L’associazionismo pro family è compatto nel dire no a “genitore 1” e “genitore 2”. Il dissenso è stato manifestato anche durante il flash mob di oggi pomeriggio, davanti al Viminale.
Non si tocca la Famiglia, Pro Vita & Famiglia, Family Day e CitizenGo sono tutti concordi: la formulazione proposta dal Ministro degli Interni Luciana Lamorgese, che vuol togliere “padre” e “madre” dalle carte d’identità, è da rigettare in toto.
Stortura antropologica
Quello del Viminale sarebbe di un “provvedimento ideologico” teso a “indebolire ancora di più le radici dell’umano”, ha dichiarato Giusy D’Amico, presidente dell’associazione Non si Tocca la Famiglia.
“Poiché la legge fa cultura, la protesta di fronte a questa stortura antropologica terrà deste le coscienze per non abdicare al pensiero unico senza aver resistito fino alla fine – ha aggiunto D’Amico –. Non vi è identità senza origine, per questo difenderemo l’identità dei bambini sostenendo in ogni modo, che si nasce da un padre e da una madre e che per essere generati alla vita è necessaria l’unione di un uomo e di una donna”.
Un decreto non può cambiare la realtà
La delegazione del Family Day si è presentata al flash mob con uno striscione recante la scritta: “Una mamma e un papà un decreto non cambia la realtà. Stop a genitore 1 e genitore 2”. Quanto predisposto dal Viminale è “l’ennesima speculazione ideologica che mira solo cancellare il diritto naturale di ogni bambino ad avere un padre e una madre”, ha affermato il leader del Family Day, Massimo Gandolfini.
“Non è un caso, infatti – ha osservato – che ad esultare per la cancellazione di madre e padre dai documenti dei minori siano stati i soliti personaggi che si battono per la legalizzazione dell’utero in affitto ed altre costruzioni della peggiore ingegneria sociale”.
L’ideologia non sfama nessuno
Presente alla manifestazione anche il vicepresidente di Pro Vita & Famiglia, Jacopo Coghe, che ha dichiarato: “La forma non cambia la sostanza, perché ogni bambino nasce da una mamma e da un papà!”.
“Secondo il Garante – ha sottolineato Coghe – occorrerebbe reintrodurre “genitore 1” e “genitore 2” per adeguarsi alla normativa europea sulla questione formale del trattamento dati. Oramai abbiamo imparato, in questi ultimi dieci anni, che a suon di “ce lo chiede l’Europa” è stata smantellata la nostra cultura, la nostra identità, le nostre radici” Il tutto “per obbedire ai più ciechi e ideologicamente insensati ordini dell’Unione Europea”.
“Le famiglie – ha concluso il vicepresidente di Pro Vita & Famiglia – hanno dei bisogni concreti e reali e in questo momento l’ideologia non le sfama. Non se ne capisce assolutamente il senso e l’urgenza”.
Petizione per il ripristino di “madre” e “padre”
Sulla stessa lunghezza d’onda, CitizenGo, che ha lanciato una petizione per il ripristino delle vecchie diciture. “Madre e Padre sono le basi di una percezione profondamente strutturante dell’individuo e il presupposto logico per cui la burocrazia identifica i legami di generazione”. Lo scrive nel suo appello, Matteo Fraioli, direttore delle campagne italiane di CitizenGo.
“Cancellarli per non discriminare sparute realtà che sì, non sono più un’opinione, ma la cui esistenza è stata resa possibile la maggior parte delle volte da un gesto abominevole ed illegale come l’utero in affitto, significa legittimare in qualche modo coloro che raggirano le normative italiane rivolgendosi all’estero per comprarsi un bambino!”, conclude Fraioli.
Luca Marcolivio