La Madonna del Cerreto apparve a una giovane durante un violento temporale, ma ci fu un segno che prima incuriosì prima la giovane, poi tutta la popolazione.
L’evento riporta alla metà del diciannovesimo secolo, quando Cerreto era ancora un piccolo centro rurale dove vivevano quattro famiglie della discendenza dei Nucci, proprietari dei terreni circostanti. Tra queste c’era anche la famiglia di Antonio Nucci e Maria Stella Franci, che avevano quattro figli. L’ultima di questi figli era quella una bambina, nata il 26 novembre 1841, chiamata Veronica per via di un un sogno premonitore avuto dalla mamma durante la gravidanza.
Veronica trascorse la sua infanzia in serena semplicità, e la madre la educò alla fece cristiana, patrimonio delle famiglie rurali. La quotidianità scorre serena e inizia al mattino prima del sorgere del sole. Ogni giorno si mandano al pascolo le pecore, che rappresentano il reddito fondamentale della famiglia. La sera invece, giusto prima di cena, ci si riunisce per la recita del Rosario.
Durante i giorni festivi invece la famiglia è solita partecipare alla Messa nella parrocchia di Santa Maria dell’Aquila, o anche nella vicina cittadina di Sorano, dove si praticano i cosiddetti “Venerdì sacrati”, con preghiere particolari al Crocifisso e alla Vergine Addolorata. Don Fedele Natali, il parroco, reputa i genitori di Veronica “osservanti delle pratiche religiose, intemerati nei costumi e ottimi educatori dell’apparizione del 19 maggio 1853”.
In un particolare pomeriggio, infatti, quello del 19 maggio 1853, la giovane Veronica si trova come al solito nei campi, impegnata a pascolare le pecore. All’improvviso, però, il cielo si copre di nuvole e l’aria si fa oscura. Lampi e tuoni ribaltano completamente l’atmosfera serena, e la giovane, che era insieme al fratello più piccolo di lei, Giovanni Battista, che affettuosamente chiama Tista, comincia in fretta e furia e spingere le pecore verso una capanna vicina per portarle al riparo.
La pioggia comincia a scrosciare e il fratello presto si mette al riparo con le pecore. Veronica però si è fermata, perché ha appena visto qualcosa di molto particolare. Si trattava cioè di una una signora vestita di bianco, ferma proprio in quel luogo. Un particolare colpiva però lo sguardo di Veronica. Vicino a dove si trovava la signora, infatti, straordinariamente non pioveva.
“Vidi innanzi a me una donna genuflessa, mi chiamò e mi fece genuflettere”, raccontò in seguito Veronica. “Era molto bella, vestiva un abito di fondo bianco asperso di fiorellini rossi, cingeva una fascia di color nero luccicante, aveva sul capo un manto di color celeste che le scendeva fino alla piega delle ginocchia”.
Spiegò ancora che “teneva le mani distese come in atteggiamento di supplica, e portava sul capo una corona d’oro, in mezzo alla quale c’era una croce”. La signora disse alla giovane di avvicinarsi senza timore, spiegandole che non si sarebbe bagnata nonostante la pioggia. Si rivolse verso la chiesa parrocchiale e chiese a Veronica di pregare insieme a Lei.
La bambina scorse però anche delle lacrime nel viso della signora. Le chiese il motivo, e la signora rispose che piangeva per i peccatori. “Vedete quanto piove? Ma i peccatori sono più numerosi delle gocce d’acqua che cadono”, disse. La signora parlava di castighi che sarebbero venuti dal cielo se non si riparavano i peccati. A questo scopo, tuttavia, chiese di recitare sette Pater, Ave e Gloria per il sangue sparso, insieme ad altre preghiere per le piaghe del Crocifisso, e “per me che mi chiamo Maria Addolorata”..
Veronica non sapeva cosa significassero quelle espressioni. La signore disse ancora: “Va’ in casa, dillo a tua madre, che lo dica a tutti, che mi chiamo Maria Addolorata”. Subito Veronica andò quindi verso il fratellino, mentre la Vergine continuava a restare nel suo atteggiamento orante. Non passò molto tempo prima che smise di piovere.
Una volta tornati entrambi a casa trovarono la madre in cattive condizioni di salute, e nell’immediato Veronica decise di non rivelarle quanto era accaduto. Tutti però videro con curiosità che la ragazza era completamente asciutta nonostante la pioggia, e quando il giorno seguente la madre si era ripresa Veronica, con semplicità, le racconta tutto, con grande stupore di chi la ascoltava.
Molti pensarono che fosse solo frutto di una invenzione fantasiosa o di un’illusione. A un certo punto però si alza di scatto anche il cugino di Veronica, Nazareno, prendendo una croce e manifestando il proposito di andare sul luogo della presunta apparizione. Furono in molti a seguirlo, e nel posto preciso indicato da Veronica c’era, con sorpresa di tutti, l’impronta di una persona genuflessa sulle zolle di terra bagnate.
Tutti compresero la verità di quanto raccontato dalla giovane e capirono che Maria era veramente apparsa in quel luogo. In pochi giorni molta gente cominciò a recarsi sul posto, formando i primi pellegrinaggi spontanei. Soltanto pochi giorni dopo, mentre Veronica stava pregando nella collina dell’apparizione, sentì una voce. “Veronica, fatti condurre dal Vescovo, e digli che qui si faccia una cappella”, diceva la voce.
Il Vescovo, Mons. Francesco Maria Barzellotti, conosceva già ciò che avveniva a Cerreto, e accolse la fanciulla con benevolenza e interesse, apprezzandone la profondità e la semplicità. In lui cresceva la convinzione che veramente la Madonna si fosse servita di lei per manifestare la sua preoccupazione per i peccati dilaganti e per spingere alla preghiera e alla conversione.
Così il prelato scrive a Papa Pio IX riportandogli l’accaduto, e il 13 agosto arriva la risposta del Pontefice, in una lettera. “Scrivi di esserti occupato della cosa e di aver interrogata la stessa bambina”, diceva il Papa. “Quantunque non siano stati risparmiati severi avvertimenti ed ordini rigorosi, da vicino e da lontano vi è stato grande concorso di popolo, che ha pure elargito elemosine per innalzare a Dio una Cappella in onore della Sua Madre Addolorata. Chiedi consiglio a Noi come devi regolarti”.
Così la conclusione: “E’ necessario che quello che si è potuto scrivere circa alla Veronica Nucci sia custodito diligentemente in cotesto Archivio Vescovile. Lodiamo il pensiero, Fratello Venerando, di edificare una Cappella dove la Vergine Addolorata si narra essere apparsa alla fanciulla Veronica Nucci. A te, a cotesto Gregge e alla Chiesa universale sia di perpetuo presidio la Santissima Vergine Maria, per la quale Iddio dona tanti favori ed aiuti“.
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In sostanza, il documento pontificio offre una prova dell’attendibilità dei fatti di Cerreto e del riconoscimento informale della Chiesa. Mostrando come il popolo ha creduto alla giovane con cognizione di causa, e non per esaltazione. Così l’8 maggio cominciarono anche i lavori per la ostruzione del Santuario con la benedizione e la posa della prima pietra di quella stessa chiesa che venne aperta al culto l’8 settembre del 1864.
Giovanni Bernardi
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