Durante l’Angelus domenicale Papa Francesco si è soffermato sulla figura del nemico, di colui che ci fa del male ed ha ricordato ai fedeli che: “Anche il nemico è creato a immagine di Dio, sebbene questa immagine al presente sia offuscata da una condotta indegna”. Dunque il male non va ricercato nel diverso, ne lontano da noi, bensì va ricercato accanto a noi dai nostri simili perché le calunnie e le maldicenze spesso provengono da coloro che reputiamo amici ed in alcuni casi persino dai familiari.
Ma se il male può provenire da chiunque e può essere portato da persone vicine a noi, come bisogna comportarsi una volta che si è subito il male? Il pontefice spiega come l’unica risposta possibile al male sia il bene, come la legge del taglione non abbia mai portato a qualcosa di buono ma solo all’aumento sproporzionato dei torti. Bisogna ricordare gli insegnamenti di Gesù, egli: “Non chiede ai suoi discepoli di subire il male, anzi, chiede di reagire, però non con un altro male, ma con il bene. Solo così si spezza la catena del male, e cambiano veramente le cose. Il male è un vuoto di bene e non si può riempire con un altro vuoto, ma solo con un pieno, cioè con il bene. Per Gesù il rifiuto della violenza può comportare anche la rinuncia a un legittimo diritto; e ne da’ alcuni esempi: porgere l’altra guancia, cedere il proprio vestito o il proprio denaro, accettare altri sacrifici”.
Con questo il Santo Padre ci invita a subire i torti e le ingiustizie con le mani in mano? Ovviamente no, anzi l’amore cristiano, la Misericordia, è la vera ed unica forma di giustizia: insegnandoci a rinunciare alla vendetta Nostro Signore ci mostra la differenza tra giustizia e vendetta. Ci è ovviamente permesso di chiedere e pretendere giustizia, ma solo attraverso l’amore, il Papa infatti ci dice che il male è un vuoto, assenza di bene, e corrispondere ad un vuoto con un altro vuoto non fa altro che acuire questo male che va colmato invece con il bene.
Amare il prossimo anche quando ci fa del male non significa approvare il suo gesto, ma porlo in una prospettiva diversa, tesa al raggiungimento di un bene che è simile a quello che prova per noi il Padre eterno. Questo discorso serve a Papa Bergoglio per introdurre il problema della guerra e delle sue vittime, il pensiero e la preghiera deve correre a loro perché i conflitti possano terminare il prima possibile, ma perché questo accada sono coloro che fanno del male a doversi rendere conto del loro errore ma per farlo devono essere toccati da Dio e quale modo migliore di vedersi rispondere alla violenza con l’amore?