La devozione alla Madonna di Montevergine nacque grazie alla vita e le opere di un particolare santo che decise di ritirarsi in una caverna per dedicarsi a Lei.
La storia del santuario che riporta a questa antica devozione è strettamente legata alla figura di Guglielmo da Vercelli, monaco eremita vissuto nel periodo tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo. La sua vocazione nasce grazie all’attrazione verso i pellegrinaggi nei luoghi della cristianità.
Guglielmo rientrò infatti in Italia dopo avere intrapreso un lungo viaggio a Santiago di Compostela, e fu a quel punto che decise nuovamente di partire per Gerusalemme. La sua volontà era quella di compiere un intenso pellegrinaggio, e per tale fine si rifugiò presso il monte Serico, ad Atella. In quel luogo Guglielmo fu protagonista protagonista della guarigione di un cieco.
Mentre era in viaggio per la terra santa giunge a Ginosa, dove incontrò Giovanni da Matera, che a sua volta gli consiglia di rinunciare al pellegrinaggio e di operare per il servizio divino nelle terre d’Occidente. Consigli che Guglielmo invece rifiuterà per proseguire invece nel suo cammino, nella cui strada però venne malmenato da un gruppo di briganti.
In quel momento si ricordò delle parole di Giovanni e comprese quale sarebbe stata da lì in poi la sua nuova strada da seguire, ossia quella di ritirarsi in solitudine e dedicarsi alla meditazione. Che intraprenderà effettivamente una volta giunto in Irpinia, dove sente che la volontà di Dio è quella di farlo risiedere su un monte, oggi conosciuto come Partenio, ad una altitudine di oltre mille metri.
Guglielmo ne parlerà anche in alcuni suoi scritti. In uno in particolare si legge: “Su quell’alta montagna, a 1270 metri sul mare, in una piccola conca creata dall’incontro di due opposti declivi di monti, si fa costruire una piccola cella, ed ivi per un anno rimane solo nella più assoluta solitudine, tutto dedito alla più alta contemplazione, a contatto con orsi e con lupi, che però non osano recargli alcun male”.
Nella grotta Guglielmo ammansì anche un lupo che divenne suo fedele compagno. Nel mentre, con il passare del tempo, la fama di santità di Guglielmo aumentò sempre più. Sul monte cominciarono uno dietro l’altro a raggiungerlo numerosi uomini, desiderosi di abbracciare uno stile di vita dedito alla preghiera e alla solitudine, come lui e insieme a lui. Cominciarono a venire realizzate numerose celle, per lo più con fango e malta, che ospitarono numerosi monaci.
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Nel 1124 gli apparve in sogno la Madonna che gli disse di costruire una chiesa in suo onore, nello stesso luogo in cui un tempo sorgeva invece il tempio della Grande Madre. La chiesa venne effettivamente costruita, e fu poi consacrata nel 1126. In questa chiesa venne anche nascosta la Sindone per tutta la durata della guerra.
Giovanni Bernardi
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