La Madonna del Lume, il 21 novembre del 1722, si rivelò a una veggente di Palermo, con una schiera di serafini che la circondavano.
Da allora ne nacque una devozione mariana molto intensa e profonda. Il sacerdote della Compagnia di Gesù Padre Giovanni Antonio Genovesi, missionario morto nel 1743, venerato dal popolo di Messina come un santo durante il flagello della peste, consacrò il suo lavoro di missionario proprio alla Madonna del Lume, cui era molto devoto.
Il religioso portava sempre con sé un’immagine in tela della Madonna. Non sapeva con quale titolo dovesse venerarla, così domandò direttamente a Lei, chiedendo la particolare grazia a una donna Pia che si era fatta suora. La donna, un giorno, dopo avere preso la Comunione, cadde in uno stato d’estasi.
La veggente parlò di una visione in cui le apparve Maria. Vi erano poi una schiera di serafini che la circondavano. La Madonna portava sopra il proprio capo un triplice diadema. Da lì partiva una lunga veste, fino ai fianchi cinti da una fascia. Mentre invece dalle sue spalle pendeva un manto di colore azzurro. La religiosa raccontò di essere stata colpita dalla “straordinaria affabilità e grazia che effondeva il volto augusto della Vergine”.
Il che “ne accresceva ancor più la gioia il vedere la Gran Madre non sola, come altre volte, ma portante nel suo braccio sinistro il suo Divin Figlio in forma di Bambino allegro e sorridente”.La veggente inoltre spiegò di avere domandato a Maria il perché di quella sua visione. Così la Madonna le avrebbe risposto citando le parole stesse di padre Genovesi, che le aveva rivolto in una preghiera.
La veggente raccontò inoltre ciò che Maria le disse. “Voglio essere dipinta su una tela così come mi vedi e, mentre così diceva, si curvò per trattenere un’anima dal cadere nelle pene dell’inferno“, spiegò la religiosa. Padre Genovesi aveva domandato che all’interno della pittura si rappresentassero i cuori dei peccatori in atto di presentarli in qualche maniera alla Vergine.
Maria avrebbe chiesto alla veggente lo stesso desiderio del sacerdote, acconsentendo così alla sua richiesta. “Ed ecco che si presenta in ginocchio accanto alla Vergine un angelo che, tenendo in mano un canestrino pieno di cuori, li presenta a Lei dalla parte sinistra, dove il divin pargoletto, che stava in braccio alla Madre, a uno a uno li prende e, non men cogli sguardi che con contatto, li infervora e li infiamma di carità“, spiega la veggente.
Maria concluse il suo messaggio dicendole: “Vedi ora come io mi sono lasciata vedere da te, tale e quale esattamente voglio essere dipinta, e in questa maniera voglio essere evocata col nome di “Madre Santissima del Lume”.
Maria in tale occasione ripeté la stesse espressione per tre volte. Prima di spiegare che ogni persona che da lì in poi la avesse invocata con questo titolo particolare sarebbe stata rivestita di grazie e di grandi benedizioni.
Di seguito, venne dipinto il quadro alla presenza del padre Genovesi, nell’anno 1772. Lo stesso quadro che ancora oggi dona grandi benedizioni su chi, attraverso di questi, invoca la Madonna per domandarne la sua presenza materna all’interno della propria vita. Maria infatti non abbandona mai i suoi figli che chiedono la sua vicinanza e la sua intercessione per le grazie del cielo, nella strada verso il Signore Gesù.
Giovanni Bernardi
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