La Madonna di Thiene si svelò a una povera pastorella, con un messaggio ben preciso, che inizialmente venne però respinto dalle autorità.
Nell’anno 1530 infatti la Vergine apparve a tre pastorelle in un luogo solitario alla periferia di Thiene. Il prodigio avvenne tra i rami di un olmo, e sullo stesso luogo in cui avvenne l’apparizione fu eretta una cappellina con l’immagine della “Madonna dell’Olmo”. Ben presto quella immagine divenne infatti oggetto di grande venerazione popolare.
Siamo nel pieno del sedicesimo secolo, e in quell’epoca Thiene si trovava nel territorio della Repubblica di Venezia. Quel secolo viene generalmente indicato come il secolo d’oro della Serenissima, e proprio quella fu l’epoca in cui raggiunse il livello massimo della sua potenza economica, militare e commerciale.
Thiene era entrata nella Repubblica veneta in maniera spontanea nel 1404, e da quel momento ci fu una condizione continua di ascesa economica. Negli anni in cui avvennero le apparizioni Thiene non era quindi di certo un tranquillo borgo agricolo, magari dedito in prevalenza alla pastorizia, ma rappresentava la sede di un comando militare di confine.
Le vicende belliche avevano infatti provocato una forte espansione tanto nell’artigianato quanto nel commercio. Tutto ciò arrivò in collegamento diretto con un generale rilassamento della vita religiosa, di cui ne risentirono innanzitutto i bambini. Lassismi morali come i matrimoni clandestini, una forma di convivenza che otteneva il riconoscimento ufficiale di matrimonio anche contro la volontà della donna, e nonostante l’assenza di un sacerdote e dell’atto pubblico notarile, portavano spesso a forti disagi ai più piccoli e ai nascituri.
Per queste ragioni, legate a un livello morale e spirituale decisamente decaduto, i primi decenni del sedicesimo furono caratterizzati da grande sbandamento per la popolazione. L’intervento della Madonna dell’Olmo è da collocare in questo contesto proprio alla luce della volontà di Maria di riportare la popolazione ad atteggiamenti virtuosi e all’unione con il Signore.
Le pastorelle che assistettero al miracolo stavano portando il gregge al pascolo nei prati situati dopo la contrada di Castelletto, alla estremità ovest della città. Si trattava di una zona ben poco frequentata, poco distante dalla antica via utilizzata per raggiungere l’attuale Marano Vicentino. In quei momenti la più grande tra le tre ragazze, di cui non si conoscono i nomi, sentì rivolgere a lei una parola.
Vide che a pronunciarla era una Donna che stava seduta sopra le fronte degli olmi, ben in alto. Quella Signora cominciò a parlarle di Dio, e ne parlava in una maniera del tutto particolare, come se si trattasse di suo figlio. Lo faceva inoltre con voce gentile, nonostante spiegasse il disappunto che il Figlio provava per tutte le nefandezze che si verificavano in quegli anni nella cittadina di Thiene.
Disse che si trattava della ragione per cui era venuta, portando con sé un messaggio da fare recapitare alle autorità cittadine. Un messaggio che era in realtà un monito, un invito alla popolazione affinché cambiassero vita al più presto. Il popolo era infatti chiamato a cercare il perdono di Dio, e di farlo anche attraverso l’istituzione di un centro di devozione alla Madonna, con la costruzione cioè di una chiesa.
Questa chiesa li avrebbe infatti riportati al Signora, salvandosi peraltro dal punto di vista materiali da una grave carestia che da lì a poco avrebbe martoriato la cittadina e tutta la sua popolazione. La ragazza eseguì con grande solennità quell’incarico, recandosi presso le autorità di Thiene per esporre quanto i suoi occhi avevano visto e i suoi orecchi udito.
La giovane andò tanto dalle autorità civili quando da quelle religiose, ma purtroppo in un primo momento non venne creduta. Tutti la considerarono una sorta di pazza visionaria, mentre lei era solamente una povera e umile pastorella. Il sabato successivo la donna, che era ben certo di quanto i suoi occhi avevano visto, si recò nuovamente nel luogo del miracolo.
In quella seconda occasione vide nuovamente questa donna che dall’alto dell’olmo le parlava di Dio come se fosse suo figlio, e la esortò a provare nuovamente nell’impresa che le aveva domandato. Anche in questa seconda occasione, la ragazza continuò a non essere creduta. Poi arrivò, il sabato seguente, la terza apparizione, e per mostrare una prova del prodigio Maria le lasciò un segno tangibile.
In quella data il tronco dell’olmo, sul quale si trovava, all’improvviso e in maniera inspiegabile rimase completamente spoglio di corteccia, a differenza di tutte le altre fronde dell’albero, che continuavano a conservare la loro vitalità anche nei giorni seguenti, e nella maniera identica a prima.
Ma anche di fronte a questo fenomeno inspiegabile le autorità cittadine continuarono a non credere alla donna. Ci fu quindi, il sabato successivo, una quarta apparizione della Madonna, stavolta però non in quello stesso luogo ma in una povera abitazione situata al di fuori di Thiene, oltre il punto in cui si trovavano le ultime case a nord est.
In quell’uomo viveva un uomo, detto Simone il Gobbo, che vivevano in estrema condizione di povertà e di salute. Simone era infatti rimasto duramente paralizzato in seguito a una caduta, in cui aveva riscontrato una lesione tale da comprometterti l’uso degli arti.
L’uomo occupava nella casa un sottoscala in cui aveva posto il suo giaciglio. Non aveva infatti più da aspettarsi nulla dalla sua vita. Maria apparve e quest’uomo per affidargli un messaggio molto semplice. Gli disse che la città di Thiene era assolutamente in pericolo, e per fare fronte a questo i thienesi dovevano riavvicinarsi a Dio e affidarsi alla protezione della Madonna, costruendo la chiesa.
Simone con molta probabilità conosceva già le prime apparizione intercorse alla pastorella, perché ne parlava con grande sicurezza, esponendo la preoccupazione di non essere anche lui, a sua volta, creduto dalle autorità. “Ti ridò la salute, così ti dovranno credere”, disse all’uomo la Madonna.
All’udire queste parole Simone si recò a piedi fino a Thiene, percorrendo a piedi due chilometri e mezzo. Nel momento in cui le autorità lo videro risanato, e ascoltarono le sue richieste, che corrispondevano poi perfettamente a quelle della pastorella, allora capirono che c’era qualcosa che avrebbero dovuto ascoltare.
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Quei prodigi li lasciarono turbati e esterrefatti, tanto da fargli mettere da parte ogni pregiudizio e dubbio. Credettero ai racconti che avevano ascoltato e riconobbero tutti i prodigi, decidendo finalmente di costruire un città un luogo di culto degno del nome di Maria. In pochi decenni la devozione aumentò in maniera fortemente significativa, tanto da fare costruire una seconda chiesa più grande, per mano dei frati Cappuccini, dove venne inglobata anche la primitiva cappella della Madonna.
Giovanni Bernardi
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