Nel 1496 la Madonna apparve a una pastorella su di una quercia, sul Colle dei Frati, vicino a Bettola, e chiese alla giovane di edificare una chiesa.
La diffusione della notizia riguardante l’apparizione di Maria alla giovane fece subito il giro di tutto il territorio. In pochissimo tempo si venne a originare un profondo e molto ampio sentimento popolare, che diede vita al culto della Madonna della Quercia di Bettola.
“Una giovane pastorella se ne stava pascolando il gregge su di un’altura poco lontana dall’abitato e vicino al torrente; mentre le pecorelle se ne stavano brucando fra i cespugli, essa si stava riposando sotto una quercia, quando tutto ad un tratto, fra i rami dell’albero si partiva uno splendore di luce intensa. La giovane alzava lo sguardo e vedeva, in celeste visione, una maestosa Donna, vestita di sole e con in braccio un bambino”, riporta un resoconto dell’epoca.
Alla giovane, incredula ed estasiata, Maria disse: “Sono la Madonna, dì ai maggiorenti del paese che io voglio sia eretta qui una chiesa sotto il titolo di Maria della Quercia ad onore e gloria del mio Gesù”. La Madonna quindi chiese alla pastorella di innalzare in una chiesa, nel luogo dell’apparizione. Gli abitanti della zona subito adempirono alla richiesta di Maria, costruendo in un primo momento la chiesa, e in seguito un convento francescano.
“Dopo la “Comparsa” venne edificata una chiesa grande, fornita di più altari con organo e campanile; vi fu annessa una Congregazione di Cordiglieri e una nicchia con l’immagine della Beata Vergine e, immurata, una “quercia” nascosta nel muro dell’altar maggiore”, scrivono i racconti dell’epoca.
In epoca napoleonica, tuttavia, l’istituzione religiosa fu combattuta e soppressa, e di conseguenza anche il santuario andò in rovina, assieme al convento dei frati. Lo stesso convento, per un certo periodo seppure breve, venne anche tristemente adibito a carcere.
Il governo imperiale napoleonico nel 1810 soppresse infatti la chiesa-convento e la statua della Madonna fu trasportata nell’oratorio del vecchio Borgo Sant’Ambrogio. L’oratorio venne però dal vescovo di Piacenza, Mons. Lodovico Loschi, in particolare grazie all’interessamento della duchessa di Parma e Piacenza Maria Luigia.
L’antico oratorio, di proprietà dei Nicelli, era però precario e modesto, e in seguito, durante lo sviluppo di Bettola come centro commerciale oltre che religioso, portò alla decisione di costruire un nuovo e grande Santuario della Madonna della Quercia. La devozione infatti, a sua volta, determinò negli anni un forte impulso per quanto riguarda lo sviluppa dell’intera zona, denominata Val Nure.
Nel 1884 si terminò il complesso religioso, nella piazza principale di Bettola. La statua lignea della Vergine venne collocata, in maniera definitiva, nell’abside. La nuova cappella venne infine costruita nel 1954 sul luogo dell’apparizione, terminati gli anni di turbolenza dovuti alla guerra. La chiesa sorgeva quindi anche giusto a fianco dei resti dell’antico convento francescano.
Tuttavia, la venerata statua mariana e la quercia su cui avvenne l’apparizione restarono intatte e ancora oggi sono conservate all’interno del Santuario della Madonna della Quercia. Fu infine Giovanni XXIII, Papa Roncalli, a dichiarare la Beata Vergine della quercia Patrona della Val Nure nel 1962, firmando il il Breve Pontificio “amicum sidus” (stella amica). La festa patronale si celebra il primo settembre di ogni anno.
Dopo cinque secoli di tradizione si comprovò l’autenticità dell’evento, grazie alla scoperta della Quercia murata nell’antica chiesa dei Frati. Il ritrovamento avvenne durante il lavori di demolizione avviati per far posto alla costruzione delle Carceri Mandamentali di Val Nure. Ancora oggi le reliquie della Quercia sono conservate, una delle quali dal 1954 in una teca immurata nella cappella giardino, sul luogo dell’Apparizione.
Il fatto straordinario, avvenuto nel quindicesimo secolo, permise quindi alla valle di crescere notevolmente dal punto di vista dell’importanza storica, religiosa ed economica. L’Apparizione della Madonna della Quercia, oggi Patrona della Val Nure di Piacenza, attirò infatti fin da subito grande interesse e devozione, tanto da fare definire nel tempo la cittadina di Bettola, da alcuni storici, la “figlia della Madonna”.
Giovanni Bernardi
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