Cominciamo col dire che la mano di Fatima non rievoca assolutamente le apparizioni della Madonna in Portogallo.
In questo caso, il termine “Fatima” deriva dall’arabo “Hamsa” che significa “cinque”, riferito alla immagine rappresentata e alla leggenda più accreditata che la spiega. Le origini di questo amuleto -perché di questo si tratta- si perdono nella notte dei tempi. Esso è presente anche nell’iconografia di molti popoli orientali, tra loro differenti, dai cartaginesi, ai babilonesi, dagli israeliti, agli egizi, agli indiani, etc …
La sua storia è erroneamente attribuita a fatti e a richiami religiosi, ma sia gli ebrei che i musulmani rifiutano -proprio come noi cristiani- ogni forma di superstizione o credenza, che evochi forze spiritualmente ambigue, anche solo per richiamare buoni auspici. Nonostante questo, molti collegano la mano di Fatina ai cinque pilastri dell’islam, altri al Pentateuco degli ebrei, altri ancora alla mano/occhio di Dio (l’amuleto turco) o alla mano di Miriam -la Madonna, alle figure femminili della Bibbia. E’ anche associato a divinità neo-pagane della fertilità.
Essendo un amuleto, è usato prevalentemente per contrastare il malocchio e, a seconda della posizione in cui si mette, assume un certo significato, ma anche a seconda del popolo che lo spiega. La leggenda più diffusa e suggestiva racconta di Fátima az-Zahra, ossia “Fatima la luminosa”, figlia di Maometto stesso. Nata nel 605, era andata in sposa ad un certo Ali, cugino del Profeta islamico. Lui, una sera, decise di portare in casa, alla presenza di Fátima az-Zahra, una concubina. Fatima stava preparando la cena, in quel momento, e la sua sofferenza fu tale da non accorgersi che si era ferita ad una mano e se la stava bruciando! Ali si ravvide dal suo comportamento -si narra.
Posto che la mano di Fatima può essere visto come un simpatico souvenir, non sottovalutiamo mai la tentazione di attribuire potere agli oggetti. Questo atteggiamento non è cristiano, ma è di chi persegue potere occulti, che -per definizione- non possono essere mai benevoli!
Antonella Sanicanti
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