I mali del mondo moderno visti dai santi. La società odierna è caratterizzata da un’umanità senza Dio che si svincola enormemente dalle radici cristiane, sfidando Dio con il linguaggio sprezzante e osceno, con il vestire immodesto e indegno, con il razionalismo, l’individualismo, il relativismo culturale, dottrinale, etico e morale, e perciò essa si rivela estremamente turbata, angosciata, inquieta e disorientata, perché viene posta la centralità non su Dio ma sull’Io.
“Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde, gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” (Joseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio, omelia della santa messa Pro eligendo Romano Pontifice, 18 aprile 2005).
San Pio da Pietralcina ammonisce coloro i quali si affidano ai prodigi compiuti dalla scienza, esprimendosi in tal modo: “La scienza, figlio mio, per quanto grande, è sempre una povera cosa; è meno che nulla a paragone del formidabile mistero della divinità. Altre vie devi tenere. Monda il tuo cuore da ogni passione terrena, umiliati nella polvere e prega! Così troverai sicuramente Dio, il quale ti darà la serenità e la pace in questa vita e l’eterna beatitudine in quell’altra” (O. Cavallo, Pensieri e parole di Padre Pio da Pietralcina, Edizioni Paoline, 2011).
Il mondo odierno così delirante e anticristiano rappresenta una vera e propria incarnazione “del peccato” di Adamo ed Eva perché va contro la legge e i precetti di Dio, non si sottomette alla volontà di Dio, ma si ribella con la sua superbia, calpestando quelli che sono i principi morali ed etici che appartengono alla sana dottrina cattolica, corrompendo i veri valori che scaturiscono dalle radici cristiane che la Chiesa da sempre pone, allo scopo di salvare le anime e di portarle a Dio, mentre il mondo con la sua capacità persuasiva cerca di allontanare l’umanità da Dio portandola alla perdizione, all’autodistruzione, allo stato di dannazione eterna, e quindi alla destinazione finale, chiamata: “Inferno”.
“Nel mondo non vi è altro che ambizione e interesse, così avviene anche nelle Religioni. Si cercano la superiorità e gli onori, gli onori mondani, e non la gloria e l’onore di Dio” (Diario di Santa Veronica Giuliani, vol. IV).
San Giovanni Paolo II insegnava che il crollo della moralità porta con sé il crollo della società. In realtà quando muore il pudore … muore la ragione, e nell’indecenza, muore anche l’uomo!
Il mondo è infestato da una serie innumerevole di peccati gravissimi, alcuni fra tanti sono:
Attaccamento al denaro: rientra nel peccato capitale dell’avarizia. San Tommaso d’Aquino descrive in maniera molto esaustiva la radicalità di questo peccato grave nel cuore dell’uomo: “L’avarizia è un vizio capitale. Un vizio è capitale, quando al suo fine tendono molti vizi. Il fine della vita umana è la beatitudine, che, come dice Aristotele, deve essere un bene perfetto, sufficiente e causa di godimento… Le ricchezze possiedono la qualità della sufficienza, quindi l’avarizia è un vizio capitale ed ha sette figlie: tradimento, frode, fallacia, spergiuro, inquietudine, violenze, durezza del cuore. È dell’avarizia conservare in eccesso; ciò induce all’indurimento del cuore, in quanto l’avaro chiude il cuore al bisognoso. Dell’avarizia è pure prendere in eccesso. Così, in quanto risiede nel cuore, origina l’inquietudine; in quanto risiede nell’esecuzione, la violenza o l’astuzia. Se la violenza è esercitata con le parole, si ha la fallacia; se la parola è confermata con giuramento, si ha lo spergiuro. Se l’inganno è compiuto nell’azione, si ha la frode in rapporto alle cose, il tradimento in rapporto alle persone” (San Tommaso d’Aquino, Il Male, Questione 13, art. 3, a cura di F. Fiorentino, Bompiani, Milano, 2001);
Peccati contro natura, fornicazione, adulterio, ecc: consistono in peccati mortali perché violano principalmente il 6° comandamento: “Non commettere atti impuri”.
San Paolo apostolo calca molto su questo tarlo della società passata e presente, ammonendo tutti coloro che commettono tali peccati mortali che rientrano in uno dei sette vizi capitali, ossia il peccato della “lussuria”, mediante le sue lettere rivolte alle tante comunità: “… quanto alla fornicazione e ad ogni specie d’impurità … per queste cose l’ira di Dio piomba su coloro che Gli resistono” (Ef. 5, 3-6); “Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono” (Col. 3, 5-6); “La volontà di Dio è la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso” (1Tess. 4, 3-7).
Pertanto, l’adulterio e il divorzio, la poligamia e la libera unione costituiscono gravi offese alla dignità del matrimonio (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2400), e “chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,28).
Nostro Signore Gesù Cristo rivelò nel 1952 alla Beata Madre Elena Aiello che il peccato d’impurità (come sopraelencati: peccati contro natura, fornicazione, adulterio) è reso arte seducente e diabolica: la maggior parte degli uomini vive nel fango (F. Spadafora, Suor Elena Aiello, ‘a monaca santa, edizione Città Nuova, 1964).
Molto incisiva è anche l’affermazione di Santa Caterina da Siena in merito al peccato contro natura, ritenendolo addirittura come un maledetto peccato che fa schifo anche ai demoni (Santa Caterina da Siena, Il Dialogo della Divina Provvidenza, a cura di G. Prigioni, Edizioni Cantagalli, 2017, cap. 124);
Bestemmia: gravissimo e diffusissimo peccato mortale che viola il 2° comandamento “Non nominare il nome di Dio invano”, ma essa è peccato grave non solo se è rivolta a Dio, ma se è rivolta anche ai propri nemici, alle situazioni e alle circostanze avverse che la vita ci pone dinanzi. Dall’ira s’origina contro Dio la bestemmia, perché ha permesso l’offesa; contro l’autore dell’offesa s’origina· no il clamore, che si manifesta con parole senza senso, e gl’insulti, che si manifestano con parole ingiuriose (San Tommaso d’Aquino, Il Male, Questione 12, art. 5, a cura di F. Fiorentino, Bompiani, Milano, 2001). Con i bestemmiatori ostinati, Padre Pio rivolgeva frasi brucianti: La bestemmia è il diavolo sulla tua bocca; Attiri l’inferno sulla tua anima; Il diavolo non bestemmia come te… vattene! (Don A. Negrisolo, Don N. Castello, Padre S. M. Manelli, Padre Pio nella sua interiorità. Figlio di Maria, francescano, stigmatizzato, sacerdote, apostolo, guida spirituale, Editore San Paolo, edizioni Casa Sollievo della Sofferenza, 1997);
Aborto ed eutanasia: trattasi di peccati mortali gravissimi che violano il 5°comandamento “Non uccidere”, e da sempre la Chiesa Cattolica ha contrastato con una certa determinazione questi gravissimi gesti molto diffusi che rischiano di essere addirittura legalizzati. Il Catechismo della Chiesa Cattolica riporta che la vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente (n. 2258). Per quanto concerne l’aborto, fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: “Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell’uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l’aborto come pure l’infanticidio sono abominevoli delitti” (n. 2271). Mentre, a proposito dell’eutanasia, il Catechismo della Chiesa Cattolica si espone così: “Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile. Così un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L’errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest’atto omicida, sempre da condannare e da escludere” (n. 2277). “L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’ accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente” (n. 2278);
Immoralità nell’abbigliamento: si manca totalmente di rispetto perfino nella condotta e nel modo di vestirsi nei luoghi sacri, scambiandoli per luoghi comuni, dove si vivacchia piuttosto che mantenere un certo contegno e mostrare una certa riverenza sia verso il contesto (la Chiesa) che verso i ministri inviati da Dio per servire le comunità che li sono state affidate. A seguire, cinque testimonianze relative all’importanza di un abbigliamento modesto, verecondo ed elegante:
La rivelazione della Beata Vergine Maria di Fatima a Santa Giacinta nel 1917: Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù. Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso. I peccati del mondo sono molto grandi. I peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne;
Il severo avvertimento di Papa Pio XI: Quando pensate al vostro abbigliamento, o donne, pensate anche a come vi ridurrà la morte;
La dichiarazione di Papa Pio XII: Se alcune cristiane sospettassero le tentazioni e le cadute che causano negli altri con i loro abbigliamenti e le loro mode immodeste, resterebbero atterrite dalle loro responsabilità;
Il monito di un noto sacerdote esorcista salesiano, don Giuseppe Tomaselli (1902-1989), ha l’intento di responsabilizzare i genitori delle figlie che si vestono in maniera indecente: Genitori, riflettete su questa verità. È responsabile del peccato chi lo fa e chi ha il dovere d’impedirlo e colpevolmente non l’impedisce. Permettendo la moda libera e provocante, voi non amate le vostre figlie, anzi volete loro del male, perché le mettete sulla strada dell’eterna dannazione. La libertà del vestire porta alla leggerezza, toglie il naturale pudore, che è salvaguardia della purezza, mette la figlia nel fuoco delle male occasioni e facilmente la dispone ai cattivi passi, i quali faranno lacrimare la figlia e voi. La figlia, assecondata nella smania della moda attuale, diviene incontentabile, si arrabbia se è richiamata, non ubbidisce e dà filo da torcere in casa (Don Giuseppe Tomaselli, Moda Femminile, 1966);
La dichiarazione di un noto sacerdote francescano e servo di Dio della Chiesa Cattolica, don Dolindo Ruotolo (1882-1970): i vestiti mostrano troppo spesso la preoccupazione di ostentare la carne, e in non pochi casi, tendono più a spogliare che a vestire. Le donne che si esibiscono con una moda provocante diventano l’occasione di molti peccati di pensiero e questo è già un male gravissimo (Don Dolindo Ruotolo, La moda e il decoro cristiano, 1939).
Purtroppo, il più grande peccato di oggi è che gli uomini hanno perduto il senso del peccato (Papa Pio XII) e se perdiamo il senso di Dio, il peggiore dei peccati ci appare una piccolezza (Papa Francesco).
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