Magdi Cristiano Allam: Differenze tra Gesù e Maometto.

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Il libro di Magdi Cristiano Allam: “Grazie Gesù. Parla della conversione dall’islam al cattolicesimo” (Mondadori, Milano 2008, pp. 204). La monaca di clausura, suor Maria Gloria Riva, ha raccontato sul numero di maggio della rivista apologetica “il Timone” le tappe della conversione al Cattolicesimo di Magdi Allam, famoso scrittore e giornalista, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera che nella notte di Pasqua del 2008 ha ricevuto in san Pietro direttamente dal papa il sacramento del battesimo. In Italia l’islam si è talmente avvicinato, da porre oggi concreti problemi giuridici, a cui siamo in parte impreparati, infatti oggi non esiste più uno stato cattolico vi è invece uno stato laico che regola i suoi rapporti con la Chiesa cattolica mediante il Concordato e che stipula di volta in volta intese con le altre confessioni religiose minoritarie.

Ebbene l’islam ha una concezione sacrale dello stato che mal si concilia con la laicità e la secolarizzazione dell’Occidente. Io ritengo che tra i cristiani siano ancora pochi coloro che conoscono approfonditamente l’islam e siccome nel vissuto quotidiano gli incontri con i mussulmani si fanno sempre più frequenti, è necessario conoscere da parte di noi cattolici gli elementi fondamentali del loro credo per rispondere con serenità e spirito di tolleranza religiosa ad una sfida islamica che si fa sempre più vicina.

L’islam è la fede nel Dio uno e unico: Allah che è assoluta trascendenza. Egli è indicibile, irrappresentabile, dinnanzi al quale l’atteggiamento del credente è unicamente quello della “totale sottomissione” (islam), i mussulmani hanno delle forti affinità con gli ebrei e con una setta molto attiva in Italia: quella dei Testimoni di Geova, essi rigettano tutti i dogmi cristiani: la Trinità di Dio, l’Incarnazione del Verbo, la Redenzione, il Peccato originale, la divinità di Cristo, l’esistenza della Chiesa ed i suoi sacramenti. Nella visione islamica, la volontà di Allah espressa nel Libro del Corano, regola minutamente con norme divine, quindi immutabili, tutta la vita dell’uomo in ogni suo aspetto, anche lì dove la mentalità occidentale li considera “laici”. Non esiste semplicemente solo una religione islamica, ma c’è anche una concezione statalistica islamica, un diritto ed una economia islamica. Il fondatore dell’islam è stato Maometto che nacque a La Mecca verso il 570 d. C.. Dopo il matrimonio con una ricca vedova, quando arrivò alla mezza età, essendo insoddisfatto del politeismo che aveva professato fino ad allora, si appartò in una grotta, dove secondo la tradizione mussulmana, ebbe la visione per svariati anni dell’angelo Gabriele e ci fu la discesa della parola di Dio che il testo del Corano riferisce puntualmente. Il termine Corano significa “recitazione” e per i mussulmani è la Legge (Sharia), che è discesa dal cielo, ed è non soltanto un codice religioso ma anche civile. Il Corano si divide in 114 capitoli o “sure” di varia lunghezza: all’inizio i capitoli più lunghi e, di regola, più recenti; alla fine quelli più brevi ed antichi. Ogni capitolo si compone di versetti. Vi sono regole fisse per le pause nella recitazione, per la corretta pronuncia, per l’assimilazione di talune lettere. Dopo questa prima rivelazione e non senza esitazioni, Maometto annunciò ai Meccani la nuova rivelazione, ma fu respinto e dovette fuggire a Medina dove fu riconosciuto da quegli abitanti come loro guida (giugno 622). Nei dieci anni in cui visse a Medina, Maometto diede norme sul matrimonio, sull’eredità, sui contratti e combatté la guerra santa contro i nemici dell’islam, in modo particolare gli ebrei ed i politeisti. Nel 630 Maometto si impadronì della Mecca diventando il padrone dell’Arabia.

Comunque il periodo medinese fu fondamentale, perché in quegli anni nacque l’islam come religione avente dei caratteri propri e distinti da quelli dell’ebraismo e del cristianesimo eretico nestoriano, e quindi non quello dottrinalmente ortodosso. Sempre a Medina Maometto, che lì vi morì nel 632, diede forma stabile al culto islamico fondandolo sui cinque pilastri che sono: la professione di fede, la preghiera, l’elemosina, il digiuno e il pellegrinaggio. La professione di fede con la quale si entra nell’islam consiste nel pronunciare la formula: “Non vi è altro Dio che Allah e Maometto è l’inviato di Dio”. Per diventare ufficialmente mussulmani basta recitare sinceramente questa formula dinnanzi a testimoni qualificati. Questa professione di fede viene fatta decine di volte nella giornata e domina tutto il mondo islamico. Nei confronti di Allah l’uomo è un servo ed il suo compito è adorarlo e sottomettersi, di qui l’inconcepibilità del rapporto “Padre-figlio” che il Cristianesimo professa fra Dio e l’uomo.

Un mussulmano, a differenza di un cristiano, non potrebbe mai dire “Padre nostro”, perché per l’islam Dio è troppo alto e l’uomo troppo basso. Il secondo pilastro è la preghiera e si intende la preghiera canonica che deve essere fatta cinque volte al giorno a ore fissate al minuto, secondo il ritmo del sole: all’alba, a mezzogiorno, a metà pomeriggio, al tramonto, a notte avanzata. La preghiera è preceduta dalla purificazione che si realizza per le impurità minori, lavando alcune parti del corpo e, per le impurità maggiori, che sono soprattutto quelle di carattere sessuale, facendo un bagno completo. Inoltre, per ogni mussulmano è obbligatoria, per la partecipazione alla preghiera comunitaria nella moschea ogni venerdì. Il terzo pilastro dell’islam è l’elemosina che con il tempo è diventata un’imposta legale obbligatoria. L’elemosina è destinata ai poveri ed anche alle opere della preghiera e della moschea. L’elemosina è un atto di benevolenza verso i bisogni del prossimo che imita la misericordia di Dio, in questi i mussulmani ed i cristiani sono molto simili. Il quarto pilastro è il digiuno. Il periodo del digiuno cade nel nono mese del calendario islamico, chiamato ramadan, che è il mese santo dell’islam, infatti in questo mese è stato rivelato il Corano. Durante questo periodo i mussulmani devono osservare un digiuno dall’alba al tramonto r vi è l’astensione completa dal cibo, dalle bevande e dai rapporti sessuali, finché vi è la luce del sole. L’ultimo pilastro è il pellegrinaggio alla Mecca, che ogni mussulmano adulto e sano deve fare, almeno una volta nella vita.

Dopo questa rapidissima panoramica ci rendiamo ben conto come l’islam sia una religione molto semplice, consistente in poche cose essenziali e probabilmente anche per questo, rispetto al cristianesimo, più complesso e più esigente, ha una maggiore possibilità umana di diffusione. A tal proposito, da qualche secolo, si assiste ad una progressiva islamizzazione dell’Africa, appunto perché esso è molto semplice, nella sua formulazione teologica, e si adatta più facilmente ai costumi locali africani e, soprattutto non esige, come il cristianesimo, che chi si converte, resti con una sola moglie e rinvii le altre.

Comunque l’islam, rispetto al cristianesimo, sembra offrire l’impressione di una certa povertà, specialmente per il fatto che non dà risposta ad alcuni grandi problemi umani, come quelli del male e della sofferenza. L’islam poi sembra essere eccessivamente indulgente verso la debolezza umana, specialmente nel campo della morale sessuale. Nell’islam è assai forte la tentazione del legalismo e del giuridismo. Il carattere interista e totalizzante dell’islam porta a confondere il temporale e lo spirituale, la religione e la politica. In tal modo, come avviene purtroppo ancora oggi in taluni paesi islamici, per cui si negano ai cittadini non mussulmani i diritti civili e la libertà religiosa. Ricordoi che la Chiesa cattolica, specialmente in Italia, Francia, Spagna e Germania, fa molto per gli immigrati mussulmani. In molte zone i cattolici non solo si preoccupano delle condizioni materiali dei mussulmani (abitazione, scolarizzazione, lavoro e retribuzione, assistenza sanitaria, ecc.), ma si preoccupano anche della loro vita religiosa e spesso praticano gesti di cortesia in occasione delle feste mussulmane mettendo talora a disposizione i locali parrocchiali per le riunioni ed il culto islamico.

In Europa ed in Italia i mussulmani sono liberi di costruire tutti i centri e le moschee che vogliono, senza incontrare, da parte del clero cattolico, alcuna opposizione. Invece, purtroppo, in moltissimi paesi islamici è vietato costruire la più piccola cappella o celebrare la Santa Messa e, se qualcuno si converte al cristianesimo, viene condannato alla pena di morte!
Dal Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica cerca sempre più il dialogo positivo con le altre religioni e, a questo riguardo, il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso  svolge un ottimo lavoro, ma per dialogare occorrono due interlocutori e, quando si ha a che fare con i mussulmani, questo è molto difficile, anche perché manca, nell’islam, un’autorità ufficiale con cui dialogare. La Chiesa, con il Vaticano II, ha reso omaggio alla venerazione dell’islam per Gesù e Maria: “La Chiesa guarda con stima i mussulmani… benché essi non riconoscono Gesù come Dio, “lo venerano come profeta”: essi “onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione” (Nostra Aetate, 3). Gesù Cristo è riconosciuto nel Corano con il nome di Isa e lo si incontra 25 volte e appare sempre più grande di Maria. Nel Corano, il Cristo è chiamato: unto, pellegrino, profeta e inviato per proporre una nuova legge. Il Corano chiama Gesù anche “servo di Dio”, “purissimo”, annoverato tra i santi, “uno dei più vicini a Dio”, “parola venuta da Dio”, “parola di verità”. Gesù secondo l’islam segue i profeti: è mandato da Dio come suo messaggero agli israeliti a conferma dell’Antico Testamento, a dichiarare lecite alcune cose che erano state proibite, ad annunziare il lieto messaggio di un inviato-profeta che verrà dopo di lui e il cui nome sarà Ahmad (Muhammad cioè Maometto) ossia “il lodato”. Nel Corano vi è un’interpretazione assai curiosa del passo del Vangelo di San Giovanni 16, 7: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò”. Il termine greco “consolatore” sarebbe una corruzione fatta dal cristianesimo primitivo della parola “lodato”. Gesù sarebbe stato dunque il precursore di Maometto.

Nel Corano Gesù compie anche dei miracoli: parla alla madre sotto una palma subito dopo la nascita, parla agli adulti dalla culla, crea con l’argilla figurine di uccelli vivi, guarisce il cieco nato e il lebbroso, risuscita i morti, dice quello che si mangia e che si conserva nelle case e una volta fa discendere dal cielo una lauta mensa imbandita per i suoi apostoli. In questi racconti è facile riscontrare parallelismi con i Vangeli canonici e, soprattutto, con quelli apocrifi, più popolari e quindi più diffusi fra gli arabi contemporanei di Maometto. Lo Isa del Corano quindi non è il Gesù della fede cattolica, ma un Gesù mussulmano, ridotto alle dimensioni di un profeta, superiore ad altri ma inferiore decisamente a Maometto. Gesù, per il Corano, non è “il figlio di Dio”, ma semplice servo di Dio che quindi non ha portato la rivelazione definitiva agli uomini. Per Maometto, convinto che il successo è un segno del favore di Dio, la crocifissione di Gesù era uno scandalo insopportabile. Inoltre, nel Corano, Maometto nega la Santa Trinità, ma per trinità intende tre dei e per generazione del figlio dal Padre intende la generazione carnale.

In realtà Maometto non ha conosciuto il vero Cristianesimo, né il Vangelo autentico e neppure, probabilmente, dei veri cristiani, eccetto alcuni monaci, di cui egli loda la vita solitaria. In genere i mussulmani hanno una conoscenza distorta del dogma cristiano, ritenendo magari che dottrine eretiche, condannate dalla Chiesa, siano l’autentica dottrina cristiana. Per l’islam la Trinità è il triteismo e quindi si oppone al monoteismo; in realtà il triteismo è un’eresia e la Trinità non si oppone al monoteismo, perché non significa che esistono tre dei, ma che, nell’unica Essenza divina (monoteismo) sussistono tre Persone divine (Trinità). I mussulmani rimproverano ai cristiani di aver coscientemente falsificato la Sacra Scrittura e di non essere veri monoteisti e di aver dato vita ad una società materialistica e di bassissimo livello morale come quella occidentale, che essi disprezzano considerandola diabolica. Ritengo che il dialogo Cristianesimo-Islam sia enormemente difficile ma non bisogna desistere perché è oggi una necessità storica inevitabile, per la pace del mondo, che i membri delle due religioni si conoscano e dissipino i reciproci pregiudizi, per porre le basi di una collaborazione islamico-cristiana per la difesa dei valori religiosi dai pericoli del secolarismo e dell’ateismo e per la promozione della giustizia sociale nel mondo.

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