La terribile tragedia ambientale che si è verificata nelle incantevoli Isole Mauritius dovrebbe mettere in allerta l’umanità.
L’uomo, purtroppo, pare che stia sempre di più trasformando in discarica il giardino di Dio, che gli è stato consegnato per custodirlo e conservarlo. Per questo c’è un forte bisogno di “risvegliare la coscienza ecologica”, come affermato dal Cardinale Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, nelle Isole Mauritius.
Da due settimane infatti il Paese insulare dell’Africa sud-orientale vive con grande tensione l’arenamento della nave giapponese MV Wakashio, tuttora incagliata nella zona protetta di Pointe d’Esny, vicina al parco marino di Blue Bay. Peraltro, anche questo un delicato ecosistema a rischio.
La nave, con a bordo 3.800 tonnellate di carburante e 200 di diesel, ha riversato in mare più di mille tonnellate di petrolio. Il premier Pravind Jugnauth ha dovuto dichiarare lo “stato di emergenza ambientale”. Per questo il vescovo ha richiamato il ruolo fondamentale della società civile di fronte a questo genere di disastri.
Si tratta perciò di un appello del religioso di fronte a una realtà terribile a una presa d’atto, che possa risvegliare la società civile e animarla di “una buona coscienza ecologica“. “Un tale risveglio ci ricorda quanto sia vitale il ruolo della società civile in un Paese e come esso debba essere preso in considerazione dai leader economici e politici”, ha spiegato il cardinale.
Quanto accaduto ha infatti segnato il cuore di molti che hanno seguito la vicenda, tra cui lo stesso porporato, che si è detto commosso dalla tragedia, e soprattutto dalle numerose conseguenze che ciò sta arrecando alla popolazione locale. Difficoltà di tipo ambientale, sociale, economico e lavorativo.
“Molte famiglie sono afflitte da un persistente odore pestilenziale mentre i pescatori e tutti coloro che si guadagnano da vivere con il mare sono in gravi difficoltà“, ha spiegato il vescovo. Tuttavia, in questa situazione di grande dolore, c’è bisogno di risollevare la testa per guardare in alto, al cielo, alla speranza che viene da Cristo, l’unica capace di infondere ottimismo nell’uomo.
Non a caso le numerose iniziative di solidarietà che il vescovo registra mostra che ripartire è possibile. La cittadinanza infatti si è subito mossa per “salvare ciò che ancora si può salvare”, ha spiegato il vescovo. Che ha ringraziato “tutti coloro che hanno portato e continuano a portare avanti” queste attività solidali “con ammirevole perseveranza”.
C’è addirittura chi si è mobilitato per provare a tamponare la diffusione dell’inquinamento dovuto al petrolio con ciò che si ha. Calze, calzini, stoffe, paglia, canna da zucchero per tamponare e per assorbire gli idrocarburi.
Sono però prima di tutti i giovani a doversi prendere in carico le sorti del Paese. Il vescovo li ha infatti invitati a “non esitare ad per il bene del loro Paese”, dando il loro supporto e aiuto per sostenere la causa ambientale.
Al primo posto di questo slancio dovrebbe infatti esserci la consapevolezza verso la necessità di cura del Creato che il Nostro Signore ci ha affidato come il dono più bello, insieme a quello della propria vita. Il gesuita padre George Cheung, che opera alle Mauritius, ai microfoni dei media vaticani ha spiegato che purtroppo, molto probabilmente, la tragedia “non è ancora finita”.
“I pesci sono stati colpiti e le spiagge sono minacciate. Siamo in pieno inverno e c’è un forte vento da sud che spinge gli idrocarburi che fuoriescono verso l’isola e minaccia le coste, la scogliera, la fauna e la flora dell’oceano”, ha raccontato il gesuita.
Il problema, purtroppo, riguarda le attività economiche dell’isola mauriziana, dipendenti in prevalenza dalle attività marittime. Tutto ciò implica quindi grandi difficoltà per i lavoratori dell’isola. Pescatori, personale alberghiero, marinai, lavoratori del mare. C’è bisogno, sotto tanti aspetti, di risolvere al più presto la terribile situazione che si è venuta a creare.
Preghiamo il Signore perché dia al popolo delle Isole Mauritius la forza di rialzare la testa e di affrontare il dramma nella maniera migliore possibile, affinché il Creato possa nuovamente risplendere, come un tempo, e l’umanità possa adempiere alla volontà del Signore.
Giovanni Bernardi
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