La pellicola per la televisione è co prodotta da Rai Fiction e Lux Vide con il patrocinio della Congregazione Religiosa dei Passionisti.
A cui è legata la vicenda, in quanto fu proprio un sacerdote passionista, padre Basilio, ad assistere Maria Goretti, negli ultimi istanti di vita. I produttori sono Matilde e Luca Bernabei e con la regia di Giulio Base. Gli interpreti sono: Martina Pinto, nel ruolo di Maria Goretti, Fabrizio Bucci nel ruolo di Alessandro Serenelli, e Massimo Bonetti, Luisa Ranieri, Flavio Insinna, Marco Messeri, Luca Biagini, Giulio Base e poi Claudia Koll.
Il film comincia nel bel mezzo degli eventi, è il 5 luglio 1902 e siamo nelle Paludi Pontine, nel Lazio. Le forze dell’ordine irrompono in un casale, all’esterno la folla è in grande agitazione. E arrestano e portano via Alessandro Serenelli, un ventenne. Molte persone del luogo aggrediscono il giovane, ma i carabinieri lo salvano dal linciaggio e lo conducono in carcere.
Nel frattempo Maria Goretti, una bambina di soli 12 anni, ferita da innumerevoli coltellate all’addome, viene trasportata d’urgenza in ospedale. Accanto a lei ci sono la madre Assunta e un medico che opererà subito dopo la bambina. Terminato l’intervento, il dottore comunica alla mamma che Maria è in gravissime condizioni e potrebbe non farcela. Il padre passionista, Basilio, avvertito dell’accaduto, corre in ospedale ed entrato nella stanza di Maria, inizia a pregare per lei.
Padre Basilio aveva ben intuito che Maria Goretti è una persona eccezionale, ma non immaginava che la vita della fanciulla venisse prematuramente spezzata per mano del suo amico Alessandro Serenelli. Il ragazzo compie l’ennesimo tentativo di stupro di Maria, ma alla sua ferma resistenza, risponde infliggendole ferite talmente gravi da portarla a una lenta agonia e poi alla morte.
A questo punto la narrazione riprende l’ordine cronologico dei fatti. In un casolare dell’Agro Pontino, detto “Cascina antica”, vivono due famiglie, Goretti e Serenelli. La prima è composta dai genitori Luigi e Assunta, dalla secondogenita Maria e da altri figlioletti. Mentre la seconda è composta dal padre Giovanni e dal figlio Alessandro.
Si tratta di due famiglie economicamente povere e analfabete, i cui componenti lavorano come contadini nelle terre di un ricco proprietario terriero, e sono sempre a rischio di essere contagiati da malattie mortali come la malaria. Maria è stata educata dalla sua famiglia alla fede cattolica, che lei coltiva e nutre con convinzione.
Tutti coloro che la conoscono si stupiscono del fatto che una bambina, nonostante le misere condizioni economiche, sia così allegra, grintosa, speranzosa e sempre disponibile ad aiutare tutti. Maria, attende con gioia di poter ricevere la Prima Comunione.
Alessandro, invece, è un adolescente condizionato dal comportamento del padre Giovanni, che è alcolista, indifferente alla religione, ingrato verso l’amico Luigi, il padre di Maria, il quale lo ha sempre aiutato nei momenti di difficoltà. Alessandro viene spesso trattato in maniera brusca e inopportuna dal padre, ma ciò che lo consola è la profonda amicizia che lo lega a Maria, nonostante la differenza di età.
Maria, poco prima di morire, ricevette gli ultimi Sacramenti. Prima di darglieli, l’Arciprete di Nettuno, Mons. Temistocle Signori, giunto al suo capezzale, nota in lei un sensibile peggioramento e pensa di amministrarle il Viatico. Per disporla, le parla del perdono concesso da Gesù ai suoi carnefici. Poi le domanda: “Maria, volete perdonare anche voi al vostro uccisore?”. Ella prontamente risponde: “Sì, per amore di Gesù, gli perdono e voglio che venga in paradiso con me“. Il perdono concesso ad Alessandro rappresentò una e tra le più importanti delle motivazioni che spinsero il processo di canonizzazione.
Nel 1950 il papa Pio XII canonizza Maria Goretti, con il nome di Santa Maria Goretti. Questo film per la TV, rievoca le virtù e il coraggio della bambina uccisa brutalmente.
E si punta l’attenzione sulle condizioni ambientali in cui visse il suo assassino e il suo successivo sincero pentimento che lo portò, dopo aver scontato la sua pena, a rinchiudersi in un monastero fino alla sua morte.
Simona Amabene
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