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Madonna di Porto Sant’Elpidio: il miracolo dell’urna e le numerose grazie

Correva l’anno 1829, il rettore della Chiesa della Corva, a Porto Sant’Elpidio, era don Filippo Toscani.

Il 25 luglio la statua della Madonna con le braccia incrociate sul petto, che si venerava in quella parrocchia, era riposta nella sua urna di legno, come al solito. Una specie di tabernacolo di legno decorato, all’interno della quale il sacerdote usava chiudere la statua.

Il miracolo della statua della Madonna di Porto Sant’Elpidio

La mattina del 25 luglio il Sacerdote stava iniziando la celebrazione della Santa Messa, la prima della giornata, alle 6.30 del mattino. La chiesa era gremita di fedeli. In quel giorno infatti si celebrava la festa di San Giacomo.

All’improvviso si udì un forte colpo provenire dall’urna. Subito tutte le persone si girarono verso il punto da cui proveniva il rumore. Tutti insieme videro lo sportello dell’urna aprirsi da sé. La statua che era custodita all’interno stava tendendo le braccia in avanti, verso i fedeli. Che subito cominciarono a gridare al miracolo.

Giubilo e commozione tra i fedeli al momento del miracolo

Voci di giubilo e di incredulità si mischiarono tra di loro, in una commozione generale. Il celebrante, sull’altare, più volte provò a richiamare al silenzio, per terminare la celebrazione della Santa Messa. Appena terminata, una volta recitate le litanie alla Vergine, sta però di fatto che da quel momento in poi don Filippo non riuscì più a ripiegare le braccia del simulacro e nemmeno a richiudere la statua dentro l’urna.

La notizia dell’avvenimento prodigioso fece il giro del territorio della Corva in pochissimo tempo, e tutte le persone accorsero di giorno in giorno, dai paesi vicini e da ogni luogo, per venerare la statua miracolosa. Alle persone che si recavano in pellegrinaggio a Porto Sant’Elpidio la Vergine dispensava continuamente grandi grazie.

Il processo canonico che ne attestava la bontĂ 

Fino a intorno il 1881 il fatto veniva ricordato e creduto da tutti, anche perché molte persone che avevano assistito in prima persona al prodigio erano ancora vive. In quegli anni, inoltre, fu celebrato dalla Chiesa Fermana un Processo Canonico, al termine del quale il prodigio fu riconosciuto pienamente veritiero.

Purtroppo però, non si sa bene per quale motivo, da i documenti del processo andarono perduti. Solenni festeggiamenti dell’avvenimento miracoloso furono celebrati nel 1904, in occasione del settantacinquesimo anniversario. Per questa occasione venne rifatta la facciata della della Chiesa e decorata la Cappella dedicata alla Madonna.

La storia della statua miracolosa

Oltre a questo, al Simulacro della Madonna un rifatto il nuovo abito, in pura seta e ricamato in oro fino. Le memorie tradizionali spiegano inoltre che la statua di Maria venerata nella chiesa della Corva appartenesse, in origine, alla alla famiglia Parmili di Sant’Elpidio a Mare. La Parrocchia acquisì il Santo Simulacro dopo che questo veniva dato in prestito alla Chiesa dai proprietari in un certo periodo dell’anno.

Dal 1809 la statua rimase però definitivamente conservata all’interno della Chiesa della Corva, appoggiato in un’urna in legno vicino all’Altare maggiore. Maria rimase così sempre più vicina ai suoi figli per donare loro Grazie e benedizioni, in particolare dopo il prodigio avvenuto il 25 luglio 1829.

foto profilo facebook Parrocchia Santa Maria Addolorata – Porto Sant’Elpidio – Corva

Le numerose grazie avvenute per la Madonna della Corva

Tra le grazie avvenute per intercessione della Madonna della Corva, se ne segnalano infatti numerose. Il 26 luglio 1829 Orazio di Pasquale Casciotta di Capodarco riacquistò la vista, il 28 agosto 1829 fu la volta di un uomo di 71 anni, Domenico Antonio Cicconi di Monte Leone.

Tra le numerose guarigioni, poi, il 31 luglio 1829 quella di Lorenzo Mataloni di Morrovalle, il 2 agosto 1829 quella di Domenico Mancini di Pasquale, il 15 agosto 1829 Domenico Mezzabotta di Fermo, di una donna inferma, di una bambina muta dalla nascita che iniziò a parlare. E molte altre. Così che la chiesa in poco tempo si riempì di numerose grucce e di ex voto, molti a testimoniare guarigioni di ammalati e il ritorno di soldati dal fronte nel tempo di guerra.

La tradizione, che continua fervidamente tutt’ora, dice che si deve porre un indumento sotto il manto della Madonna, e poi pregare per l’ammalato. Molti si recano in questo santuario per motivi di salute, per interventi chirurgici o per chiedere l’esito positivo di cure delicate.

Giovanni Bernardi

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