Correva l’anno 1509. Durante una notte tempestosa, un temporale fece forti danni nel territorio di Lendinara, in provincia di Rovigo, in Veneto. E si abbatté anche sull’abitazione di Giovanni Borezzo, distruggendola.
L’unico oggetto che si conservò di quell’abitazione fu la statuetta della Madonna con Bambino. L’oggetto, in legno d’olivo, era conservato in una nicchia all’interno dell’abitazione. Venne ritrovato intatto, adagiato sui rami di una siepe, dove era stata trasportata dal vento.
Il bagliore della statuina. rimasta intatta, che colpì un passante
Nelle prime ore del mattino successivo, infatti, accadde che un uomo, Matteo Brandolese, vide un forte bagliore proveniente dalla statua della Madonnina, e ne rimase colpito ed estasiato. La statuina era rimasta lì per diversi giorni, e un po’ alla volta curiosi e fedeli si avvicinavano per ammirarne lo splendore.
L’avvocato Lorenzo Malmignati venne a conoscenza di questi fatti. Così decise di costruite, a spese proprie, un piccolo pilastro votivo con il quale sostenere la statua. Nel 1576, passato mezzo secolo, Ludovico Borezzo decise di restaurare il capitello, che nel tempo si era cominciato a rovinare.
Il secondo prodigio e l’acqua dalle proprietà taumaturgiche
Quando nel 1576 decise di restaurare il capitello, per impastare la calce venne attinta l’acqua da una fonte vicina. Nel corse dei lavori per restaurare la piccola Cappella, però, mentre si stava impastando la calce, la sorgente d’acqua ai quali attingevano i muratori si tinse improvvisamente di rosso. La fonte infatti, da chiara e limpida che era inizialmente, mutò in color sangue.
Il fenomeno prodigioso si ripeté anche al termine di una processione propiziatoria, che venne fatta tempo dopo per le vie cittadine. Infatti, in poco tempo ci si accorse che la stessa acqua procurava decisi benefici terapeutici, così si decise di incanalare la fonte in una vasca apposita, proteggendola con una tettoia. Ma le proprietà terapeutiche dell’acqua di questa vasca, col tempo, si rivelarono miracolose.
La popolarità del “Bagno della Madonna” e il processo diocesano
I numerosi miracoli che si susseguivano dimostrarono con sempre maggiore intensità che l’acqua aveva poteri taumaturgici. La popolarità di questo luogo, che venne chiamato “Bagno della Madonna“, crebbe a dismisura. Tanto che la stessa località di Lendinara diventò ben presto luogo di pellegrinaggio e di visita da parte di numerosi malati e infermi che andavano in cerca di una guarigione non solo spirituale ma anche e soprattutto fisica.
Le autorità diocesane deciderò perciò di dare vita a un accurato processo diocesano, al fine di vederci chiaro. Esami che si concluse con il benestare dei religiosi alla costruzione del santuario. Settant’anni dopo la prima manifestazione prodigiosa, il 16 maggio 1579, la statuetta venne perciò trasportata dal piccolo Capitello alla nuova chiesa. Verso la quale venne deviata anche l’acqua della fonte miracolosa.
Il santuario affidato ai benedettini e la consacrazione della città
L’immagine di quella che è stata nominata “Nostra Signora del Pilastrello” è considerata dalla popolazione locale come la propria “Madonna Nera”. Attualmente il Santuario, costruito nel 1577 e poi ampliato nel diciottesimo secolo, è gestito dai Monaci Benedettini Olivetani. A loro venne affidato il santuario fin da subito. Ma dovettero abbandonarlo a causa della soppressione dell’ordine del 1771. Per poi riprenderne cura nel 1905.
Nel 1595 la città di Lendinara fu inoltre consacrata ufficialmente alla Madonna del Pilastrello.
Giovanni Bernardi
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