La Madonna salvò una coppia di sposi caduti nel fiume. La cappella a lei dedicata è luogo di grazie e apparizioni.
La Madonna della Celletta apparve nelle vicinanze di Argenta, tra Ravenna e Ferrara: questo nome deriva dalla “cella” del santuario che conservava l’affresco dell’immagine della Vergine col Bambino.
Secondo le fonti del canonico argentano Don Francesco Leopoldo Bertoldi, avvenne che Giampaolo dei Fanti, abitante in San Biagio, nel 1490 di ritorno a casa assieme a sua moglie cadde col calesse nel fiume mentre infuriava una tempesta.
Vedendosi in pericolo, i due coniugi chiesero la protezione della Vergine e le promisero di edificare una cappella in suo onore se li avesse mai salvati.
Una volta scampati, dopo quindi che la Madonna accordò loro la grazia della salvezza, portarono a termine il voto fatto e la cappella fu subito denominata dal popolo “celletta”.
Nel 1580 i Pubblici Rappresentanti di Argenta ampliarono la chiesetta in seguito alla grande affluenza di fedeli e vi fu il restauro dell’immagine, dato che alcuni vandali ne avevano deturpato ormai il volto.
Un altro miracoloso evento avvenne il 5 giugno 1606, con l’apparizione alla contadina Sigismonda Conti in seguito al quale accorse un continuo affluire di fedeli in pellegrinaggio, devoti e attratti dalla promessa che la Vergine fece a Sigismonda:
“Tu dirai e farai dire ovunque che chi digiunerà tre sabati e domanderà grazie, le otterrà se ne sarà degno”.
La devozione dei fedeli aumentò particolarmente in seguito al terremoto del 16 marzo 1607, che distrusse Argenta e i borghi vicini. La forza devastatrice del sisma si sembrò fermare davanti al Santuario, che restò intatto.
Nonostante le molte rovine, le vittime furono pochissime, e fu per questo che gli abitanti, insieme alle pubbliche autorità fecero una solenne processione alla Celletta per ringraziare la Vergine e San Giuseppe per averli salvati, col voto di recarsi lì ogni anno.
Il il tempio fu quindi consacrato dal messo arcivescovile e con grandi festeggiamenti e affluenza, l’immagine fu trasportata con la parete dall’antica celletta al nuovo tempio.
Elisa Pallotta
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