Il filosofo non credente Massimo Cacciari difende il Natale e da una lezione a tutti noi, sul perché ci si debba educare a ragionare sulle origini della storia umana che si fonda (nel nostro caso) con quella della Chiesa, sulla spiritualità che manca e a cui nessuno da l’importanza che merita.
“Il Natale dei panettoni, il Natale delle pubblicità, il Natale dei soldi. Il Natale oggi è una festina”. E come possiamo dargli torto? Facciamo fatica a trovare cristiani che sappiano parlare in modo adeguato del Natale, del suo significato più profondo. Nemmeno gli insegnati di religione o i sacerdoti, in molti casi, hanno saputo fronteggiare l’ondata dei “tiepidi” nella fede o degli islamici, che ci offrono un facile pretesto per sorvolare sull’argomento.
“Sono i cristiani i primi ad aver abolito il Natale”, dice ancora Massimo Cacciari. “E poi, io che non sono credente mi interrogo: c’è un simbolo che ha dato un contributo straordinario alla nostra storia, alla nostra civiltà, alla nostra sensibilità”.
“Il cristianesimo è una parte fondamentale del mio percorso, della mia vicenda, è qualcosa con cui mi confronto tutti i giorni”. “Non Dio che stabilisce una relazione con gli uomini, ma Dio che viene sulla terra attraverso Cristo. Vertiginoso”.
E, alla domanda se il suo discorso nasca dall’essersi avvicinato alla spiritualità cristiana, Massimo Cacciari risponde: “La ricerca a un certo punto si avvicina alla preghiera. Certo, il fedele è convinto che la sua preghiera sia ascoltata, il filosofo prega il nulla. Però resta stupefatto davanti al mistero. E lo assorbe, come ho fatto nel mio ultimo libro su Maria: Generare Dio. Pensi, una ragazzetta che è madre di Dio. Da non credere, anche per chi ci crede”.
E questo è molto di più di ciò che sa e propaga un cristiano medio/mediocre.
Antonella Sanicanti
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