La Madonna della Madia di Monopoli arrivò miracolosamente su di una zattera, nonostante l’incredulità del vescovo. Fu l’inizio di una lunga serie di miracoli.
Le prime testimonianze che narrano dell’arrivo della venerata Icona a Monopoli sono contenuti in due testi risalenti al 1643. In questi si narra, attingendo da fonti ben più antiche, l’evento miracoloso accaduto nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1117. Quella notte la Vergine si presentò al sacrestano della cattedrale di nome Mercurio. Gli disse che le travi tanto agognate dal Vescovo Romualdo, necessarie per la costruzione della Basilica, si trovavano al porto.
Accadde così che il sacrestano si recò dal vescovo per parlargli del suo sogno. Il prelato, però, lo prese per un ubriaco. Una volta tornato a casa, tuttavia, la Vergine gli apparve nuovamente, ripetendogli ancora una volta le stesse parole. Che vennero scambiate dal vescovo locale ancora una volta per le conseguenze di un’ubriachezza.
Mercurio ricevette in sogno la Vergine per una terza volta. A quel punto decise di alzarsi e recarsi personalmente al porto per verificare la veridicità di ciò che aveva sognato. Una volta visto con i suoi occhi, tornò dal vescovo, che andò lui stesso in prima persona a verificare l’approdo miracoloso.
A quel punto, una volta appurata la realtà dell’evento, il prelato si recò al porto insieme al popolo e vestendo abiti vescovili, subito dopo il suono delle campane mosse dalle mani degli angeli.
Una volta che tutti insieme si recarono al porto, l’Icona di Maria si trovava aleggiante sulla zattera di trentuno travi, necessarie alla costruzione del tetto della Basilica. La zattera presentava una forma che ricordava la “madia”, vale a dire il tavoliere usato per fare il pane e la pasta, da cui deriva il nome. Ma come “rimprovero” per l’incredulità del Vescovo, questa ai primi due tentativi non si lasciò prendere.
Dopo i quali, per la terza volta, la zattera andò verso il largo per poi riavvicinarsi. A quel punto l’Icona fu presa e portata in processione fino in chiesa. Le campane cominciarono a suonare miracolosamente a festa, senza tuttavia che mano umana le toccasse.
Oggi, quello stesso porto è parte integrante del centro storico cittadino, e dista circa 100 metri dalla più vicina banchina del porto commerciale cittadino, dopo essere stato sabbiato dai Normanni all’epoca della loro dominazione. Oggi, quelle stesse travi che hanno trasportato il quadro sono visibili nella prima cappella nella navata destra della Cattedrale, contenute intatte all’interno di una teca di vetro.
Durante gli anni della Seconda guerra mondiale, pare che a seguito dei bombardamenti alleati nel luogo in cui si conserva un’immagine del quadro non sarebbe avvenuto né scoppio né danno, come confermano anche le molte testimonianze scritte presenti nella cappella degli ex voto.
Ma furono numerosi i miracoli concessi dalla Madonna della Madia di Monopoli. Tra questi, uno dei più famosi è quello del fanciullo caduto in un pozzo e miracolosamente portato in salvo da una misteriosa donna vestita di bianco sull’acqua. Oppure il miracolo della peste che venne sconfitta a seguito di un fulmine portentoso caduto durante la guerra.
Quanto è bello e soave, o Maria, davanti a questa Vostra Immagine che Voi stessa ci mandaste pel ministero degli Angeli, ricordare il Vostro materno affetto, la Vostra inesauribile misericordia!
O pietosissima Vergine, l’anima mia come tortorella gemebonda si posa ai piedi del Vostro Tabernacolo, e piena di fiducia, riposa nel Vostro dolcissimo cuore materno le sue ansie, le sue trepidazioni, i suoi tanti bisogni, le sue vive speranze.
Liberate, o Maria, da ogni angustia e da ogni pericolo, e salvate quest’anima, che si gloria di essere nel numero dei figli Vostri. E non me sola, o Madre Santissima, ma vegliando premurosa su questo popolo che è Vostro, salvate tutti i Vostri figliuoli presenti e lontani.
Dite, oh! sì dite al Vostro Gesù che scriva i nostri nomi nel Suo libro della vita: diteGli, come Egli stesso un giorno disse all’eterno Suo Padre, che nessuno perirà dei figli affidati a Voi.
E nell’ora della suprema lotta fate, o Maria, che ardenti di amore, col nome di Gesù e col Vostro Santissimo nome sulle labbra, trionfanti, veniamo a benedirVi e ringraziarVi nell’eterna gloria del Paradiso.
Giovanni Bernardi
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