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Maradona, la fede e quel gesto che da solo vale la salvezza

Il mondo è in lutto per la morte del grande campione argentino Diego Armando Maradona. Campione controverso, la cui vita si intreccia però anche alla fede. 

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Per molti si tratta del più grande giocatore di tutti i tempi. Tutti però hanno conosciuto anche le sue fragilità, le sue difficoltà, quelle di un uomo certamente sopra le righe, come spesso lo sono stati molti grandi di tutte le epoche, che hanno eccelso nei loro rispettivi campi, dall’arte allo sport.

Le polemiche di Maradona con il Vaticano nei decenni passati

Maradona non si può di certo definire un santo, ma era un uomo che ha fatto sognare tanti che lo hanno osservato sul campo. Tuttavia, nonostante le sue vicissitudini, Maradona era anche un uomo di fede. Una fede che mescolava all’orgoglio nazionale, con un rapporto in passato non sempre idilliaco con la Chiesa o con il Vaticano.

“Quando ho visto l’oro nel Vaticano non ho seguito più perché tanti bambini in Africa muoiono per la febbre. I cardinali guadagnavano come se giocassero nell’ Inter o nel Napoli”, raccontò. “Sono tornato vicino alla Chiesa per Papa Francesco perché lui ha cambiato le cose. E se un argentino ha potuto far vincere due scudetti e una coppa Uefa al Napoli anche lui può far bene alla guida della Chiesa perché è un argentino”.

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La fede privata e il segno della Croce prima di entrare in campo

Uscendo dalla sala di rianimazione, raccontò in tv alla show-woman argentina Susana Giménez: “Ho visto la morte, ho visto El Barba”. Con quel nome, Maradona indicava il Signore. “Ho pregato e prego ancora“, rivelò.

Prima di entrare sul campo, i video mostrano chiaramente come si segnasse ogni volta sulla propria fronte con il segno della Croce. Un gesto che vale molto più di mille scorrettezze, e che mostra come il Paradiso sia un luogo aperto anche a uomini con vite duramente segnate, come il campione argentino: problemi di droga, salute altalenante, polemiche, eccessi, violenze. Quel gesto tuttavia, il segno della Croce prima di entrare in campo, spiega perché anche un uomo come Maradona si può salvare.

Dalla periferia argentina a Napoli passando per la “Mano de Dios”

L’epopea sportiva di Maradona è partita dalla periferia di Buenos Aires, nel barrio popolare di Villa Fiorito, a Tigre, dove si trovava tutt’ora la sua abitazione, per arrivare ai vicoli di Napoli. Campione del mondo con l’Argentina nell’86, una delle azioni che lo hanno caratterizzato maggiormente è stata quella della ribattezzata “Mano de Dios“. Maradona infatti, basso di statura, alzò la mano con raggiungere la palla che arrivava da un cross, per fingere di colpirla con la testa e mandarla in rete nella porta dell’Inghilterra.

La famosa azione della “Mano de Dios” – photo web source

Un gesto furbesco, controverso, che tuttavia ha segnato il carattere di un uomo che, al di là di ogni considerazione morale, riusciva a fare in modo che un’intero popolo si identificasse con i suoi gesti, con le due debolezze e scorrettezze ma anche con le sue giocate da campione, inarrivabili e inarrestabili.

Una devozione quasi pagana dei napoletani a Maradona

La sua tecnica calcistica è stata un patrimonio per intere generazioni e ha fatto sognare milioni di tifosi. Si narra che molti napoletani portassero nel portafoglio il “santino” con la foto di Diego Armando Maradona. A due passi dalla Cappella San Severo, la stessa che custodisce il meraviglioso Cristo Velato, si trova un “altarino” in cui il calciatore viene venerato quasi come una divinità pagana. Al Bar Nilo, in piazzetta Nilo, c’è ancora un’edicola votiva in suo onore.

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Tuttavia, non appena Papa Francesco ha saputo della morte del conterraneo, ha spiegato di ricordarlo con affetto. Il portavoce del Vaticano Matteo Bruni ha diffuso una nota in cui mette nero su bianco questo suo ricordo. “Il Papa è informato della morte di Diego Maradona, ripensa con affetto alle occasioni di incontro di questi anni e lo ricorda nella preghiera, come ha fatto nei giorni scorsi da quando ha appreso delle sue condizioni di salute”, si legge.

I punti di incontro tra Papa Francesco e Diego Armando Maradona

Bergoglio infatti, come noto, è tifosissimo del San Lorenzo de Almagro, squadra rivale del Boca Juniors, la prima in cui militò Maradona, agli inizi degli anni Ottanta. Oggi il Pontefice però ricorda anche gli incontri avuti con Maradona nel 2014, in occasione della Partita per la pace.

E poi quelli del 2015, legati alle iniziative messe in piedi nell’ambito di Scholas Occurentes, il progetto formativo voluto da Francesco in tutto il mondo, in particolare per le periferie dell’intero Pianeta, che pone molta attenzione sullo sport come modello di società e di sviluppo inclusivo.

Il racconto di Bergoglio della finale dei Mondiali del 1986

Bergoglio proprio nel suo recente libro, “Ritorniamo a sognare”, racconta di avere vissuto nella solitudine il trionfo dell’Argentina ai mondiali nel 1986. Quella vittoria segnata proprio dalle giocate di Maradona. Il “Pibe de oro” portò quella stessa maglia col numero 10 in Vaticano, nel 2014.

In quella data infatti il Pontefice ringraziò i campioni del mondo del calcio che avevano aderito alla alla partita interreligiosa per la pace, giocata la sera stessa allo Stadio Olimpico di Roma e organizzata da “Scholas occurrentes”, l’iniziativa di Francesco, insieme all’associazione “P.u.p.i Onlus” fondata da un altro campione argentino, Xavier Zanetti.

La commozione dell’incontro in Vaticano tra Maradona e Bergoglio

In quella circostanza ci fu un abbraccio commosso tra Maradona e il Papa. Diego consegnò a Bergoglio la maglia con il nome di “Francisco” e con scritto sopra una dedica. “A Papa Francesco con tutto il mio affetto e molta pace per tutto il mondo”. Parlando ai microfoni della Radio Vaticana Maradona disse: “Papa Francesco è molto più di Maradona. È lui il vero fuoriclasse”.

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“Mi ero allontanato dalla Chiesa perché pensavo non facesse abbastanza per i bisognosi, ma con Francesco è diverso”, continuò ancora Maradona parlando con i giornalisti, e rievocando quelle parole scorrette dette anni prima a Giovanni Paolo II. Contro il Santo polacco Diego disse nell’85, salvo scusarsi subito dopo: “In Vaticano ho visto i tetti d’oro, e dopo ho sentito il Papa dire che la Chiesa si preoccupava dei bambini poveri. Allora venditi il tetto amigo, fai qualcosa”.

Quel diverbio su Giovanni Paolo II e il primo incontro mancato

Ancora molti ricordano l’occasione in cui non si presentò all’incontro in Vaticano con Wojtyla. Disse che non gli suonò la sveglia. Poco dopo, tuttavia, nel novembre del 1985, partecipò alla Messa del Papa polacco, nella sua cappella privata con la sua numerosa famiglia di otto fratelli, il padre e la fidanzata. E parlò di “un’emozione indimenticabile“.

Dopo l’incontro con Francesco, invece, il campione argentino riferì che il Papa gli aveva detto di aspettarlo. “Cosa mi ha detto? Che mi stava aspettando“, spiegò ai giornalisti che chiedevano quali parole si erano scambiati il Papa e il campione argentino. “Credo che tutti noi abbiamo un qualcosa nel nostro cuore quando vediamo guerra, quando vediamo morti”, continuò.

Le parole di Maradona alla Radio Vaticana

“Dovremmo mettere da parte moltissime cose e cercare la pace. Credo che questa partita rompa un po’ l’idea che noi giocatori non facciamo niente per la pace: è tutto il contrario! Quello che noi auspichiamo è che la gente prenda coscienza che il meglio per tutti è la pace!”.

Sul tema del contributo dello sport alla pace, Maradona disse: “È essenziale! È essenziale! Credo che un pallone valga più di 100 fucili. Questo per me è molto chiaro! Lo sport è quello che ti fa pensare a non arrecare danno ad altri”.

Nel 2016, infine, Maradona prese parte all’evento di solidarietà per il terremoto di Amatrice. In quella occasione ci fu solamente una colloquio telefonico tra lui e Francesco. “Quando mi hanno detto che avremo giocato anche per le popolazioni colpite dal terremoto ho pensato che non si potesse mancare ad una iniziativa come questa. Faremo una cosa molto grande, raccoglieremo fondi per dare da mangiare ai bambini, per dire la nostra sulla pace e per dare una mano grande a Papa Francesco”.

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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