L’immagine della Vergine mentre la città era in grave sofferenza, diede luogo a un grande segno che suscitò lo stupore di tutti.
Numerosi terremoti si registrarono nella seconda metà del 1700 dalla Spagna alla Persia, e anche in Italia. Un terribile terremoto nel 1781 devastò infatti diversi paesi delle Marche, dell’Umbria, della Romagna e della Toscana. Le vittime furono centinaia. Un altro nel 1783 colpì Messina, gettando tutto il Paese nel panico. Nel 1796 la Toscana fu al centro di numerose scosse che durarono oltre 30 giorni.
Numerose calamità colpivano gli aretini
Oltre ai terremoti furono numerose le calamità naturali che si scagliarono contro l’Italia, creando un terribile stato di paura. Gli abitanti di Arezzo intravidero in questi eventi una sorta di castigo del Signore per i loro peccati, e quindi un richiamo a recuperare la retta via. Cominciarono ad essere indette numerose processioni penitenziali con le reliquie dei Santi Patroni della Città.
Le chiese e i confessionali si affollavano giorno dopo giorno, e con l’intensificarsi collettivo delle penitenze e dei digiuni cominciò la Quaresima. Nell’Ospizio dei Padri Camaldolesi, presso la Porta di San Clemente, i padri vendevano il vino per aiutare i poveri, e nella cantina dove avvenivano gli scambi c’era un fornello su cui, in tempo di vendemmia, si accendeva il fuoco. Questo anneriva e non poco muri e soffitto.
L’effige della Madonna di Provenzano sopra i fornelli
Sopra il fornello c’era anche un quadretto di terracotta invetriata, rappresentante la Madonna a mezzo busto. Ovviamente, l’immagine era annerita dal fumo e dai vapori che uscivano dal focolare o da una piccola lampada a olio che veniva accesa ogni sera. Nell’effige era raffigurata la Madonna di Provenzano. Vi era infatti stata collocata per mano di Santa Caterina da Siena sul muro di una casupola sorta sui resti del castello dell’eroe Provenzano Salvani, all’epoca signore di Siena.
Maria aveva in grembo Gesù deposto dalla croce, si trattava quindi di una Pietà. Durante l’occupazione spagnola di Siena, nel 1552, un soldato colpì la terracotta, e solo la parte superiore di Maria rimase intatta. La devozione dei resti di quella statuina aumentò giorno dopo giorno, e ovunque cominciarono a diffondersi immagini che la ritraevano.
Un fatto inaspettato è la scintilla che cambia la situazione
Quando nel 15 febbraio del 1796, alle tre del mattino una nuova scossa di terremoto fece riaccendere nuovamente la paura tra la popolazione, accadde un fatto inaspettato. Antonio Tanti, Giuseppe Brandini e Antonio Scarpini, tre artigiani, in quel momento si trovavano nella cantina dell’Ospizio per comprare vino. Si erano fermati a conversari sulle loro difficoltà del giorno davanti all’Immagine annerita.
“Santissima Vergine, questa vorrà essere una brutta nottata!”, esclama all’improvviso il Tanti. “Santissima Vergine, tante volte vi avrò bestemmiato, vi avremo bestemmiato tutti. Vi chiediamo perdono per amor di Dio”, continua lo Scarpini. “Voglio accendere il lume alla Gran Madre di Dio. L’ho acceso altre sere, lo voglio accendere anche questa sera”, afferma il Tanti.
Lo stupore dei presenti di fronte al miracolo
Così un lume viene acceso e posto sotto l’Immagine della Madonna, mentre in ginocchio ci si appresta a iniziare la recita delle Litanie. Subito dopo le prime invocazioni ci si accorse che l’Immagine stava cambiando colore. Il colore passò dal giallo-nero a bianco e lucente. “Guardate, guardate, la Madonna cambia colore!”, fu il grido commosso dei presenti.
Lo stupore nel vedere che la Madonna era diventata bianca come la neve era grande. Nel petto sembrava che portasse pietre preziose. L’immagine era veramente candida e lucente. La cosa più sorprendente di tutto, però, era che da quel giorno il terremoto scomparve e le scosse non vennero più percepite.
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La popolazione fu libera dal terremoto ma arrivò un altro flagello
La popolazione realizzò fin da subito che si trattava dell’intervento miracoloso di Maria, che ha liberato gli abitanti di Arezzo dal flagello del terremoto. Da allora ogni giorno una folla devota si riversava continuamente verso l’Ospizio, desiderosi di vedere quell’immagine miracolosa, di toccarla e di ringraziarla o di chiedere grazie per la propria vita. La città, da uno stato di paura e frustrazione, trasfigura letteralmente nella gioia e nel giubilo.
Il vescovo Niccolò Marcacci fece portare solennemente l’Immagine nella Cattedrale della Città, istituendo un processo canonico per accertare la verità su quanto avvenuto. Nell’aprile dello stesso anno arrivò l’esercito francese, guidato dal capitano Lauvergne, occupando la città di Arezzo.
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Gli assalitori furono cacciati dalla città
La mattina del 6 Maggio, però tutta la Città di Arezzo insorse al grido di “Viva Maria!”. Al posto dell’albero della libertà piantato dai giacobini venne innalzata una grande croce. Vennero subito liberati i prigionieri e arrestati gli assalitori. La città si riempie di bandiere toscane, pontificie ed austriache, e le campane suonano a tutto spiano. I francesi abbandonarono velocemente la città.
Mentre le bandiere e tutta la popolazione inneggiava alla Vergine del Conforto, proclamata ufficialmente “Generalissima dell’Armata”.
Giovanni Bernardi