Il 29 settembre 1961 ebbe inizio a San Damiano Piacentino la mariofania nota come la Madonna delle Rose: i frutti nel travaglio.
I primi due vescovi, monsignor Malchiodi e monsignor Manfredini, ebbero infatti forti resistenze verso le apparizioni che si sono verificate alla veggente, mamma Rosa. Sarà Giovanni Paolo II a dare una svolta di segno positivo per il riconoscimento di questa vicenda, e in particolare un segno di speranza tanto per la chiesa locale quanto per gli stessi devoti, sempre più numerosi.
Nel frattempo, le grazie che si diffondono sono numerose. Don Edgardo Pellacani, sacerdote che conosceva da vicino e in prima persona la fede genuina della donna, dal suo canto non aveva alcun dubbio. Ma venne allontanato dai due vescovi proprio per la sua certezza.
Nel 1970 si arrivò persino a un documento in cui si presumeva la scomunica per chi non avesse obbedito agli ordini della diocesi, credendo alle apparizioni e soprattutto diffondendone i messaggi.
D’altronde, però, è ben noto come gran parte delle apparizioni, anche le più note e che ricevettero poi l’approvazione della Chiesa, vennero inizialmente osteggiate con grande fervore. I motivi di questa diffidenza potevano essere sicuramente molti e diversi tra loro.
Andavano dalla discussione che si stava sviluppando in quegli anni in seno al Concilio Vaticano II sul ruolo di Maria. Alla figura di Padre Pio, legata alle apparizioni della Madonna della Rosa e che in quegli anni doveva sottostare a gravi e false illazioni nei suoi confronti. Infine, a una certa reticenza da parte di una chiesa locale che si vedeva scavalcata da una devozione nascente in seno a un movimento particolarmente carismatico.
Oggi l’attuale parroco, don Pietro Dacrema, secondo quanto riporta La nuova bussola quotidiana, spiega che fin da allora si è fatto una sorta di “cammino di purificazione” a San Damiano Piacentino. Un percorso che ha portato alla riappacificazione dei rapporti con l’autorità ecclesiale locale, in particolare con la volontà esplicita dell’Opera città delle rose di proseguire nel solco tracciato dalla Chiesa, vale a dire in piena comunione ecclesiale.
Proprio come desiderava la veggente Rosa Buzzini, che in vita obbedì sempre e pienamente al vescovo di Piacenza. Tanto che dovette vivere praticamente nella totale oscurità tutta l’ultima parte della sua vita, ovvero dal 1968 al 1981.
Oggi nel Santuario i pellegrini vengono accolti da ogni parte del mondo ricevendo piena assistenza da parte dei sacerdoti. A differenza degli anni in cui le dure restrizioni del vescovo Manfredini impedivano alle persone che si recavano al santuario di San Damiano persino di prendere la Comunione.
Ma come le grazie, a crescere erano anche le vocazioni religiose e sacerdotali. Anche per questo, forse, oggi la disponibilità della Chiesa è molto più grande. E a loro volta si sono resi conto che chi si reca in questo splendido santuario è animato da una vera fede nel Signore e nella sue opere.
A San Damiano oggi infatti si respira un clima di grande spiritualità, di silenzio, di comunione con il cielo. Di bellezza della liturgia e della riscoperta della propria interiorità più aperta al trascendente, più disponibile a farsi plasmare interamente da Lui.
Giovanni Bernardi
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