La notizia che l’ospedale San Camillo di Roma ha bandito un concorso per l’assunzione di due medici abortisti ha suscitato lo scalpore di tutta la comunità medica. Persino l’ordine dei medici di Roma è intervenuto duramente sul provvedimento con una nota ufficiale in cui è scritto: “Prevedere un concorso soltanto per non obiettori di coscienza ha il significato di discriminazione di chi esercita un diritto sancito dalla bioetica e dalla deontologia medica”.
Sembra dunque che in Italia sia sempre più difficile trovare un medico disposto a praticare un aborto, ma com’è possibile una cosa simile se da sempre si sostiene che l’aborto sia una conquista per la civiltà? Interessante in questo senso le parole del dottor Michele Mariano, unico medico abortista della provincia di Campobasso, costretto ogni anno a sopprimere 400 nascituri.
Il medico parla di una necessità etica, ma anche di un peso che con il passare del tempo si fa sempre più insopportabile: “Faccio 400 aborti l’anno, sono l’ultimo ginecologo non obiettore rimasto in tutto il Molise. Ma questo mestiere io l’avevo scelto per far venire al mondo i figli, non per eliminarli”. La domanda che ci si pone dopo un’affermazione del genere è: per quale motivo continua questa pratica barbara nonostante la consapevolezza che si sta togliendo una vita?
Il dottor Mariano non si nasconde dietro la solita scusa del feto, dice infatti che non bisogna negare che si si trova di fronte alla soppressione di una vita umana, ma anche che il suo lavoro, per quanto duro, è significativo per tutte quelle donne che altrimenti si rifugerebbero in un aborto clandestino: “Non voglio che le donne tornino all’aborto clandestino e muoiano nelle mani di chissà quali macellai. Questo non vuol dire che quando sopprimo una vita sono contento”.
Ciò nonostante, il medico le prova tutte per far riflettere le donne in dubbio e solo in caso di volontà ferrea procede con l’aborto: “Sapete qual è la mia più grande soddisfazione? Quando una donna sceglie di tenerlo il bambino. Quando lo fa nascere”. Se anche i medici abortisti parlano di uccisione, soppressione di una vita, se anche loro preferirebbero non farlo, come si può considerare l’aborto una conquista per l’umanità?