completa immobilità degli arti, attivò il suo ingegno per farsi costruire un meccanismo di scrittura, caratterizzato da un bastoncino tenuto in bocca, grazie al quale premeva i tasti della macchina di scrittura e annunciava la fede in Dio.
Luigi Rocchi si spense il 26 marzo del 1979, dopo aver vissuto alla luce della fede la terribile malattia che lo ha accompagnato per 28 anni. Passato alla storia come il “Santo in carrozzella”, è stato annoverato tra i Venerabili della Chiesa cattolica da Papa Francesco, attraverso la firma di un decreto che ne ha riconosciuto le virtù eroiche. Quando si avrà il segno di un miracolo ottenuto per sua intercessione, il Venerabile Luigi potrà essere proclamato Beato.
Fabio Amicosante
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Se avete testimonianze utili alla causa di beatificazione potete contattare lo 071/75708804 o collegarvi al sito luigirocchi.com
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