Con la Traslazione dell’Immagine della Madonna della Clemenza si mostrò a tutti un particolare mistero legato alla Vergine.
L’evento avvenne a Roma, precisamente nel quartiere di Trastevere, all’interno della Basilica di Santa Maria in Trastevere, e viene collegato e ricordato ogni anno nella data del 16 marzo. Si tratta di una delle immagini più antiche della capitale italiana. Le analisi degli studiosi affermano che questa risalga, quasi certamente, all’ottavo secolo.
La Madonna viene rappresentata in tutta la sua regale maestà, quella cioè di Madre del Signore. Lo stesso che si è detto per l’immagine vale anche per la Basilica in cui è posizionata, una delle più antiche chiese di Roma dedicate alla Vergine e dove si trova la misteriosa Fons Olei, la fonte dell’olio che sarebbe sgorgato oltre duemila anni fa per preannunciare la notte della nascita di Gesù a Betlemme.
La Basilica rappresenta uno dei monumenti più insigni del mondo, contenenti al proprio interno i più celebri mosaici mariani. In seguito a quell’evento l’icona rimase per sempre in Santa Maria in Trastevere. In un primo momento, nella basilica paleocristiana. In seguito, all’interno dell’’edificio riedificato nel dodicesimo secolo da Innocenzo II.
L’immagine si trovava nella cappella costruita nel sedicesimo secolo dal cardinale Altemps. Si tratta di una Madonna Basilissa, o Regina, che indossa le stesse vesti che l’imperatrice Teodora indossa nei mosaici di Ravenna. L’origine temporale dell’immagine è stata stabilita principalmente per un fatto molto specifico e allo stesso tempo evidente.
Accanto alla Madonna, infatti, c’è una figura che potrebbe essere Giovanni VII, nato tra il 705 e il 707. Si trattava di un Pontefice origine orientale, particolarmente devoto alla Madonna e grande esponente di un profondo e vivo culto mariano. Un’iscrizione incisa sull’ambone di Santa Maria Antiqua si riferisce esattamente a lui, e con le parole che risuonano in maniera forte e potente.
Vi è infatti scritto: “Schiavo dalla Madre di Dio”. In particolare, si tratta di un’icona acheropita, che significa cioè che non è stata dipinta da mani umane. In particolare questa caratteristica venne, nel primo Medioevo, riferita da un pellegrino di Salisburgo in visita a Roma.
Solamente di recente, nel 1953, si decise di restaurare l’icona all’Istituto Centrale del Restauro. Solamente sotto le incrostazioni si ritrovò un particolare molto speciale. In questo, la Vergine si vede seduta in trono con il bambino, con ai lati due angeli e ai piedi un papa inginocchiato in atto di devozione.
Una docente di storia dell’arte Bizantina all’Università di Viterbo, Maria Andaloro, espresse con maestria l’importanza di questa speciale opera. “Nella sua pittura si gioca uno degli incontri più emozionanti che possano verificarsi tra il linguaggio antico e le spinte moderne, fra la dimensione artistica di Bisanzio e un’elaborazione di matrice romana, fra le armonie ellenizzanti palesi nel volto dell’angelo di sinistra e in quello del bambino, e le disarmonie di tipo anticlassico come le rappresentazioni dei corpi”, scrive la docente.
C’era poi un secondo aspetto che rende l’icona speciale. Si tratta infatti della più antica icona di queste dimensioni, che misura 165 cm per 110 cm, e che giunse praticamente quasi intatta fino a noi. Il terzo e ultimo punto, è che si tratta di un’altissima testimonianza della liturgia cristiana a Roma. Come ad esempio le altre icone mariane del Pantheon, di Santa Maria Maggiore, di Santa Maria Nova al Foro Romano.
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Furono diversi i miracoli legati a questa antica icona. La cronaca racconta che uno di questi accadde a un restauratore della stessa immagine. L’uomo, al termine del suo lavoro di pulitura dell’immagine, mentre stava tornando a casa, finì coinvolto in un incidente stradale.
Dopo il terribile incidente, entrò in coma per sei giorni. Al suo risveglio, però, l’unica cosa che l’uomo si ricordò è l’immagine della Madonna che si alza per porgergli il bambino. Fu l’origine della sua guarigione miracolosa, una tra le diverse che avvennero con l’intercessione di questa speciale immagine mariana, ancora oggi situata nel cuore pulsante della capitale italiana.
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Si ritiene inoltre che sia stata proprio la presenza di questa icona a motivare l’intitolazione della Basilica alla Madre di Dio. La Madonna infatti, per aver concepito il figlio di Dio, ha assunto la regalità nei cieli. Ed è infatti proprio questo il mistero che è raffigurato nell’icona, oltre tutto sottolineato dalla presenza degli angeli posti alle sue spalle. Oltre che dall’iscrizione, posta sul bordo dell’icona, che recita: “Poiché Dio stesso si fece dal tuo ventre. I principi degli angeli ristanno e stupiscono di Te che porti in grembo il Nato“.
Giovanni Bernardi
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