Il santuario della Madonna di Caravaggio esiste fin dal 1451. Fu eretto in onore alla Vergine Maria che lì apparì ad una donna di nome Giovannetta.
Questa apparizione, è una delle prime avvenute negli ultimi cinque secoli. Era il 26 maggio del 1432 quando nel prato di Massalengo alla periferia di Caravaggio, la giovane contadina Giovannetta de’ Vacchi sta raccogliendo l’erba fresca per i suoi conigli. E come sempre al tramonto si è inginocchiata per recitare l’Angelus.
Ma la sua non è solo preghiera. Piange anche perché ha una vita tribolata. Suo marito Francesco Varoli deluso per la sua grama vita di contadino, si è dato al bere e alle cattive compagnie. Sono sposati da qualche anno e non hanno ancora la benedizione di un figlio, inoltre il marito la maltratta. All’improvviso Giovannetta de’ Vacchi è abbagliata da una grande luce, spaventata si alza e sta per fuggire. Ma ecco che le compare la Madonna, che rassicurandola sul redimersi del marito, la invita a inginocchiarsi per ricevere un grande annuncio.
La Vergine affida a Giovannetta di convincere governanti e popolo che la guerra deve cessare. I Veneti devono far pace con i Milanesi e anche le divisioni nella Chiesa devono finire. I Greci devono rientrare nell’unità ecclesiale. La Madonna prosegue col dire di avere ottenuto “di allontanare dal popolo cristiano i meritati e imminenti castighi della Divina Provvidenza”, ma bisogna che fra i cristiani torni la pace. A conferma della sua apparizione, la Madonna lasciò l’impronta dei piedi nel posto dove toccò il suolo e proprio lì sgorgò subito una fonte che ben presto si rivelerà miracolosa.
Come sempre è agli umili che vengono affidati questi messaggi celesti. A Caravaggio la Madonna chiede la pace nelle guerre, se vogliamo ‘regionali’ fra veneti e lombardi, ma quello che più rincresce è che sono due popoli cattolici, inoltre chiede l’unificazione dei Greci, cioè degli Ortodossi con i Cattolici Romani. Anche nelle successive apparizioni, come La Salette nel 1848, Lourdes nel 1858, Fatima nel 1917, ecc. la Madonna affida i suoi messaggi a umili pastorelli o contadini, che nella loro semplicità e purezza di cuore, sono ritenuti degni di essere ‘veggenti’.
Giovannetta de’ Vacchi corre subito a raccontare la visione prima ai parenti e ai compaesani, suscitando l’interesse dei credenti ma anche l’incredulità degli scettici.
Uno di questi volle gettare un ramo secco nella pozza della fonte ed ecco che esso rinverdisce e subito germoglia. Giovannetta convince le autorità locali ad accompagnarla dal duca di Milano, Filippo Maria Visconti per trasmettergli il desiderio della Vergine. Poi è la volta del governo della Repubblica Veneta e del doge Francesco Foscari. L’opera di pacificazione diede i suoi effetti perché già nel 1433, un anno dopo, i contendenti firmarono la pace, mentre le truppe milanesi vennero richiamate dai territori pontifici.
Più laborioso fu il compito di convincere l’imperatore d’Oriente, Giovanni VIII Paleologo a fare rientrare la Chiesa Greca nell’unità della Chiesa di Roma, un mosaico posto nell’attuale Santuario, ritrae Giovannetta in abiti contadini, davanti all’imperatore in trono circondato da dignitari, che gli porge una brocca dell’acqua della fonte miracolosa di Caravaggio, fu accompagnata a Costantinopoli dai Veneziani con una scorta di galee.
L’imperatore si convince e nel 1438 i Greci ritornarono all’unità romana e papa Eugenio IV ne diede l’annuncio al Concilio di Firenze nel 1439. In seguito ritornarono anche gli Armeni e altri Orientali.
La Madonna apparve ancora a Caravaggio in quegli anni, ad una suora agostiniana, ad un sordomuto che guarì, ad un’altra contadina ammalata di Codogno.
Attratti dal moltiplicarsi delle testimonianze di guarigioni miracolose, operate dall’acqua sgorgata dalla fonte, accorsero pellegrini e devoti da ogni parte, fra i quali principi e nobili dell’epoca.
L’afflusso dei pellegrini continuò nei secoli successivi e fra loro futuri papi, San Carlo Borromeo, imperatori e re. Sul luogo della visione fu deciso di erigere una cappella, ma il duca Filippo Maria Visconti volle poi costruire una chiesa, che fu consacrata nel 1451 e di cui anche gli Sforza furono protettori.
Più di un secolo dopo nel 1575, essendo pericolante la vecchia chiesa, il cardinale arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo volle in onore alla Vergine, che fosse costruito un più grande e degno tempio, eretto nel 1575. Proprio sotto la cupola c’è il grande altare ricco di marmi e bronzi, eretto sopra il luogo dove sgorga la fonte miracolosa e che racchiude il “sacro speco” dell’apparizione, con un gruppo statuario in legno che riproduce l’evento del 26 maggio 1432.
Il ‘sacro fonte’ situato nel sotterraneo della chiesa, si trova proprio sotto l’altare maggiore, da una cella laterale i pellegrini possono attingere l’acqua che fuoriesce da rubinetti e zampilla in una grande vasca; l’acqua poi defluisce all’esterno del santuario, alimentando una piscina alla quale si accede scendendo dei gradini.
I fedeli come a Lourdes si bagnano le parti malate del corpo. Il Santuario celebra solennemente le feste mariane dell’anno e in particolare il 26 maggio, anniversario dell’apparizione della Vergine a Giovannetta de’ Vacchi.
Fonte: http://www.santiebeati.it
Simona Amabene
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