Forse non tutti sanno che il grande campione croato che ha giocato la finale di Champions League è anche cattolico e devoto al Sacro Cuore di Gesù.
Classe cristallina, piedi fatati, visione di gioco, geometrie impossibili, spirito di sacrificio. Nel calcio tutte queste doti hanno un nome solo: Luka Modric, il leggendario centrocampista che si appresta a scendere in campo a Wembley per dare l’assalto alla Champions League con la maglia del Real Madrid.
Alla soglia dei 39 anni, giocare ancora un ruolo da protagonista ai massimi livelli del pallone – Modric è nato il 2 settembre 1985 a Zara – è un piccolo miracolo sportivo. Basti solo pensare che da poco l’altro faro della mediana madrilena – Toni Kroos, che pure di anni ne ha cinque di meno – ha annunciato il suo ritiro al termine della stagione.
Il capitano della Croazia di dire basta invece non sembra averne alcuna intenzione: il fisico regge ancora e la forza di volontà non è un problema per chi, come lui, ha visto con occhi da bambino gli orrori della guerra dei Balcani (dove perse il nonno, ucciso mentre Luka stava pascolando il gregge: allora aveva solo 6 anni).
Luka Modric, dalle bombe al campo di gioco
Un’infanzia per nulla semplice ha fatto crescere in fretta il futuro asso della pedata facendogli sperimentare sulla pelle i drammi dei profughi. La famiglia Modic infatti fu costretta a fuggire a Zara, dove inizialmente fu alloggiata presso un hotel, pochi giorni prima che i serbi occupassero il villaggio e bruciassero la casa dove Luka viveva insieme ai genitori.
Proprio in quegli anni terribili, tra una corsa e l’altra nei bunker per ripararsi dai bombardamenti, il piccolo Modric cominciò a giocare a calcio. Lui stesso ha raccontato di come il pallone fosse uno dei suoi compagni di gioco preferiti negli intervalli tra i tanti allarmi antiaereo di quel periodo funesto.
Da lì spiccò il volo una carriera incredibile che lo ha portato a vincere praticamente tutto a livello individuale e collettivo: dal Pallone d’oro del 2018, dopo aver sfiorato la vittoria ai Mondiali con la nazionale del suo Paese, fino alle cinque Champions League coi Blancos (che stasera potrebbero diventare sei eguagliando così il record di un’altra leggenda madrilena come Francisco Gento), solo per citare i trionfi più significativi.
Una fede discreta ma solida
Il talento e il palmares di Modric sono cosa nota. Meno nota è forse la fede di quello che in patria – e non solo – è acclamato come il più grande calciatore croato di ogni tempo. La stella del Real da sempre mantiene il riserbo sulla sua vita privata.
Croatian Catholic player Luka Modric wears shin guard which has an image of the Virgin Mary, Jesus and his family. pic.twitter.com/weS2Q5kPkI
— Sachin Jose (@Sachinettiyil) October 4, 2022
Ma nemmeno tutta la discrezione di Modric è riuscita a evitare che qualche anno fa le telecamere lo inquadrassero mentre era impegnato a baciare i suoi parastinchi, preziosi protettori dai colpi ricevuti sul rettangolo di gioco che custodiscono anche una foto della sua famiglia, l’immagine della Vergine Maria e quella del Sacro Cuore di Gesù (la solennità che quest’anno si festeggia il 7 giugno).
La gratitudine verso Dio e i pellegrinaggi a Medjugorje
Il celebratissimo campione croato infatti è cattolico. Sposato con Vanja Bosnic, Modric è padre di tre figli e quando è stato insignito del Pallone d’oro nel 2018 non ha ringraziato soltanto la sua famiglia, come doveroso. Già l’antico Pindaro sapeva che «la vittoria non dipende dagli uomini, è la divinità che la dona».
Anche Modric sa di dovere i propri successi a un dono prima ricevuto e poi coltivato col proprio impegno: «La classe innata? Sono molto grato perché Dio mi ha dato un talento, ma poi devi lavorare e dedicarti molto a quello che fai, alla tua professione. Talento senza lavoro non significa molto».
Come noto il numero dieci della Croazia si è recato più volte in pellegrinaggio a Medjugorje prima o dopo i Mondiali del 2014, 2018 e 2022 per prepararsi o ringraziare la Madonna. E nella finale persa con la Francia nel 2018 anche Modric, informa il sito Religion en libertad, ha giocato con la maglietta della Vergine sotto la divisa della nazionale croata, come hanno fatto tutti i suoi compagni.
«Non ho mai dubitato di me stesso, ho sempre creduto di arrivare qui dove sono oggi, e grazie a Dio tutto questo si è realizzato», ha detto una volta il campione. Una consapevolezza che, ne siamo certi, Modric porterà con sé anche questa sera, nella finale di Champions col Borussia Dortmund.