Visto che si parla spesso di “unioni non tradizionali”, rinfreschiamoci le idee sul significato del matrimonio cristiano.
Il matrimonio è uno dei passi più importanti della nostra vita. Ci si sposa perché, e se, si sente il bisogno di condividere la vita con un’altra persona, avere dei figli e, così, costruire una famiglia tutta nostra, perpetuando la discendenza e sperimentando amorevolmente il ruolo genitoriale.
Tutte le parrocchie prevedono un corso prematrimoniale, che dovrebbe indagare a fondo sulla motivazione che porta a compiere quel passo e sulla convinzione di voler trascorrere il resto della vita con quella persona, che si sta per presentare all’altare, a Dio.
Il corso serve soprattutto per parlare delle basi, diritti e doveri, del matrimonio cristiano.
Dobbiamo ammettere, purtroppo, che molte coppie lo frequentano per obbligo, per ottenere il Sacramento e varcare la soglia della chiesa con l’abito bianco (o portare la sposa sotto braccio, nel caso dell’uomo).
Già, il matrimonio è uno dei Sacramenti e non si può riceverlo per motivazioni di circostanza.
Una coppia cristiana lo sarà per sempre, non solo fino al pranzo di nozze.
E’ coi principi cristiani che ci si amerà, da allora in poi, non solo con l’affetto dettato dalla passione iniziale, che, in quanto tale, sicuramente subirà delle modifiche, col passare del tempo.
E’ secondo lo spirito cristiano che si accoglieranno i figli (prima ancora le gravidanze) e si sceglierà di educarli.
Non manchino mai i momenti di confronto e di preghiera tra marito e moglie, di affidamento a Dio per affrontare, giorno dopo giorno, la vita insieme o per gestire le problematiche usuali: il rapporto con amici e i parenti, le bollette da pagare, le eredità da gestire, la scelta delle scuole o delle attività extrascolastiche … la gestione della sessualità o delle discussioni.
Suona strano che proprio in un periodo di estrema libertà, come il nostro, in cui ci si può conoscere senza intralcio alcuno, durante il fidanzamento, non si arrivi ad accettare il partner nella sua integralità e si ricorra al divorzio.
Quando l’ambiente circostante comincia a diventare troppo familiare (stesse mura domestiche per tutto il giorno, stessa camera da letto, stesso bagno), le abitudini e i gusti differenti dell’altro creano problemi insormontabili di convivenza.
Bisognerebbe semplicemente ri-creare sincronia, non mandare all’aria un’unione o generare la guerra dei Roses. L’amore vero, quello che accoglie l’altro “così com’è”, supporta e sopporta.
Ben si comprende che la società attuale, che ci bombarda con le notizie di unioni affatto tradizionali, affatto cristiane, devii i nostri valori, la nostra visione delle cose e ci induca a pensare che anche un matrimonio sia un semplice contratto tra le parti e che, in quanto tale, può essere rescisso (da una delle parti in causa).
Non sia così per noi cristiano, che abbiamo a modello la Famiglia di Nazareth, quale esempio di amore vicendevole ed eterno.
Antonella Sanicanti
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