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La Vergine del Silenzio, l’Icona di Maria che ci avvicina a Dio

Cosa rappresenta l’icona di Maria Vergine del silenzio?

In un mondo oppresso dal rumore, l’icona di Maria Vergine del Silenzio, ci invita a pregare e a riflettere, in religioso silenzio.

Maria Vergine del Silenzio (websource)

Lo scopo dell’arte iconografica è quello di annunciare il Vangelo e la Parola di Dio attraverso l’Immagine.

Il silenzio è una profezia, un modo di ascoltare Dio e gli altri. Attraverso il silenzio possiamo conoscere noi stessi e avvicinarci a Dio

L’origine dell’Icona, l’immagine sacra che ci avvicina a Dio

Partiamo dal termine: Icona deriva dal greco, eikòn, che significa “immagine”. Ma l’icona non è semplicemente un dipinto religioso, bensì è espressione diretta del messaggio cristiano affermato nei Vangeli attraverso le parole. La funzione essenziale dell’icona è quella di portare agli occhi ciò che la parola porta all’orecchio.

Le sue origini risalgono al mondo bizantino del V secolo. Tecnicamente l’icona è dipinta su tavolette di legno (in genere tiglio, larice o abete), secondo l’antica tecnica della tempera all’uovo. Le polveri minerali vengono amalgamate con un’emulsione a base di tuorlo d’uovo.

Il Secondo Concilio di Nicea e le icone

I Concili hanno da sempre espresso la loro idea sulle icone: esse rappresentano un “Sacramentale partecipe della sostanza divina”.  Ciò equivale a dire che l’icona è il luogo in cui Dio è presente e si può incontrare. Nell’anno 787 fu convocato il Secondo Concilio di Nicea. Negli anni precedenti, l’imperatore d’Oriente (Basileus dei Romei) Leone III Isaurico tentò di eliminare la venerazione delle icone facendo eliminare le icone stesse. Questo suo atteggiamento, definito iconoclasta portò ad una reazione degli iconoduli, dunque favorevoli al culto delle immagini. Il Concilio del 787 definì in maniera chiara il valore spirituale delle icone, sostenendo che il fondamento di quest’arte sta nell’Incarnazione del Figlio di Dio. È per questo possibile rappresentare Dio.

L’icona nel Concilio di Efeso

Non solo Nicea. L’icona fu protagonista di un altro Concilio Ecumenico, il Concilio di Efeso (il terzo nella storia), convocato dall’imperatore Teodosio II. Nel Concilio di Efeso l’icona è definita “tempio”, cioè un luogo in cui chi è raffigurato è anche misteriosamente presente. Attraverso l’icona, Dio-uomo si avvicina a noi, ci parla e rappresenta dunque un segno sacramentale.

L’icona della Vergine del Silenzio

Non esiste alcun modello antico, risalente a Bisanzio, della Vergine del Silenzio. L’artista Gianmarco Carozzi scrisse un ‘icona (scrivere un’icona è il termine tecnico usato dagli esecutori) raffigurante un’immagine intera della Madonna, ispirato da un affresco copto dell’VIII secolo. Molte riproduzioni vennero effettuate a partire da questa icona e una di queste giunse al frate Emiliano Antenucci. Il frate, desiderando un’icona vera, a mezzo busto della Vergine, con il dito sulle labbra e il gesto benedicente, la richiese al monastero dell’Isola di San Giulio. In questa raffigurazione sacra la Madre di Dio invita al silenzio, perché porta con sé la parola eterna che si fece uomo per noi, per salvarci.

Maria Vergine del Silenzio patrona dei giornalisti

Frate Emiliano Antenucci ha proposto che la Vergine del Silenzio come patrona dei giornalisti. “Il silenzio è il grembo delle parole, che devono nascere vere, autentiche e buone. Solo dal silenzio vero e autentico nascono parole di saggezza, di amore e di misericordia” (Fra’ Emiliano Antenucci). Anche Madre Teresa di Calcutta ci parla del silenzio: “Il frutto del silenzio è la preghiera. Il frutto della preghiera è la fede. Il frutto della fede è l’amore. Il frutto dell’amore è il servizio. Il frutto del servizio è la pace. Dal silenzio quindi nasce la preghiera, e poi la fede, l’amore, il servizio e la pace. Si tratta di un cammino profondamente francescano”. Il silenzio incentivato dall’Icona della Vergine del Silenzio ci aiuta ad avvicinarci a Dio e a proseguire il nostro percorso di fede.

Fabio Amicosante

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Fabio Amicosante

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