Un uomo, incarcerato dai pirati, trovò in una grotta, dietro una luce intensa, il quadro della Madonna di Porto Salvo, che gli permise di tornare a casa.
Nel sedicesimo secolo infatti il Mediterraneo era luogo di saccheggi e di dominazioni da parte dei pirati. Figure come Barbarossa, Murad Dragut o Uluch Alì imperversavano nei mari e nelle coste, con razzie continue, villaggi saccheggiati e cittadini schiavizzati.
Le scorribande dei pirati nel Mediterraneo nel sedicesimo secolo
Uluch Alì, noto anche come “Alì il Rinnegato”, fu un pirata calabrese nato nel 1519, il cui vero nome era Giovanni Dionigi Galeni. Alì stava scegliere la vita monastica ed entrare in un convento. Prima che accadesse, però, venne catturato da un corsaro algerino, di nome Khayr al-Dīn, meglio noto a tutti come il Barbarossa.
La cattura avvenne nell’Isola di Capo Rizzuto, in Calabria, nel 1536. Durante la sua prigionia Alì fu messo al remo, ai lavori forzati, e per diversi anni dovette rinnegare la sue fede cristiana. Questo però al fine di uccidere il turco che lo aveva imprigionato, e per salvare la vita. Secondo la legge islamica, infatti, sarebbe stato destinato alla morte.
La vicenda del feroce pirata Alì, cristiano convertito all’islam
Diventò quindi musulmano. Dopodiché sposò la figlia di Jaʿfar Pascià, un altro calabrese convertito all’islam. Divenne quindi anch’egli un corsaro, cominciando la sua carriera e avendo presto un grande successo.
Poco dopo Alì diventò comandante della flotta di Alessandria, pascià d’Algeri e da ultimo governatore di Tripoli. Fu anche uno dei partecipanti alla battaglia di Lepanto, come comandante all’interno dello schieramento ottomano, e fu uno dei pochi a riuscire a salvarne la pelle.
La cattura di Andrea Anfossi a Tunisi e la fuga verso la Lampedusa
Durante un’incursione in Liguria, nel 1561, cattura Andrea Anfossi, che venne deportato a Tunisi, uno dei maggiori centri della pirateria. Anfossi riuscì a scappare durante un periodo di detenzione a Lampedusa. Scappò nel bosco e si rifugiò fino alla ripartenza dei suoi carcerieri.
Incontrando dei pastori, chiese loro di spezzargli le catene, e questi in cambio lo misero a pascolare il loro gregge. Una sera però Anfossi intravide, nel mezzo di un roveto, una grotta. Da questa usciva una luce intensa e abbagliante. Incuriosito, vi entrò dentro. Si trovò davanti un maestoso quadro in cui veniva raffigurata Maria, il Bambino Gesù e Santa Caterina d’Alessandria.
Il quadro della Madonna di Porto Salvo trovato all’interno della grotta
In seguito si pensò che il quadro venisse dal Monastero di Santa Caterina d’Alessandria in Egitto, ovvero il più antico monastero cristiano al mondo ancora in piedi. Anfossi decise di vivere in quel luogo, diventano un famoso eremita di quell’epoca, conosciuto da tutti i naviganti. Come lo divenne anche la sua grotta, che diverrà presto nota come la grotta di Lampedusa.
I passanti lasciavano numerosi doni e offerte a quella misteriosa grotta, e gli unici che avevano il diritto di prenderli e portarli nella chiesa dell’Annunciazione di Trapani erano i cavalieri di Malta. Si narra infatti che chiunque prelevasse qualcosa senza averne l’autorizzazione finisse per restare imprigionato tra le intemperie furiose dell’isola. Questa si placavano solo nel momento in cui la persona stessa restituisse la refurtiva.
L’uomo fece un voto alla Madonna e partì per Castellaro Ligure
Dopo decenni che l’eremita viveva sull’isola, decise di fare un voto alla Madonna. Promise che nel caso fosse riuscito a tornare al suo podere, a Castellaro Ligure, avrebbe edificato un santuario in onore della Vergine.
Decise quindi un giorno di scavare un tronco e di sistemare la tela sacra sull’imbarcazione, come se fosse la sua vela. Si mise in viaggio sulle acque. Subito però i lampedusani cominciarono ad inseguirlo, con l’intenzione di prenderlo. Anfossi si gettò all’improvviso in acqua, e da quel tuffo rispuntò molto lontano.
Dopo essersi gettato in mare sbarcò ad Arma di Taggia, in Liguria
Sbarcò infatti ad Arma di Taggia, in provincia di Imperia, in Liguria. Lì venne scambiato per un ladro e un vagabondo, e per questo motivo subito lo misero in prigione. Poco dopo sarà il comandante del posto di guardia a farlo liberare.
Una volta libero, finalmente Anfossi era tornato a casa, e subito andò dal signore di Castellaro per proporgli di edificare un santuario all’interno del suo podere, così da poter rispettare il suo voto alla Madonna.
La costruzione del Santuario della Madonna di Porto Salvo
Il nobile accolse la richiesta dell’eremita, ma decise di costruire il santuario in un altro luogo da lui deciso. E per questa ragione confisca il quadro ad Anfossi. La tela con l’immagine sacra, però, miracolosamente ritornava ogni volte nel podere dell’Anfossi.
L’ormai ex eremita era perciò il primo sospettato di questi furti, e venne di nuovo messo in prigione. Nonostante ciò, anche quando l’uomo era in prigione la tela con l’immagine di Maria continuava a tornare nella proprietà di Anfossi, perché erano gli angeli a trasportarla.
Dopo questi numerosi eventi prodigiosi, l’uomo fu scarcerata e infine il nobile decise di costruire a Castellaro Ligure il Santuario della Madonna di Lampedusa, nell’esatto luogo indicato da Anfossi. Un santuario che ancora oggi si può visitare, e in cui trovare all’interno la miracolosa tela con la Madonna, il Bambino e Santa Caterina d’Alessandria. La stessa che Anfossi, diventato eremita, usò come vela per tornare da Lampedusa fino alla Liguria.
Giovanni Bernardi