Nel santuario di Nostra Signora di Copacabana si trova la venerata “Madonna Morena” che opera ancora oggi innumerevoli grazie.
“La Vergine Immacolata intercede per noi in Cielo come una buona madre che custodisce i suoi figli. Maria ci insegni con la sua esistenza che cosa significa essere discepolo missionario”, affermò Papa Francesco durante la sua visita al santuario in cui si trova la venerata Vergine di Copacabana.
La nave dei pellegrini che finì in balia delle acque
Per risalire alla sua storia, bisogna tornare al momento in cui i passeggeri di una nave che si era dispersa vicino alla capitale brasiliana di Rio de Janeiro. Tra quei pellegrini ve ne erano alcuni che stavano tornando proprio da una visita al santuario della Vergine di Copacabana, in Bolivia.
Questi, nel momento in cui le loro vite si trovavano in forte pericoloso, chiesero alla Vergine di intercedere per loro e di salvare la loro nave. Grazie all’intervento di Maria la nave restò intatta e loro poterono sbarcare sani e salvi sulle coste del Brasile. Da allora, il luogo di approdo delle navi venne chiamato di Copacabana, in segno di gratitudine per la Vergine. Oggi rappresenta una delle località brasiliane più visitate al mondo.
Una storia di grande amore per la Vergine
Andando ancora a ritroso, però, si può avere contezza di una storia di grande fede e soprattutto di intenso amore per la Vergine. Il santuario boliviano infatti si trova tra le splendide e incantevoli montagne che si affacciato sul grande Lago Titicaca. Proprio lì sotto si trova l’insenatura nominata Copacabana, o Sepa-cabana.
Il nome sta a significare “colui che guarda la pietra preziosa“. Da quel punto, infatti, è possibile scorgere una maestosa collana di ghiaccio, legata alla Cordigliera delle Ande. Qui infatti, fin dai remoti tempi in cui ci viveva l’Impero degli Inca, i cittadini vivono in attesa di compiere un meraviglioso viaggio nell’Isola del Sole, che dista solamente alcune miglia dal grande lago. Da allora Copacabana rappresentò sempre il centro di molte attività.
L’arrivo dei missionari nelle terre degli Incas
In questa terra i missionari piantarono le proprie croci in tutti i principali centri Inca. Tra cui Copacabana, dove venne costruita una bellissima chiesa dedicata a Sant’Anna. Ma pare che la santa, Madre della Beata Vergine, disapprovò questa costruzione. Così i raccolti che arrivarono negli anni seguenti furono molto poveri, e la città cadde in discredito. Gli abitanti del luogo si allontanarono, e in quelle terre vi restarono solamente poche anime ad abitarvi.
Nel 1581 Francisco Yupanbi era un giovane ragazzo indiano. Il suo desiderio ardente fu quello che la sua città natale venisse dedicata alla Madonna. Così, in autonomia e in gran segreto, giorno dopo giorno cominciò a costruite una statua della Vergine col Bambino. La sua intenzione era quella, un giorno che l’opera fosse conclusa, di presentarla agli abitanti del villaggio e di compiere così la tanto desiderata richiesta.
L’opera che venne deriva dai concittadini del giovane
Per un anno intero Francisco lavorò giorno e notte alla statua. Così arrivò il gran giorno in cui decise di chiamare i cittadini del villaggio per vedere la sua tanto faticata opera. Questi però, purtroppo, appena arrivarono di fronte alla statua, cominciarono tristemente a ridere di lui con grande disprezzo. Francisco infatti non sapeva proprio nulla di arte, e la sua statua, che tecnicamente era piuttosto carente, lo testimoniava.
Il giovane però, dopo questa beffa, non si diede per vinto. Il suo desiderio di terminare l’opera era grande. Cominciò insieme ad altri giovani a visitare tutte le maggiori città della Bolivia con l’obiettivo di imparare le maggiori tecniche del mestiere e di studiare al cospetto dei maggiori maestri che in quel periodo stavano decorando una dopo l’altra tutte le più belle chiese e i più stupendi monasteri boliviani.
L’intenso studio del giovane e la bellissima statua
Passarono mesi e arrivò finalmente la fine della sua opera d’arte. In cui era raffigurata la splendida Nostra Signora di Copacabana. Maria era raffigurata come una Vergine che aveva gli stessi tratti somatici della sua popolazione. Tra le sue braccia, vi era un neonato non dissimile dalle migliaia di bambini indiani che nella sua vita il giovane aveva avuto modo di conoscere.
I suoi insegnanti, al cospetto di quest’opera d’arte, rimasero sbalorditi e affascinati. Il giovane, fondamentalmente inesperto, aveva dato vita a una meravigliosa opera d’arte. Per lui si trattava di un’opera in cui aveva riversato tutto il suo amore. Era la sua “Piccola Madre”, la Vergine Santa, l’unica persona che avrebbe potuto salvare la sua città di Copacabana e il suo popolo dalla miseria e dalla povertà.
L’atteggiamento ostile cambiò dopo il sorriso della Vergine
Così, con grande gioia ed entusiasmo, tornò a casa sua portando la statua che aveva ricevuto incredibili elogi. Lì però, tristemente, una delegazione di cittadini lo stava aspettando per cacciare lui e la sua opera. Il giovane si voltò verso la Vergine che, miracolosamente, gli sorrise. Allora aprì la scatola di fronte a tutti gli altri.
D’istante, il loro atteggiamento furioso e ostile, cambiò totalmente. Nel momento in cui videro questa Madonna meravigliosa, carica di tutto l’amore che il ragazzo aveva impegnato per darle vita, tutti decisero di accogliere il giovane Francisco. Ben presto la Vergine cominciò ad operare grandi miracoli a tutti gli abitanti di Copacabana.
La devozione verso la Vergine di Copacabana crebbe ogni giorno
La devozione verso la Vergine crebbe ogni giorno, e ben presto gli abitanti costruirono una chiesa in onore di Maria e di questa opera bellissima. Devoti di Paesi lontani inviavano i loro gioielli per adornare la Vergine di Copacabana, a cui ogni giorno si rivolgevano grandi folle di pellegrini.
Il giovane Francisco entrò in monastero, lì visse felice fino al giorno in cui morì, santo. Intorno alla sua statua per secoli si avvicendarono leggende e narrazioni. Di fatto, la Vergine di Copacabana permise molte guarigioni e numerosi miracoli.
La fede della popolazione locale crebbe a dismisura, in tutte le città e trasversalmente a ogni ceto sociale. La “Mamita”, detta anche la “Madonna Morena”, era ormai diventata la Madre di tutti.
Giovanni Bernardi