La Madonna di Irlanda stupì fortemente la popolazione con un miracolo a cui partecipò tutto il popolo. Un segno incontrovertibile della presenza di Maria.
Nel periodo in cui il condottiero inglese Oliver Cromwell visse in Irlanda una dolorosa persecuzione, di furono anche vescovi costretti a lasciare il Paese, come ad esempio il vescovo di Clonfert Lynch. Il religioso viaggio per tutta l’Europa fino ad arrivare, nel 1645, in Ungheria. Lì lo ricevette Giovanni Pusky, vescovo di Gyer, che in ultima istanza divenne vescovo ausiliare della diocesi.
Il vescovo Lynch tuttavia, passati dieci anni, intendeva tornare al più presto nella sua terra natale. Non ci riuscì, tristemente. Tuttavia nelle sue ultime di vita donò il suo unico tesoro materiale, il bene più prezioso che possedeva in questa terra, al vescovo di Gyer. Si trattava dell’immagine della Madonna d’Irlanda.
L’immagine venne appesa al muro della cattedrale di Gyer, a ricordare il dono e la vita del vescovo irlandese defunto. Passarono molti anni, fino a che accadde qualcosa di incredibile. Nel giorno della festa di San Patrizio, il 17 marzo 1697, numerosi fedeli si trovavano all’interno della cattedrale per celebrare la ricorrenza. Si trattava infatti di un evento davvero partecipato e meraviglioso.
In quella data speciale, lacrime di sangue caddero dagli occhi della Beata Vergine. L’evento durò a lungo, precisamente tre ore, dalle sei del mattino fino alle nove del mattino. Quelle gocce caddero anche sulle foto di Gesù Bambino. I fedeli provarono in tutti i modi a tamponarle, usando anche asciugamani di lino, ancora oggi conservati sotto il vetro all’interno del santuario.
Si provava ad asciugare il sangue traspirante dalla faccia, ma non c’era modo per quanto liquido scorresse. Ancora oggi il punto sanguinante è visibile sul tessuto di lino conservato. Venne persino fatto esaminare chimicamente da un professore di chimica intorno alla metà del 1900. Lo studioso analizzò una particella dalla vena più scura rimossa dal lino. Il test scoprì qualcosa di incredibile. Si trattava di una miscela di lacrime e sangue umano reale.
Nell’immagine, si vede Maria che guarda il bambino addormentato su un lettino, ben nascosto tra due lenzuola e un broccato rosso spalmato. Gesù ha la testa su due cuscini, poggiata su uno sfondo scuro. Le sue braccia, e il suo petto, sono nudi, mentre indossa un velo grigio rosato, il cui colore risalta sui suoi capelli castani. Il suo mantello blu è poggiato sopra un accappatoio di terracotta. Maria è incoronata come regina, e davanti c’è Gesù, anch’Egli incoronato come Piccolo Re, coperto di vesti regali.
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Nella cattedrale di Gyer, all’interno degli archivi, si trova un documento, scritto nel 1697 su pergamena, che testimonia con dovizia di dettagli questo evento. A firmarlo furono tanto il clero quanto i laici presenti alla Messa, insieme anche al sindaco e ai consiglieri e governatori. Poi ci sono le firme di predicatori luterani e calvinisti, un rabbino, insieme a oltre cento testimoni oculari.
Papa Pio IX concesse un’indulgenza plenaria alle feste di San Patrizio e dell’Assunzione nel 1874, dinanzi alle quali si svolgono le novene pubbliche. Numerosi santi e religiosi si trovarono a visitare il magnifico e miracoloso dipinto. Tra questi l’arcivescovo Schrembs di Toledo nel 1913, quando visitò l’Ungheria e la città di Gyer, e vide il bellissimo dipinto. Subito, quando cominciò a parlare dell’evento miracoloso, si commosse profondamente.
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Il vescovo ne richiedette poi una copia per i cattolici irlandesi della sua diocesi, affermando che di certo sarebbero stati felici di conoscere questa meravigliosa storia e quindi di potere osservare in preghiera l’immagine di Nostra Signora d’Irlanda. La copia è stata realizzata e consegnata in poco tempo al vescovo. Nell’Ohio, il 23 agosto 1914 l’arcivescovo Schrembs dedicò la nuova chiesa di Santo Stefano a Toledo alla Madonna di Irlanda. “Sono convinto che il quadro sarà apprezzato in una Chiesa ungherese tanto quanto lo sarebbe in Irlanda e quindi in Irlanda”, disse il vescovo in quella data.
Giovanni Bernardi
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