La sconvolgente richiesta dell’organizzazione “benefica” mostra il lato più inquietante delle cosiddette lotte per i “nuovi diritti”.
Vale a dire quello della cancellazione delle madri. Al centro di questa inquietante proposta c’è l’organizzazione Stonewall, storica promotrice di quelli che vengono chiamati i nuovi diritti. Questi, come riporta il sito La nuova bq, hanno avanzato una proposta decisamente problematica e che mostra, in maniera chiara e incontrovertibile, a cosa porta l’ideologia gender e tutto ciò che ne deriva: la cancellazione della donna e della sua condizione, unica e insostituibile, di madre.
Anno di battaglie femminili per la dignità della donna, quindi, e per la sua libera espressione, compresa quella che avviene nella maternità, cancellate in un solo tratto di penna. La richiesta avanzata dall’organizzazione nell’ambito del programma Diversity Champions è che infatti non si parli proprio più di “madre” nei documenti ufficiali, e a questa inquietante prospettiva hanno già aderito 850 organizzazioni.
Tra queste ci sono addirittura 250 dipartimenti governativi ed enti pubblici, tra cui anche le forze di polizia, che si sono dette impegnate nella sfida, per così dire, dell’inclusione. A discapito però dell’esclusione delle madri, bisognerebbe aggiungere. Le organizzazione che quindi aboliranno questo termine ne guadagneranno in visibilità, all’interno delle classifiche stilate da Stonewall.
Nello specifico, la richiesta avanzata è quella di sostituire la parola madre con “persona che ha partorito”. In barba alle tante volte che, accusati di voler promuovere prospettive di questo tipo, che minano profondamente i diritti e l’unicità della donna, ci si è spesso sentiti rispondere che non era vero, che si trattava di una bufala, che il gender non esiste. L’autrice di Harry Potter J. K. Rowling si è guadagnata anni di insulti in rete proprio per avere fatto notare che il rischio dell’ideologia gender è la cancellazione della donna. Questo concorso ne è la più assoluta ed evidente conferma.
L’espressione “persona che ha partorito” punta infatti con tutta evidenza a eclissare la figura di madre, a cancellare dalla vista dell’umanità l’atto del generare la vita, sterilizzandone la portata dal punto di vista linguistico, in uno stile che ricorda molto il Grande fratello orwelliano. Chi non si adegua a queste imposizioni viene quindi messo in cattiva luce nelle classifiche dell’organizzazione, additato al pubblico ludibrio del mondo benpensante, del progressismo politicamente corretto.
La questione, svelata dal quotidiano britannico “The telegraph”, sta facendo molto discutere. Questa infatti è inserita, per di più, all’interno del programma Diversity Champions, a cui per accedervi bisogna spendere parecchio denaro. Ragione per cui il Ministro per le pari Opportunità inglese, Liz Truss, ha fatto notare l’opportunità per il governo britannico di abbandonare al più presto questa iniziativa nefasta.
Insomma, la richiesta conferma in maniera definitiva le vere intenzioni di un mondo, quello lgbt, che punta a sradicare definitivamente il concetto di maternità e paternità, cancellando infine l’unicità e la specificità della donna, insieme ad anni di battaglie per i suoi diritti. Imponendo un conformismo rigoroso che ha un retrogusto, diciamo così, fortemente totalitario. In nome di una finta e melensa inclusione della diversità.
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Il rischio è che situazioni di questo genere possano trovarsi anche nel nostro Paese, con il possibile avallo del Ddl Zan, è alto. Il pronostico è che anche nelle scuole italiane possa essere chiesto di cancellare il termine “mamma” con “persona che ha partorito”. Sulla carta, per difendere le persone transgender. Nella pratica, nascondendo la donna e il suo ruolo di madre dalla società pubblica, addossandole un velo di ipocrisia e di riformattazione linguistica. Sarebbe questo il progresso che, ad avviso di questi gruppi di pressione molto ideologizzati, ci emanciperebbe da Paesi “retrogradi” e incivili.
Giovanni Bernardi
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