Il Santuario della Madonna dell’Incoronata è sorto dopo il miracolo delle lacrime di Maria per la corruzione e il malaffare praticate in un luogo vicino.
La chiesa è considerata uno dei massimi capolavori del Rinascimento lombardo per via delle notevoli e preziose opere d’arte contenute all’interno. Oltre a questo, rappresenta senza dubbio il monumento più prestigioso della città, ed è anche riconosciuto come monumento nazionale italiano.
La proprietà dell’edificio è sempre stata in mano al Comune, e non come al contrario si potrebbe pensare della diocesi. Questo fin dal momento in cui venne costruita, per mano delle autorità laiche di Lodi e su forte impulso della totalità della cittadinanza lodigiana.
La chiesa rappresenta così ancora oggi un’importante attrazione turistica. Vicino ad essa è infatti posto anche il Museo del tesoro dell’Incoronata. Il periodo in cui avvenne il miracolo della Madonna che piange era infatti uno dei periodi in cui la città visse il massimo splendore artistico e culturale.
Il tempio al momento del miracolo si trovava nella contrada Lomellini, vale a dire l’attuale via Incoronata. Lì una taverna era taverna frequentata da prostitute giorno e notte, e uomini vi si recavano per giocare d’azzardo. L’affresco raffigurante Maria Incoronata e Gesù bambino, risalente al trecento, era poco distante da quel posto.
Un giorno molti cittadini la videro lacrimare. Da allora cominciarono numerosi fatti miracolosi, che diedero l’impulso per la costruzione del Santuario, dedicato al culto mariana della Madonna Incoronata. Tutti appoggiarono l’iniziativa, dalle autorità municipali agli esponenti delle famiglie più illustri della città fino al vescovo Carlo Pallavicino.
La prima pietra per la costruzione dell’edificio si pose il 29 maggio 1488, e su questa vi era impresso lo stemma della città di Lodi. Anche all’interno del santuario, che per volontà del vescovo restò sempre di proprietà del comune, si possono vedere alcune rappresentazioni artistiche dello scudo araldico municipale.
L’architetto Battagio diresse i lavori per un anno, per poi passare al luganese Gian Giacomo Dolcebuono, che condusse i lavori fino al 1493.I lavori si ispirarono alla bramantesca sacrestia di Santa Maria presso San Satiro a Milano, eretta pochi anni prima.
La chiesa infatti presenta una pianta centrale, con matroneo e cupola ottagonale. L’immagine miracolosa di Maria venne portata nella chiesa sull’altare maggiore. Ambrogio Bergognone, fra i principali maestri del rinascimento lombardo, decorò la cappella dell’altare maggiore dal 1497 al 1500.
Gli affreschi vennero purtroppo distrutti nel seicento. Le quattro tavole finirono nella Cappella di san Paolo. A decorare le cappelle minori e le logge superiori furono invece chiamati Giovanni Della Chiesa e suo figlio Matteo, due pittori pavesi. Anche queste opere oggi sono quasi tutte scomparse.
Nel 1501 avvenne infine la consacrazione solenne, mentre dal 1514 e per i successivi cinquant’anni i Piazza da Lodi si occuparono della decorazione interna, con affreschi e tavole.
Saranno poi i cittadini di Lodi ad occuparsi nei secoli del sostentamento della chiesa, e i loro ritratto sono ancora presenti nella Galleria dei benefattori, in un locale collegato alla sagrestia. La costruzione del coro arrivò alla fine del seicento, e per realizzarlo si dovette distruggere l’altare maggiore rinascimentale.
Nel 1744 arrivò poi la nuova sacrestia, capolavoro del barocchetto lombardo, con la volta affrescata a motivi rocaille e gli arredi lignei di Antonio Rotta. Alla metà dell’Ottocento si rifecero la doratura e la decorazione interna delle logge del matroneo. Si ridipinse tutta la cupola del bergamasco Enrico Scuri, e si rifece anche la lanterna.
Il Museo del tesoro dell’Incoronata venne inaugurato nel 1988, nel cinquecentesimo anniversario dell’edificazione del tempio. Oggi un rettore nominato dal vescovo di Lodi si occupa dell’attività liturgica.
Negli anni l’edificio venne sempre più arricchito di opere d’arte, al punto da arrivare a rappresentare una vera e propria galleria d’arte. Vi sono all’interno una grande quantità di affreschi, di tavole e di tele che sono state realizzati tra la fine del Quattrocento e gli inizi dell’Ottocento, per mano dei maggiori artisti che operarono nella città di Lodi.
Tra questi, appunto, il Bergognone, Fulvio, Martino, Callisto e Albertino Piazza, Berinzaghi, Enrico Scuri e Stefano Maria Legnani. L’interno è inoltre impreziosito da alcune sontuose decorazioni in oro. Nell’ordine superiore presenta infine un matroneo ad archetti, a loro volta sorretto da colonnine blu e oro.
Giovanni Bernardi
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