La presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia ha fatto chiarezza su tanti aspetti che riguardano l’attuale situazione di emergenza che stiamo vivendo, anche dal punto di vista delle istituzioni pubbliche.
“La nostra Costituzione, a differenza di altre, non prevede lo “stato d’eccezione”. Dunque, anche in situazioni di crisi valgono i principi di sempre, ma ciò non significa che non si debba tener conto delle circostanze e delle loro peculiarità”.
La Cartabia è stata colpita dal coronavirus e ha parlato al Corriere della Sera in video-conferenza dalla sua abitazione. Il suo messaggio si inserisce così a pieno titolo all’interno di tutte le vicende caotiche e turbolenti che si stanno susseguendo in queste ore.
Dallo scontro tra regioni e stato centrale sulla riaperture delle attività produttive, fino alla questione della riapertura delle Messe al pubblico stando ai diritti di autonomia tra Stato e Chiesa sanciti dalla Costituzione e dal Concordato, il messaggio della Cartabia riporta tutti con i piedi per terra e invita alla giusta collaborazione.
Ad esempio dal punto di vista economico, “l’articolo 81 prevede che il principio dell’equilibrio di bilancio tenga conto delle fasi favorevoli e di quelle avverse, ed è un’indicazione importante”, ha detto la giurista. Perciò è giusto investire i soldi necessari in un momento di grave crisi come questo.
“l rigore richiesto in alcuni momenti deve poter essere ammorbidito nelle situazioni in cui occorre sostenere la ripresa economica, come peraltro già sta accadendo. La Costituzione è piena di clausole che richiedono di modulare i principi sulla base dei dati di realtà e dei diversi contesti. Potremmo dire che i principi costituzionali sono sempre finestre aperte sulla realtà”.
Cartabia, interpellata sulle scelte attuali della politica, ha spiegato di essere sopra le parti e che quindi non sta a lei entrane in merito. Ma ha anche sottolineato che il diritto prevede che limitazioni “devono sempre essere ispirate ai principi di necessità, proporzionalità, ragionevolezza, bilanciamento e temporaneità”.
“La Corte costituzionale ha affermato in varie occasioni che più la compressione di un diritto o di un principio costituzionale è severa, più è necessario che sia circoscritta nel tempo”. Le limitazioni vanno cioè giustificate sulla base di ragioni valide e proporzionate.
Per esempio “si sta perseguendo uno scopo legittimo? La misura è necessaria per quello scopo? Si è usato il mezzo meno restrittivo tra i vari possibili? Nel suo insieme, la norma limitativa è proporzionata alla situazione?”.
Nei momenti di emergenza, cioè, serve più responsabilità da parte di tutti. “Vuol dire che di fronte a un problema occorre anzitutto cercare i punti di forza di una soluzione che consideri tutte le condizioni e i condizionamenti del momento”.
Ovviamente le decisioni vanno criticate ed è giusto e legittimo che lo si faccia, anche a volte alta nel caso in cui si sia di fronte ad allarmi e a problematiche pressanti. Il confronto è il centro di una società libera e democratica. “Sarebbe però opportuno che la critica avesse sempre anche una parte costruttiva”, afferma.
“Si tratta di attivare una sinergia che aiuti a trovare strade per uscire dalla palude, senza restare impantanati nella sterile lamentela“. La presidente della Corte Costituzionale ha riconosciuto come il momento che stiamo vivendo sia diverso anche dalle precedenti che hanno segnato la storia, come il terrorismo o la crisi economica.
Per la ragione che, “come ci ha ricordato con straordinaria efficacia Papa Francesco, ci ha messo di fronte al fatto che “nessuno può salvarsi da solo”. Ci ha fatto riscoprire il senso di appartenenza. La solidarietà non è una scelta per generosi, bensì una componente strutturale della condizione umana”.
Parlando invece dei giorni in cui è stata colpita dal coronavirus, la Cartabia ha affermato che “è stato un periodo di domande e di ascolto. Come tutti, ho patito anche io un senso di impotenza e disorientamento di fronte a una realtà imprevista e drammatica, che ha provocato tanto dolore, tanti lutti e tanta solitudine”.
I “molti aspetti ancora non noti della malattia generano paura e insicurezza“, ma altresì che “i medici che ho incontrato mi hanno trasmesso subito un senso di fiducia“. E tutto ciò l’ha portata a riscoprire il il valore di quattro parole, durante il periodo di malattia.
“Mancanza, soprattutto degli incontri personali, a partire dai genitori anziani, le persone care o gli amici; essenzialità, grazie al gusto ritrovato per uno stile di vita più semplice; solidarietà, attraverso la scoperta di mille iniziative spontanee di sostegno alle situazioni di bisogno; creatività, nell’esplorazione di soluzioni alternative di fronte a una strada improvvisamente sbarrata”.
Valori significativi che ci danno un messaggio ben preciso, che “ci può aiutare affinché il dopo sia un nuovo inizio, non un semplice ritorno al punto di partenza”.
Giovanni Bernardi
Fonte: corriere.it
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