La Madonna della Comparsa di Pinè apparve più volte a una giovane desiderosa di recarsi a un altro santuario. In una di queste, però, c’è un segno molto doloroso.
Le apparizioni mariane che fanno riferimento all’appellativo Madonna di Piné sono avvenute tra il 1729 e il 1730 a Montagnaga, sull’altopiano di Piné. Al centro di questa vicenda c’è la pastorella Domenica Targa. Tutto comincia dopo che un contadino di Montagnaga, Giacomo Moser, si era recato più volte al santuario della Madonna di Caravaggio.
L’origine degli eventi miracolosi
I fatti risalgono all’inizio del settecento, e in una di queste visite l’uomo aveva riportato con sé un’immagine della Madonna di Caravaggio. Effige che aveva deciso di esporre su di un altare della locale chiesa di Sant’Anna ogni 26 maggio. La futura veggente Domenica Targa era, all’epoca, solamente una tra i tanti paesani incuriositi dal racconto delle grazie ricevute da chi si era recato in visita alla Madonna di Caravaggio.
Desiderava tanto recarsi al santuario, ma non ottenne il consenso dai suoi genitori. Arrivati al 14 maggio 1729, verso mezzogiorno, accadde un fatto straordinario. Domenica si trovava a pascolare il bestiame nella conca del “Palustel”, che corrisponde all’odierna conca della Comparsa, e stava come ogni giorno recitando il Rosario.
La Vergine apparve indossando vesti bianche
A un certo punto apparve di fronte a lei una donna che indossava delle vesto bianche. Si trattava della Vergine, che invitò Domenica a non insistere per andare a Caravaggio. Al contrario, avrebbe dovuto recarsi nella chiesa di Sant’Anna la sera dell’Ascensione. Dopodiché la richiesta era di inginocchiarsi davanti al quadro della Madonna che sarebbe stato esposto. Maria le spiegò che in tal caso avrebbe visto “una cosa bellissima”.
Domenica fece esattamente quanto le era stata chiesto. La sera dell’Ascensione si inginocchiò davanti al quadro, mentre nel corso della Messa si cantavano le litanie dei santi. Cadde ripiegata sul fianco destro, restando rapita in quella posizione. Furono i sacerdoti, alla fine della celebrazione, che la andarono a rialzare.
Il racconto della giovane veggente al termine del prodigio
La giovane al termine di quell’evento spiegò che aveva visto Maria Vergine con il Bambino in braccio e il rosario nella mano destra, che la invitava a testimoniare a tutti quanto aveva visto. Inizialmente ci fu molto scetticismo intorno alle sue parole, poi però la devozione alla Madonna di Caravaggio crebbe di giorno in giorno. Giacomo Moser in seguito commissionò ad una pittrice trentina di nome Elena Zambaiti, un secondo quadro dell’apparizione bergamasca.
Anche l’altare della chiesa venne fatto ricostruire nelle forme attuali dal conte e canonico Girolamo Bucelleni, e lo stesso anno venne benedetto, con rito solenne e partecipazione del pievano di Piné, l’8 settembre. Durante questa celebrazione la Vergine apparve a Domenica per la terza volta. In questa occasione la Vergine aveva in braccio il Bambino che però era ferito e sanguinante, a causa dei peccati dell’umanità.
Maria era anche accompagnata dai santi Giuseppe, Gioacchino e Anna, e benedisse personalmente il nuovo quadro, dicendo a Domenica di informare i fedeli che in quel luogo avrebbe ascoltato le loro preghiere. Ancora una volta questa rivelazione venne accolta da grande scetticismo, anche dallo stesso clero. Passarono due giorni e Maria apparve nuovamente a Domenica, stavolta in località “Pralongo”. La invitò a confidarsi con il suo confessore don Michele Bernardi.
Il processo canonico e la diffusione del culto
Fu proprio grazie all’intervento di quest’ultimo che la diocesi decise di aprire un regolare processo canonico, che terminò con l’autorizzazione della celebrazione solenne della festa della comparsa di Maria a Montagnaga il 26 maggio. Il 26 maggio 1730 avvenne infatti l’ultima apparizione, ancora una volta nella chiesa di Sant’Anna. In questa occasione Maria era seguita da uno stuolo di vergini e manifestò la propria soddisfazione a Domenica operando alcune guarigioni, prima di andarsene.
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Il processo canonico, che si svolse dal 20 al 23 maggio 1730 nel castello del Buonconsiglio a Trento, consentì la celebrazione dell’evento, ma nonostante ciò la Chiesa cattolica non si pronunciò mai ufficialmente sulle apparizioni. Al netto di questo, però, il culto si diffuse e fiorì di giorno in giorno, e sia la conca che la chiesa di Sant’Anna divennero nel tempo degli importanti luoghi di pellegrinaggio , dove venne poi costruito anche l’importante monumento al Redentore.
Giovanni Bernardi