Non era assolutamente scontato che si potesse svolgere la manifestazione in favore della vita, invece è stata un successo inatteso.
Circa cinquemila manifestanti hanno invaso l’area sottostante il palco allestito nei pressi di piazza Venezia, a Roma.
Famiglie giunte non solo da Roma ma da tutta Italia per dire, ancora una volta, no all’aborto e alla legge 194. Quella di quest’anno è stata l’edizione del decennale: dopo la prima esperienza italiana a Desenzano del Garda, nel 2011, la Marcia si è sempre tenuta a Roma dal 2012 al 2019.
Dopo la parentesi “virtuale” dello scorso anno, dovuta alla pandemia, quest’anno è stata impostata come una manifestazione “statica”, ma comunque assai viva e partecipata, ricca di ospiti e testimonial significativi.
Ad accogliere il “popolo della vita” italiano, è stato Fabio Fuiano, 26 anni, presidente degli Universitari per la Vita, una delle più importanti realtà nate negli ultimi anni intorno alla Marcia. “La legge 194 è considerata da molti intoccabile non è così”, ha sottolineato il giovane pro life, ricordando che l’obiettivo della manifestazione è ricordare che la battaglia per la vita va condotta “senza compromessi” e che l’obiettivo finale rimane sempre quello dell’abolizione della legge sull’aborto.
Di seguito, uno dopo l’altro, introdotti dalla presidente della Marcia per la Vita, Virginia Coda Nunziante, sono saliti sul palco tutti i testimonial pro life, a partire dagli ospiti internazionali. Janusz Kotanski ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede, ha ricordato le leggi introdotte recentemente nel suo paese, che hanno significativamente limitato l’aborto.
Da parte sua, il suo omologo ungherese, Eduard Habsburg ha riportato le confortanti cifre delle politiche per la famiglia portate avanti dal governo di Budapest: matrimoni aumentati del 40%, divorzi calati del 25% e aborti diminuiti del 30%. A testimonianza del fatto che una cultura pro life è davvero possibile.
Dal Regno Unito è giunto John Smeaton, presidente della Society for the Protection of Unborn Children (SPUC), che alla fine di quest’anno lascerà il suo incarico dopo 47 anni. Seaton ha ricordato che la Gran Bretagna è da molti anni tristemente all’avanguardia in fatto di aborto e di eugenetica, come dimostrano i tragici casi di Charlie Gard, Alfie Evans e, più recentemente, di Pippa Knight. Al tempo stesso, però, il presidente della SPUC ha indicato nella protezione della vita nascente un obiettivo anche spirituale ed ecclesiale, esortando il clero cattolico a fare di più. “Può fare molto più un vescovo in 47 giorni di quanto ho fatto io in 47 anni!”, ha dichiarato Smeaton.
Tra gli interventi più forti si segnala quello di Anna Bonetti, blogger e attivista pro life bresciana, il cui impegno parte dalla sua storia personale. Anna, infatti, è nata con una sordità congenita, ma ha imparato comunque a parlare fluentemente, grazie alla logopedia. La sua famiglia d’origine non è cattolica, né particolarmente sensibile alle problematiche della vita ma Anna ha deciso di consacrarsi alla causa, il giorno in cui lesse della selezione eugenetica prenatale ai danni di nascituri diagnosticati come sordi.
Il processo di Norimberga, ha detto la Bonetti, “ci ha insegnato che le leggi ingiuste vanno abrogate” e, ciò, ha aggiunto, dovrà avvenire un giorno anche per l’aborto. Anna ha quindi fatto notare un paradosso: “Gli stupratori hanno più protezioni legali dei bambini che nascono dalle loro violenze”. Infine, la giovane blogger ha replicato a quanti considerano ‘medievale’ la difesa della vita: “Retrogrado è semmai l’aborto eugenetico, retrogrado è l’utero in affitto…”.
Da segnalare, infine, la commovente testimonianza di una coppia milanese, sposata da più di quarant’anni. Quando erano da poco insieme, causa difficoltà economiche e personali, Anna abortì il bambino che aspettava. Da parte sua, Dario, a distanza di quattro decenni, ancora si sente in colpa. “Se non avessi fatto il vigliacco e non le avessi detto ‘pensaci tu’, non sarebbe successo”, ha detto in lacrime.
Molto forte, infine il videomessaggio inviato alla Marcia dal Vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, che ha indicato proprio nell’aborto “la principale causa del cosiddetto freddo inverno demografico”. Alla base della mentalità abortista, ha affermato il presule, c’è la “convinzione” che “la vita umana sia da una parte considerata come un bene di consumo o un diritto – quasi un capriccio – da pretendere a piacimento e ad ogni costo”.
Vita che, al tempo stesso, viene “offesa, calpestata e soppressa quando, con malvagia e miope attitudine egoistica, disturba l’assurda pretesa di una vita comoda”. Di fronte a questo sfacelo morale, “come diceva San Giovanni Paolo II, non staremo a guardare, ma ci alzeremo in piedi”, ha aggiunto monsignor Suetta.
Luca Marcolivio
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