Il Santuario della Madonna di Collepardo, legato alla Certosa di Trisulti, fu il segno dell’apparizione di Maria al mistico eremita che viveva all’interno di una grotta.
Per giungere all’ampia grotta, storicamente dimora di asceti eremiti, è necessaria una suggestiva passeggiata tra i boschi. L’apparizione al pio eremita della Madonna, in cui la Vergine lasciò impressa sulla roccia la propria immagine, secondo un’antica tradizione si colloca intorno al sesto secolo.
Per altri, invece, la data della presenza del primo eremita in questa grotta è molto incerta, forse collocabile intorno all’anno mille, quando la credenza in una prossima fine del mondo aveva creato un clima di grande fervore spirituale.
In ogni caso, le vicende del santuario della Madonna delle Cese sono strettamente correlate con la vicina Certosa di Trisulti, che dista due chilometri. Da qui ha infatti inizio il suggestivo percorso che arriva fino all’eremo.
La mistica solitudine di questo luogo fu infatti fin da subito un forte richiamo alla spiritualità per chiunque si recasse in questo luogo per vivere giorni di preghiera e di meditazione profonda. La denominazione del santuario delle Cese, il più celebre tra quelli edificati in questo territorio negli anni, deriva dal nome della località detta volgarmente Cesa.
Vale a dire un luogo dissodato col taglio di alberi ed arbusti, proveniente dal latino “Caedo” cioè tagliare. L’ampia grotta si trova a sud della Certosa scendendo verso il torrente Cosa. Oltre a una lunga passeggiata nella natura, si può raggiungere in poco tempo anche con una comoda mulattiera.
Il complesso di edifici è formato dalla piccola chiesa con annessi ambienti per l’alloggio del custode. Mentre a monte della grotta sgorga una sorgente d’acqua limpida, ritenuta miracolosa e da cui i fedeli e i pellegrini attingono con grande devozione.
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Nella parete retrostante la grotta, invece, è possibile vedere un quadro in maliolica. Ma nello stesso luogo vi era dipinta a fresco sulla roccia l’immagine della Madonna che parlò in maniera prodigiosa all’eremita che viveva in quel luogo. Fu infatti intorno al 1600 che l’immagine miracolosa venne staccata dalla parete della grotta per essere portata nella Certosa.
Giovanni Bernardi
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